Una volta Rupert Murdoch e Silvio Berlusconi erano amici e alleati. Ora in nome del business e della concorrenza con Sky il presidente del consiglio, allargando a dismisura il suo endemico conflitto d’interesse, sta cucinando per l’ex amico australiano un piattino indigesto che aprirà in Italia la più feroce guerra mediatica degli ultimi decenni. Una guerra satellitare che modificherà sensibilmente gli assetti e gli equilibri di potere in Italia e che segnerà il passaggio dal duopolio all’integrazione totale tra Rai e Mediaset. L’origine della battaglia satellitare si chiama Tivù Sat srl, la società nata il 24 settembre del 2008 a Roma, che gestirà a partire da giugno 2009 la nuova piattaforma satellitare per promuovere il digitale terrestre e combattere il colosso Sky sul suo terreno. Tivù Sat sarà controllata per il 48% dalla Rai, per il 48% da Rti controllata a sua volta da Fininvest e per il 4% da Telecom, il cui azionariato è attualmentecomposto dal gotha del capitalismo italiano. La società non si presenta in alternativa a Sky, non sarà a pagamento, ma tenterà di corrodere il monopolio di Sky sul satellite, attraverso una serie di passaggi che prevedono tra l’altro l’uscita da Sky della stessa Rai. Al di là degli aspetti tecnici, che potrebbero essere rivisti nel corso delle trattative triangolari che si metterano in moto tra Rai, Sky e Mediaset, quello che conta sul piano simbolico oltre che reale è l’inedita quanto clamorosa alleanza politico-mediatica che si sta celebrando in Tivù Sat tra il governo italiano attraverso il Tesoro che controlla la Rai e il gruppo Mediaset. E’ la prima volta che l’impero del presidente del consiglio stringe un’alleanza societaria con la Rai. Anche in fase di duopolio, tra Rai e Mediaset c’era un margine sia pure ristretto di competizione. Ora il duopolio si è trasformato in un moloch granitico e inviolabile. La composizione azionaria di Tivù Sat è tanto più clamorosa se si pensaal fatto semplice ma incontrovertibile che il presidente del consiglio si troverà a gestire il 48% attraverso il Tesoro in veste di capo del governo e il 48% in veste di azionista di maggioranza di Mediaset. Il conflitto d’interesse da endemico diventa iperbolico. In nome della guerra a Murdoch nasce in Italia un super potere politico mediatico che non ha precedenti. E’ vero che in Gran Bretagna esiste una società simile che coniuga televisione pubblica e privata per gestire la tv satellitare ma lì il capo del governo non è anche il proprietario delle principali emittenti private. In Italia sì. Ed è proprio questa anomalia che rende clamorosa e politicamente insidiosa tutta l’operazione messa in moto con Tivù Sat. C’è chi dice che Silvio Berlusconi farebbe tutto ciò per trovare un paracadute alla crisi incipiente del suo impero televisivo, corroso dalla devastante stagnazione del mercato pubblicitario. Se così fosse sarebbe ancora più grave. Negli ambienti Mediaset nessuno deigrandi capi è disposto a parlare della questione ma c’è qualcuno che è disposto a spiegarti qual è la logica che muove il gruppo. «Che l’analogico vada a sostituire il digitale entro il 2012 è già stato deciso. Il problema è che né l’analogico né il digitale - ammette il nostro interlocutore- riescono a raggiungere il 100% della popolazione. Si raggiunge al massimo il 95%. E poi la forza di Sky è tale che la gente comincia a pensare che per vedere i canali gratuiti sia necessario abbonarsi a Sky. Ecco perchè è nata la necessità di fondare Tivù Sat. Non sarà una piattaforma alternativa a Sky, non si tratta infatti di una nuova Pay Tv, perchè sarà gratuita, ma consentirà a quel 5% degli italiani che non sono raggiunti dal digitale terrestre e dall’analogico di non dover pagare canali che sono a disposizione gratis. Le sembra poco?». Ma questo dovrebbe prevedere un’uscita della Rai dalla piattaforma Sky. «No, non è così. Più semplicemente quando il telespettatore digiterà il canale 101 suSky a differenza di oggi non troverà più Rai 1 e quando digiterà il canale 105 sempre su Sky non troverà più canale 5. Sulla Rai ci potrà arrivare o con il normale telecomando o grazie alla nuova piattaforma satellitare che fornirà gratuitamente agli utenti un ingresso sui canali Rai-Mediaset-La7». In Mediaset, ovviamente, non vogliono neanche sentire parlare di conflitti d’interesse del presidente del consiglio. I tecnici ti ricordano che nei paesi anglosassoni l’alleanza societaria mediatica pubblico-privato è roba vecchia. Quando gli contestiamo che negli altri paesi il capo del governo non è al tempo stesso il capo delle tv private, alzano le mani e ti rinviano alle sedi politiche. E forse è giusto che sia così. In effetti la nascita di Tivù Sat ha certamente una valenza industriale ma nasconde nelle sue pieghe tutti i paradossi del nostro sistema nell’era di Silvio Berlusconi. In Gran Bretagna a nessuno verrebbe in mente di contestare la società che vede assieme Bbc eemittenti private, ma loro mica ce l’hanno il cavalier Silvio Berlusconi. de Il Manifesto
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