Far cadere il governo? Sì, si puo’ Un profluvio di polemiche sta coinvolgendo il Governo e il suo Presidente. Non più solo l’ordinario scontro tra maggioranza e opposizione, che rappresenta l’essenza e il valore della democrazia, ma anche il più insolito giudizio sulle questioni etiche e morali, che rivelano una sintomatica distanza tra il perbenismo politico e i comportamenti personali; poi una forte tensione tra Governo e Vaticano, i cui rapporti in Italia non hanno mai trovato un equilibrio, ma che ora appaiono del tutto falsati rischiando la resa dello Stato laico. Potremmo proseguire ricordando l’anomalia italiana che vede un’opposizione che è svolta con energico piglio polemico dall’interno della stessa maggioranza (il Presidente della Camera in primo luogo, ma - a tempi alterni - anche la Lega) e che a volte pare essere ben più incisiva di quella parlamentare. Lo scontro con le istituzioni investe sempre più spesso i temicostituzionali, il che sovraespone con preoccupante frequenza e senza rete il Presidente Napolitano. Si respira un’aria di fine regime, si scommette sulle possibilità dell’attuale Presidente del Consiglio di mantenere il sorriso e con esso la carica che ricopre in modo certamente legittimo (ci ricorda costantemente ciò che nessuno di noi ha mai dimenticato: che egli ha vinto le elezioni), ma che non per ciò può essergli garantita a vita e a scapito di ogni avvenimento. Ed è nella fisiologia della democrazia porre termine ai mandati che si rivelano inadeguati. La nostra vilipesa Costituzione stabilisce regole ferme e che nessuna maggioranza politica può disattendere. E’ il caso di ricordarle, per non cadere nella confusione del momento e nella demagogia diffusa che caratterizza la discussione pubblica. Nulla impedisce dunque a una maggioranza politica di essere sostituita nel corso di una legislatura. Il cosiddetto "governo di legislatura" può essere una legittima aspirazione distabilità politica, ma per nostra fortuna la Costituzione italiana prevede che sia il Parlamento e non altri a dare o negare la fiducia al Governo. Questo potere può essere esercitato in ogni momento, non solo dopo le elezioni, ma anche - e direi soprattutto - durante lo svolgimento del mandato. E’ nella necessità di conservare la fiducia della Camere da parte del Governo che si radica la nostra più impegnativa forma di democrazia. In fondo l’abuso delle "richieste di fiducia" è lì a dimostrarlo: che bisogno ci sarebbe di "strappare" ogni volta il consenso del Parlamento se di questo si potesse fare in qualche caso a meno? La ragione di questo necessario e costante controllo del Parlamento sull’operato del Governo, di questo potere di vita e di morte che la Costituzione assegna all’organo della rappresentanza popolare sull’esecutivo appare anch’essa evidente, oltre che del tutto opportuna. Nel caso in cui un Governo, che pure ha ottenuto inizialmente la fiducia in base a un programma,si rivelasse non in grado di realizzare il proprio indirizzo politico ovvero deviasse, deludesse le aspettative, ingannasse gli elettori, venisse ad occuparsi d’altro, precipitasse in una crisi non originariamente prevista, rivelandosi pertanto inadeguato a rappresentare la maggioranza che ha vinto le elezioni, il Parlamento potrebbe legittimamente rimuoverlo. Sulla base di un libero giudizio politico. Di più: a garanzia della libertà del Parlamento la nostra Costituzione stabilisce il diritto di ciascun membro delle Camere di svolgere le proprie funzioni (e in primo luogo la specifica funzione di conferire o meno la fiducia ai Governi) "senza vincolo di mandato", dunque anche in dissenso rispetto alla propria parte politica o partitica. Se, infine, al Presidente della Repubblica è assegnato il potere di sciogliere anticipatamente