CRISI, PRIMO SI’ CAMERA AL PIANO OBAMA
 







di Emanuele Riccardi




Primo sì della Camera Usa, in serata, al piano di stimolo dell’economia, senza appoggio bipartisan. Ma il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, rimane convinto che il piano di rilancio economico da lui proposto, di un valore di almeno 825 miliardi di dollari, verrà varato, rapidamente, nelle prossime settimane ottenendo un ampio appoggio bipartisan in seno al Congresso. Almeno per il momento, l’ottimismo di Obama è stato smentito dai fatti: il voto è stato favorevole - 244 contro 188 - ma la maggior parte dei repubblicani ha votato contro. In una dichiarazione diffusa poco dopo il voto alla Camera, Obama ha auspicato una rapida approvazione anche da parte del Senato, lasciando intendere di essere pronto a nuove concessioni. "Non possiamo permetterci di perdere tempo - ha detto il presidente - lasciando che le dispute ideologiche blocchino il nostro cammino". Le parole del capogruppo repubblicano alla Camera John Boehner, secondo cui "i mieicompagni di partito pronti ad approvare il piano sono molto pochi", sono state quindi confermate. Il suo collega John Pence dell’Indiana aveva riassunto con una frase ad effetto come la vedono la maggioranza dei repubblicani: "i democratici non stimoleranno nulla se non una presenza maggiore del governo e un debito sempre grande".
Al Senato, le discussioni dovrebbero iniziare lunedì. Visto che ci saranno emendamenti, il testo tornerà poi alla Camera, perché i testi approvati nei due rami del Congresso devono essere identici. Obama spera di firmare la legge entro metà febbraio. Ieri, dopo avere ricevuto alla Casa Bianca 14 grandi imprenditori, tra cui Eric Schmidt di Google e Sam Palmisano della Ibm, Obama aveva detto sperare che il programma di stimolo verrà "varato nelle prossime settimane". All’inizio dell’incontro il presidente si era detto convinto che comunque andranno le cose il pacchetto otterrà l’ok del Congresso, perché tutti sono convinti e consapevoli ormai che occorrefare in fretta, visti i licenziamenti ormai quasi quotidiani. Ad Obama ha fatto eco il suo portavoce Robert Gibbs, ricordando che l’obiettivo è di creare (e salvaguardare) 3/4 milioni di posti di lavoro e che oggi la Camera "fa un importante primo passo verso il rilancio, verso una economia che riprende a muoversi". Il neo segretario al Tesoro Thimothy Geitner ha dal canto suo confermato che ci sarà la massima trasparenza, con la possibilità di verificare passo a passo, sul web, come sono stati spesi i fondi.
Lunedì, con una mossa inedita, Obama si era recato al Congresso per fare pressioni sui repubblicani, e spiegar loro quali concessioni è disposto a fare. Il presidente ha chiesto ai leader, sia democratici sia repubblicani, di Camera e Senato, di recarsi a fine giornata alla Casa Bianca, per fare il punto della situazione, dopo il voto alla Camera. Attualmente il piano di stimolo ha un valore complessivo di 825 miliardi, due terzi dei quali consistono in investimenti, un terzoin sgravi fiscale: una percentuale insufficiente agli occhi dei repubblicani. Obama ha già accettato una serie di concessioni, ultima delle quali la soppressione della ’Alternativa Minimum Tax’, una imposta forfettaria creata per penalizzare i più ricchi ma che con l’inflazione grava in realtà sulla classe media. Se ne occuperà il Senato. Secondo il Wall Street Journal il costo del piano di stimolo rischia di lievitare ancora, superando i 900 miliardi. Miliardi che andrebbero ad aggiungersi ai 700 già varati per le banche. E’ una somma che a sua volta potrebbe crescere, avvicinandosi ai mille miliardi, se verrà creata una nuova banca pubblica per gli asset ’tossici’. A titolo di paragone, i costi fino ad oggi della guerra in Iraq sono stimati in circa 700 miliardi di dollari. Ansa









   
 



 
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