Critica musicale, miserie e splendori

 







di Rosario Ruggiero




Esiste opera umana che si possa dire frutto esclusivamente di un singolo uomo? Per quanto essa possa apparire fortemente individuale, non è sempre anche risultato della storia, cioè della società e delle esperienze materiali che hanno influito sull’autore, e quindi anche di tutti quanti hanno fatto l’esistenza di quell’uomo? Una musica, ad esempio, è il prodotto di individuale creatività, ma pure di quanti hanno contribuito alla definizione ultima della tecnica adottata, di quanti hanno progettato e di quanti hanno realizzato il mondo materiale, spirituale, psicologico, filosofico e più ampiamente culturale del musicista, fino così a giungere al primo uomo apparso sulla terra ed anche prima. Questo perché l’opera d’arte è il risultato di una individualità, non di un individuo, è elaborazione soggettiva dell’incidenza del resto del mondo su una singola persona, non il risultato di una creazione dal nulla, capacità quest’ultima che resta ancoraesclusivo privilegio divino. Come avrebbe potuto comporre Beethoven la sua nona sinfonia, almeno come noi la conosciamo, se non avesse già trovato esistere i violini, i timpani e tanti altri strumenti musicali, se non avesse trovato già opportunamente evoluta la loro tecnica esecutiva, e la scienza dell’armonia, e la tecnica del contrappunto, ed i valori filosofici e civili che permeavano la sua epoca, e tante altre cose presenti ai suoi tempi?
La creazione artistica, ma a ben vedere ogni atto creativo umano, è quindi, in sostanza, un immenso lavoro collettivo, una chiara espressione di tutta l’umanità e di tutta la storia del mondo, dove ognuno, ed ogni cosa, ha la sua responsabilità. E da questa responsabilità, specialmente nell’opera d’arte, non sono certo esenti i critici. L’artista autentico, infatti, si avvicina all’arte con umiltà, affascinato ma al tempo stesso desideroso di coglierne e comprenderne le più recondite quintessenze ed evolvere nella ricerca infinita dirisultati sempre più fini. Altrimenti non fa arte, ma solo lo sfogo dilettantistico di un’anima che cerca qualche conforto. Il critico, allora, può divenire un prezioso mentore del migliore artista, come ovviamente deve essere anche il pubblico. Enorme la sua responsabilità, grande ed importante quanto è grande ed importante l’arte. Ma chi è il vero critico d’arte? Quali sono le sue virtù?
Innanzitutto ognuno di noi è uno spirito critico, purché possa compiere opportuna comparazione. Non esiste infatti il caldo senza il freddo, né l’alto senza il basso, ciò che è largo senza ciò che è stretto, il dolce senza l’amaro. Tutti i termini appena contrapposti sono giudizi, e tutti nascono per comparazione. Ciascuno quindi sa percepirli ed attribuirli se ha opportuni confronti. D’altronde chi saprebbe dire se un marziano è alto o basso, grasso o magro, veloce o lento, se fosse l’unico abitante di Marte che avesse mai visto? Ma sottoponete alla sguardo di quell’ipotetico osservatore unapopolazione media di marziani e si saprà pronunciare correttamente.
Il critico musicale è quindi una persona con un’ opportuna esperienza di ascolti dello stesso brano di musica in differenti esecuzioni, sì da poter esprimere consapevole giudizio sull’interpretazione, ed opportuni ascolti musicali in genere, sì da potersi esprimere sull’efficacia di un compositore. Tutto ciò ne fa un sapiente ascoltatore. Ma avrà anche una certa cultura, specificamente musicale e più ampiamente intesa, sì da rendere più fine il suo ascolto e più prezioso il suo commento, giacché la resa della musica è sì il frutto spontaneo dei suoni uditi, ma sicuramente non potrà che giovarsi di ogni più ampia comprensione intellettuale. Questo fa del critico musicale un capace interlocutore d’arte. Infine il vero critico d’arte avrà purezza di intenzioni, e questo ne fa persona utile. Se non c’è confronto non c’è giudizio; se non c’è cultura non c’è ampliamento di orizzonti che arricchisce il pubblico; se nonc’è buona fede non c’è giudizio proficuo ma arbitrario esercizio di potere, e come nella pittura croste possono venire contrabbandate per capolavori, così nella musica miseri rumori possono venire illecitamente nobilitati a suoni celestiali.
Immaginate, insomma, di entrare in una immensa, sontuosa casa sconosciuta, ricca di stanze, corridoi, scale, porte e quanto più. Un vero labirinto. Vi sentite spaesati, affascinati ed intimoriti ad un tempo. Ed immaginate di trovare una persona che conosca l’enorme appartamento e vi si offra come guida. Se questa guida vorrà il vostro interesse, vi illustrerà correttamente le stanze, con tutto quanto possono offrire, ed i servizi, e vi renderà, così, liberi, autonomi, in grado di godere consapevolmente dell’edificio. Ma se la guida mirerà solo al proprio interesse, allora si esprimerà con vaghezza, sarà fumosa, anche mendace, con il risultato di avervi sempre al suo seguito ed ai suoi voleri, che potranno avere anche fini tristementecommerciali. Come quella casa è il mondo dell’arte, come quelle guide possono essere i critici. In conclusione però, qualunque sia il tipo di persona che si esprima, non vada mai dimenticato, e la storia di ogni disciplina umana, artistica o scientifica, lo dimostra ampiamente, che nessun uomo immune da presunzione può sostenere con sicurezza assoluta di affermare verità incontrovertibili, giacché anche queste sono esclusivo appannaggio divino. Ma ogni affermazione umana è sicuramente provocazione intellettuale ed invito all’esercizio dell’attenzione e della critica, e come tale vada sempre presa, anche, e forse soprattutto, quando queste affermazioni compongono, seppur nella migliore buona fede possibile, un piccolo saggio di critica ai critici d’arte.          









   
 



 
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