La storia dell’umanità è costellata di individui che si sono distinti nelle arti, nelle scienze o nella filosofia raggiungendo traguardi così elevati da essere poi fregiati del titolo di geni. Ma è stata proprio tutta farina del loro sacco o le contingenze hanno voluto favorevolmente convergere nella vita di quei particolari individui permettendo così loro di illuminare il mondo? Insomma un capolavoro, specialmente un capolavoro così soggettivo come è quello artistico, è il frutto di un uomo che fa la storia o è il frutto della storia che ha fatto quell’uomo? Quanto Mozart, Beethoven, Michelangelo, Leopardi devono a ciò che era dentro di loro e quanto devono a ciò che è stato intorno a loro? Innumerevoli precetti religiosi ed approcci etici, politici, sociali e filosofici partono dalla considerazione che gli uomini sono profondamente tutti uguali. Come spiegare, allora, tanta diversità di inclinazioni, di comportamenti, di risultati? Unaspiegazione è possibile. L’evidente diversità tra gli uomini sta, paradossalmente, proprio nel fatto che sono tutti uguali. Per comprendere questo concetto basterà una semplice analogia. Nulla può garantire maggiormente la diversità di altezza raggiunta da tanti oggetti, ma anche uomini, posti su un terreno totalmente irregolare se non il fatto che tutti quegli oggetti, o quegli uomini, siano della identica altezza. Uno sarà capitato in un avvallamento, l’altro su un rilievo e, proprio perché della stessa altezza, raggiungeranno altezze diverse. Similmente, nella vita nessun momento e nessun luogo è identico in tutto e per tutto ad un altro e, giacché ogni uomo occupa momento per momento un luogo e vive una situazione mai assolutamente identica a quella degli altri, proprio perché uguale agli altri uomini avrà comportamenti e reazioni differenti. Insomma l’umanità finisce col rivelarsi come un insieme di tante espressioni matematiche esatte. Ogni individuo è una singola espressione, magiacché ha lettere, numeri, segni e loro disposizione diversi, darà risultato diverso dalle altre, mentre l’essenza profonda dell’uomo si dimostra come la matematica, alla base dell’esistenza di ogni singola espressione e rigorosamente uguale per tutte. Cosa sarebbe stato Mozart senza un padre musicista ed ambizioso, senza una tecnica compositiva evoluta come era nel Settecento, senza l’esistenza o la conoscenza degli strumenti musicali, senza il suo patrimonio fisico, intellettivo e soprattutto genetico, che non si era certo fatto da solo se è vero che ogni persona nasce per il dono di altre due? E cosa sarebbe stato senza il suo bagaglio emozionale e caratteriale stimolato certo anche dalle sue esperienze umane ed affettive? E senza i suoi viaggi e tutte le sue altre sollecitazioni intellettive e culturali? Se la prima astronave che ha toccato il suolo lunare è stata statunitense e non congolese, e se quell’impresa si è potuta compiere nel XX secolo e non prima, ci sarà pure unmotivo! Non conosco programmatori informatici del III secolo avanti Cristo, né geniali registi cinematografici, fotografi o pianisti del Rinascimento seppure a quei tempi maestri nelle arti legate alle immagini certo non mancavano, né i musicisti. E non conosco muscoli, per quanto grossi, che nell’inattività non si atrofizzino. Ma se un uomo è allora solo la storia di ciò che gli è successo, dove sta la sua individualità? Il suo essere unico ed inimitabile? Starà tutto proprio nella sua storia. Quella sì che è profondamente individuale! Le esperienze ed il patrimonio fisico e genetico, che sono diversi per ognuno di noi, ci plasmano così come le dita dei vari artisti plasmano diversamente la creta, che è però sempre la stessa, ed ogni persona è infine null’altro che perfetta immagine di ogni altra, solo vista da angolazione diversa. Così la storia forma i singoli, ma solo tutti i singoli uniti insieme, e senza alcuna esclusione, potranno formare l’immagine completa edefinitiva dell’Uomo.
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