La maggioranza fa quadrato intorno a Silvio Berlusconi chiamato in causa nella bufera dell’inchiesta di Bari su ragazze-squillo e feste vip. L’opposizione invece incalza il presidente del Consiglio: dimostri di non essere "ricattabile", "chiarisca davvero o se ne vada", dice Rosy Bindi, del Pd. Intanto, al Cavaliere arrivano segnali anche dai due principali alleati, Umberto Bossi e Gianfranco Fini, che lo invitano, pur se con prudenza e con toni diversi, a cambiare atteggiamento. Berlusconi, però, tira dritto. Nel corso del tavolo a Palazzo Chigi sulla Fiat, tranquillizza i presenti: "Il governo é stabile, non date retta ai rumors, tra Draghi e Tremonti c’é piena collaborazione". Insomma, le ipotesi di governissimi o esecutivi tecnici sono invenzioni. A tre giorni dalle amministrative, Bossi tiene fede al patto sottoscritto con il Cavaliere. Attacca la sinistra, affermando che le accuse al Cavaliere di aver "favorito la prostituzione" dimostranocome questo Paese sia una "vergogna". Ma non risparmia un monito indiretto: "Se i dirigenti di partito fanno la bella vita, la base li abbandona", dice, ricordando poi che i politici, sono "privilegiati" e devono dare "l’esempio". Il presidente della Camera, invece, si tiene alla larga dalla vicenda giudiziaria e personale del Cavaliere. Ma un passaggio del suo intervento, in apertura di un convegno sulla Costituzione, calza a pennello con le vicende di questi giorni. Dopo aver puntato l’indice contro la "delegittimazione reciproca tra avversari politici", Fini si affida al romanzo di Dino Buzzati ’Il deserto dei Tartari’ per stigmatizzare la tendenza della politica italiana a "paventare l’aggressione di chissà quale nemico, interno o esterno". Come a respingere l’idea di ’complotti’. Anche Giuliano Ferrara, ex ministro del primo governo Berlusconi, chiede un cambio di rotta al Cavaliere, criticandolo sul ’Foglio’ per la "licenziosità" dei suoi comportamenti e per una autodifesa"risibile". Per il resto, però, dal centrodestro è un coro in difesa di Berlusconi. A cominciare dalle donne del Pdl: dal ministro Stefania Prestigiacomo, che parla di "ennesimo fango" sul premier, a Barbara Saltamartini, che denuncia "l’imbarbarimento di un’opposizione allo sbando". Anche Ignazio La Russa scende in campo per difendere il Cavaliere parlando di "accuse calunniose" e di violazione del diritto alla privacy. Torna a puntare l’indice su Massimo D’Alema, invece, Raffaele Fitto, uomo forte del Pdl in Puglia. A Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia di Lecce, eletto con il Pd - che ha fatto notare come l’inchiesta barese fosse "stranota" al Pdl e in particolare proprio a Fitto, che la "tifava" - il ministro degli Affari Regionali replica a muso duro, affermando che "troppe coincidenze" proverebbero come dietro la vicenda barese ci sia "un disegno ben orchestrato dalla sinistra". Nel farlo, Fitto chiama in causa nuovamente D’Alema e le sue parole su possibili nuove"scosse" per il governo. Al complotto si richiama anche Denis Verdini che accusa il Pd di fare una politica "immorale". Anche Niccolò Ghedini, legale del premier, nel sottolineare che per Berlusconi non ci saranno conseguenze dall’inchiesta sostiene che gli unici "contraccolpi" li avrà proprio D’Alema. Accuse che l’ex presidente del Consiglio rimanda al mittente: "Non ho mai preannunciato vicende giudiziarie", dice, sottolineando che "questo governo si sta dimostrando politicamente incredibilmente inefficace". Il centrosinistra, con Nicola Latorre, continua a chiedere al presidente del Consiglio di chiarire quanto avvenuto, pena la "perdità di credibilità" del Paese. Mentre l’Italia dei Valori, per bocca del leader Antonio Di Pietro, accusa il premier di essere "debole e ricattabile". Infine, dall’estero, un nuovo editoriale del settimanale inglese ’The Economist’ critica il Cavaliere, accusandolo di fare una "campagna contro i media stranieri".Ansa
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