le Camere o anche una sola di esse (oltre a quello di nominare il Presidente del Consiglio e il Governo), è evidente che la possibilità di un’interruzionedella vita di un Governo legittimamente al potere rientra nella natura delle cose. Così vuole la nostra Costituzione repubblicana per limitare l’arroganza del potere e delle maggioranze. E’ la volontà e la responsabilità dei parlamentari a sostenere o a far cadere i governi. Ed è questo il punto dove oggi ci troviamo. Qual è il sostegno politico che ciascun parlamentare può ancora dare a questo Governo? Si tratta di sapere se il Parlamento italiano (la sua maggioranza) ritiene ancora di potersi far rappresentare dal Governo Berlusconi: ancora oggi, dopo le ultime turbolenti vicende, non ieri, dopo le vittoriose elezioni. Possibile che al di là delle stesse contrapposizioni all’interno del Parlamento non ci sia un moto d’orgoglio che ponga fine ad una situazione sempre più deteriorata e che ormai molti, nella stessa maggioranza, tra le forze sociali e culturali del Paese, all’interno degli stessi cosiddetti "poteri forti", ritengono non più sopportabile? Può anche impressionare - perdirla tutta - che in tutto ciò le forze d’opposizione non possano che giocare di rimessa. Ma ciò non può impedire di sostenere con forza le ragioni della nostra "democrazia parlamentare", richiamando i nostri singoli rappresentanti alle proprie responsabilità e le Camere ai loro doveri istituzionali. Gaetano Azzariti
Anm: -Il cavaliere delegittima l’antimafia- -Indignazione- per le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rese martedì alla Fiera di Milano. È quanto esprime la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati, osservando, in un documento, che «ancora una volta l’onorevole Berlusconi definisce folli i magistrati che hanno come unica responsabilità quella di esercitare le loro funzioni al servizio del Paese, senza condizionamenti». Per il sindacato delle toghe, «è del tutto inaccettabile che il Capo del Governo affermi che imagistrati impegnati in indagini difficilissime su fatti tra i più gravi della storia del nostro Paese, quali le stragi mafiose dei primi anni ’90, sprecano i soldi dei contribuenti. Come se non fosse interesse di tutti fare piena luce, e con ogni mezzo, su vicende gravissime che presentano aspetti ancora oscuri». Infatti, continua l’Anm, «la lotta alla mafia, che il Governo in carica dichiara spesso di voler perseguire con ogni mezzo, richiede un impegno corale di tutte le istituzioni e non può tollerare infondate operazioni di delegittimazione dei magistrati e delle forze dell’ordine, esposti in prima linea nell’azione di contrasto alla criminalità mafiosa: a loro - conclude il documento dei vertici del sindacato delle toghe - va il pieno sostegno e la convinta solidarietà della magistratura italiana». Il Pdl fa muro a difesa di Berlusconi e non perde l’occasione per tornare all’attacco delle "toghe rosse": «All’Anm che non fa mancare la sua ormai consueta sortita politica vadetto che la vera anomalia sta nel fatto che in Italia alcuni settori della magistratura agiscono secondo logiche di protagonismo e di politicizzazione impensabili in qualunque altro Paese dell’Occidente avanzato» ha affermato Daniele Capezzone, portavoce del Popolo della Libertà. «Per il resto, c’è poco da dire - aggiunge - con il governo Berlusconi stiamo assistendo a dati record nel contrasto contro le mafie, tra arresti e sequestri: e anche l’Anm farebbe bene a prenderne atto. Il resto sono chiacchiere prive di significato».Rincara la dose Enrico Costa, responsabile organizzativo della Consulta Giustizia del Pdl e capogruppo in Commissione Giustizia della Camera dei Deputati: «L’Anm si indigna se Silvio Berlusconi chiede conto alle procure della