Obama o Morte
 







riceviamo e pubblichiamo




Domani l’America va a votare, ed è ovviamente un evento atteso in tutto il mondo. Ho un’opinione tutta mia sulle elezioni statunitensi, che coincide con una speranza di fine dell’unilateralismo. Ma non solo. Credo di avere il dovere di dirla qui, sul blog che reca il mio nome.
Se vince McCain, la triste storia della gendarmeria mondiale continua.
Immaginiamo già la Palin in giro per il mondo a sparare cannonate contro chiunque rifiuti l’unicità di pensiero.
Se vince Obama, è una rivoluzione, E non per il colore della pelle, come sciaguratamente disse l’attuale presidente della Camera qualche mese prima delle elezioni politiche, ma per la portata rivoluzionaria di idee che faticano a farsi strada nel mondo contaminato dalla smania privatizzatrice.
Provino a leggere, i cantori italiani di George W. Bush, i discorsi pronunciati da questo senatore di colore proveniente dall’Illinois e affermatosi grazie alla potenza comunicativa dellarete.
Non ricorda certo politici di questa Italia un presidente che afferma che “il governo deve lavorare per noi, non contro di noi. Deve garantire le opportunità non solo ai più ricchi e influenti, ma a tutti gli americani che hanno voglia di lavorare”.
E cambiamento, secondo Barack, vuol dire che prima di quelli abituati a privatizzare i profitti e a socializzare le perdite, vengono quelli della spina dorsale: “Un sistema fiscale che non premi i lobbisti che hanno contribuito a farlo approvare, ma i lavoratori americani e le piccole imprese. Il mio programma prevede tagli fiscali del 95% a beneficio delle famiglie dei lavoratori. In questa situazione economica l’ultima cosa da fare è aumentare le tasse che colpiscono il ceto medio. E per l’economia, per la sicurezza e per il futuro del pianeta prendo un impegno preciso: entro dieci anni sarà finita la nostra dipendenza dal petrolio del Medio Oriente. Da presidente sfrutterò le nostre riserve di gas naturale, investirò nelcarbone pulito e nel nucleare sicuro. Inoltre investirò 150 miliardi di dollari in dieci anni sulle fonti energetiche rinnovabili: energia eolica, energia solare, biocombustibili”.
Sistemati i profeti delle rottamazioni nazionali, c’è spazio per politiche sociali, da segnalare all’Italia che individua gli studenti e gli insegnanti come nemici e i malati come un costo: ”È giunto il momento di tenere fede all’obbligo morale di garantire una istruzione adeguata a tutti i bambini. Assumerò un esercito di nuovi insegnanti pagandoli meglio e appoggiandoli nel loro lavoro. È giunto il momento di garantire l’assistenza sanitaria a tutti gli americani. È giunto il momento di garantire ai lavoratori il congedo per malattia retribuito, perché in America nessuno dovrebbe scegliere tra mantenere il lavoro o prendersi cura di un figlio o di un genitore ammalato”.
Presidente Fini, è il colore delle idee quello che conta, almeno in America, e non quello della pelle…
Lo dica a Tremonti,Brunetta, Gelmini e compagnia…
Francesco Storace http://www.storace.it









   
 



 
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