Repubblica di come spendono i soldi dei contribuenti? Davvero un bell’esempio di trasparenza: per l’Anm, probabilmente, esistono ancora, nell’amministrazione dello Stato, soggetti che non rispondono ai cittadini di come utilizzano ildenaro pubblico. Il paradosso è che si tratta di coloro che dovrebbero controllare che tutti i funzionari dello Stato facciano uso corretto dei soldi dei contribuenti». In difesa dei magistrati si è schierato il segretario del Pd, Dario Franceschini: «Siamo vicini all’Anm e sosteniamo le critiche rivolte al presidente del Consiglio perchè le procure, in particolare quelle citate da Berlusconi, hanno il dovere di fare rispettare la legge per tutti». Dal palco di Atreju è stato poi lo stesso Berlusconi a entrare nel tema giustizia, ma molto lateralmente rispetto alla specifica vicenda: «La riforma del processo penale è pronta. Con questa riforma - ha aggiunto - nessun cittadino entrerà più in un’aula di tribunale chiedendosi se il giudice sarà coraggioso e se saprà resistere ai teoremi accusatori del Pm, che sarà trasformato in avvocato dell’accusa» ha spiegato il leader.
-Berlusconi segue cattivi consigli,la smetta e si potrà ricucire nel Pdl- Onorevole Granata, nel mirino di Berlusconi è finita anche la procura di Palermo. Ora l’Anm accusa il premier di delegittimare chi combatte la mafia. Perchè si agita tanto il Cavaliere? Noi della commissione antimafia guardiamo con attenzione al lavoro della magistratura di Palermo e di Caltanissetta perchè l’esigenza di arrivare alla verità sulle stragi del ’92 è prioritaria rispetto ad ogni altra considerazione. Si tratta di indagini delicatissime e noi, come commissione, ci muoviamo in accordo con la presidenza Pisanu e con prudenza per non rovinare il lavoro dei magistrati che stanno indagando sulle dichiarazioni di Massimo Ciancimino (figlio di Vito, ex sindaco di Palermo, ndr.) e Gaspare Spatuzza (ex sicario, pentito; entrambi parlano di trattative tra la mafia, Dell’Utri e Berlusconi negli anni precedenti alla nascita di Forza Italia, ndr.). La finalità dell’azione della magistratura di Palermo e Caltanissetta sugli attentati a Falcone eBorsellino non è di colpire qualcuno, ma di far luce sulle stragi. Berlusconi ha da temere? Perchè ha paura? Da qualche tempo Berlusconi si è circondato di consiglieri inadeguati. Ora: quando si parla di querelare un giornale, seguire certi consigli risulta controproducente sul piano politico. Quando si passa all’attacco dei magistrati antimafia si commette un errore grave. Auspico un ritorno a posizioni di equilibrio e rispetto per la magistratura. Quanto a noi, in antimafia, chiederemo audizioni dei coinvolti per accertare i fatti e fare la nostra parte, senza ostacolare il lavoro dei magistrati. Sentiremo tutti, anche Mancino (vicepresidente del Csm, ministro dell’Interno nel ’92 indicato da Ciancimino e il pentito Giovanni Brusca come referente politico della presunta trattativa tra mafia e istituzioni, ndr.). Potreste sentire anche Berlusconi? Da quello che ci risulta, Berlusconi non ha motivo di essere ascoltato. Per questo dico chenell’ultimo periodo si è circondato di filtri che gli fanno leggere ciò che avviene in un determinato modo, filtri che sono molto dannosi sul piano della lotta alle mafie, un tema di cui lo stesso Berlusconi ha parlato, in una nota conferenza stampa. Dovrebbe essere consequenziale a quelle dichiarazioni, è questo il Berlusconi che mi piace, non dovrebbe andare dietro a certi scenari. Sulle audizioni, entro la fine del mese faremo un incontro come antimafia con i magistrati. C’è attesa per il discorso di Fini a Gubbio. E’ vero che il presidente della Camera pensa ad un nuovo partito, un Kadima italiano? Non siamo in questa fase. Il Pdl è nato il 26 marzo su una volontà comune di Fini e Berlusconi. Se dopo pochi mesi non si riesce a creare non dico una sintesi ma almeno una mediazione sulle fisiologiche differenze di un partito al 40 per cento, allora vuol dire che manca il collante. Bisognerebbe interrogarsi su come rappresentare queste differenze. Poi, Fini fa ilpresidente della Camera e quello che dice su cittadinanza e integrazione per gli immigrati fa parte di una prospettiva strategica per l’Italia del domani, non prospettiva elettorale. Il Pdl può fare tutto tranne che essere fotocopia della Lega: non pagherebbe in termini politici ed elettorali. Non siamo alla resa dei conti interna? Si può ricomporre a condizione che Berlusconi prenda un’iniziativa politica che non sia condizionata da certi pasdaran. Ci sono teorici della rottura con Fini e dell’isolamento delle sue posizioni, ma questo si scontra col congresso fondativo del Pdl, dove le tesi di Fini furono accolte con ovazioni anche da parte di Berlusconi. Dal congresso fondativo però ne sono successe di cose: l’inchiesta barese su escort e veline non significa niente per il Pdl? Io ho una visione rispettosa della magistratura, ma mi rifiuto di appendere all’esito delle inchieste riverberi sul piano politico, i campi sono separati. Leinchieste approfondiscono fatti che sembrerebbero riguardare esponenti di tutto l’arco dei partiti politici e questo è elemento che anche chi ritiene superata la questione morale dovrebbe valutare. Ora per le regionali dobbiamo fare in modo che i nostri candidati siano caratterizzati da attenzione per la legalità. E’ importante il test di Napoli dove penso che Alessandra Mussolini abbia i requisiti per essere la candidata del Pdl. A parte le distanze sui temi etici, l’Udc è molto vicina a Fini sui temi istituzionali e della democrazia parlamentare, Buttiglione dice che se Fini fosse leader di una destra moderna l’Udc sarebbe sua alleata. Un’alleanza deve avere punti in comune e rispetto per le differenze. Quelle sui temi etici non sono preclusive. E’ politica da seconda repubblica pensare ad alleanze che appiattiscano. Con l’Udc un discorso politico si può e si deve fare. Al punto da fondare un unico partito di Casini, Fini,Montezemolo? La dico così: abbiamo recentemente smontato un partito per farne un altro, direi che abbiamo già dato. A pochi mesi dal congresso del Pdl, ipotizzare ulteriori sommovimenti sarebbe una contraddizione di tutto quello che abbiamo fatto. Angela Mauro
-L’attacco ai pm sembra un atto intimidatorio- Piergiorgio Morosini, giudice per le indagini preliminari al Tribunale di Palermo, fa parte della giunta esecutiva dell’Associazione nazionale magistrati che ieri ha preso posizione sul nuovo attacco di Silvio Berlusconi alle Procure di Milano e di Palermo. Lo abbiamo intervistato, perché l’Anm ha stilato un documento che dice: «L’Associazione nazionale magistrati esprime indignazione per le dichiarazioni del presidente del Consiglio... ancora una volta l’onorevole Berlusconi definisce folli i magistrati che hanno come unica respnsabilità quelladi esercitare le loro funzioni al servizio del Paese, senza condizionamenti». Siamo in prossimità di alcune scadenze cruciali: il "lodo Alfano" approda alla Consulta che il 6 ottobre dovrà pronunciarsi sulla sua costituzionalità; il decreto sulle intercettazioni arriva al Senato; poi ci sono le dichiarazioni di Massimo Ciancimino e di nuovi pentiti sul terrorismo mafioso e su presunte trattative tra apparati dello Stato e Cosa Nostra; infine è in arrivo il 17 settembre il processo d’appello a Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo lei cos’è che sta facendo saltare i nervi a Berlusconi? Non ho una risposta a questo. Quello che sorprende e preoccupa è il fatto che, in questo momento così delicato in cui si stanno riaprendo delle indagini per fatti gravissimi che riguardano un periodo molto difficile del nostro Paese - faccio riferimento agli anni che vanno dal ’92 al ’94 - con nuove fonti di provacertamente tutte da verificare, vi siano delle dichiarazioni del tenore di quelle rese ieri dal presidente del Consiglio. Intanto perché mette sullo stesso piano la presunta riapertura di certe indagini con il fatto che in questo momento, con questo tipo di accertamenti, si stanno sprecando i soldi dei contribuenti, con una sproporzione di scala tra i due discorsi, perché l’importanza di indagini sull’esistenza eventuale di rapporti tra l’ala stragista di Cosa Nostra e pezzi delle Istituzioni, ipotesi sulla quale si stanno facendo degli approfondimenti, è del tutto evidente. Ed è facile capire che appurare se questo fatto è vero o no sia interesse di tutti. Dovrebbe esserlo principalmente per il presidente del Consiglio, per la carica che ricopre. L’attacco ai pm di Palermo e di Milano, le due Procure che hanno dato più dispiaceri a Berlusconi, stigmatizzato dall’Anm, secondo lei perché arriva in questo momento? Io non riesco a capire quale può essere il motivo,e non voglio fare il processo alle intenzioni rispetto alle dichiarazioni di Berlusconi, ma una cosa è certa: una dichiarazione del genere può provenire da tutti tranne che da un esponente di spicco delle Istituzioni. Peraltro ancora non c’è stata alcuna anticipazione pubblica sugli sviluppi di queste indagini, perché sono indagini segrete e non si capisce neanche a cosa il presidente del Consiglio faccia effettivamente riferimento. Ma in ogni caso nel momento in cui la magistratura sta svolgendo degli accertamenti e facendo degli approfondimenti, il fatto che il presidente del Consiglio utilizzi quei toni è qualcosa di veramente inspiegabile da un punto di vista istituzionale. Noi possiamo accettare toni coloriti quando, nel presentare un disegno di legge, si fa riferimento o si interpretano le condotte dei magistrati come negative o improprie. Non condividiamo quel punto di vista ma possiamo comprendere che nel dibattito pubblico talvolta ci siano anche degli accenti che vanno soprale righe. In questo caso però si fa riferimento a indagini specifiche ma in realtà non si conosce neanche l’argomento, non si svela l’oggetto e il presidente del Consiglio non dice con chi ce l’ha. E lo fa da una sede impropria, davanti agli imprenditori alla Fiera di Milano. Che senso ha? Non lo so, ma se c’è qualcosa che non va faccia un esposto al Consiglio superiore della magistratura, utilizzi le sedi istituzionali e le forme proprie, se ha qualcosa da dire. Ma una dichiarazione in una sede che non è la sede deputata per trattare di questi argomenti, con un oggetto che non è chiaro, ma con i toni che sono quelli che tutti abbiamo sentito, è qualche cosa che disorienta proprio dal punto di vista istituzionale. Non sono una novità, però, i conflitti con il Csm. E’ vero. C’erano state delle polemiche anche aspre quest’estate, dopo il parere del Csm sulle intercettazioni e con riferimento ai nuovi disegni di legge che dovrebbero regolare irapporti tra polizia giudiziaria e pubblico ministero, tendenti a riportare indietro le lancette della storia sostanzialmente al codice Rocco. Proprio su quel profilo il Csm aveva emesso un parere fortemente critico, perché ravvisava problemi di frizione con la Carta Costituzionale. E c’erano stati toni molto accesi da parte di settori della maggioranza che avevano criticato quel parere, ma almeno erano nel merito di un argomento, di un oggetto, in quel caso un parere, un atto scritto di cui si conosceva il contenuto. Siamo all’attacco generalizzato ai magistrati? Qui siamo di fronte a un attacco indiscriminato alle Procure di Milano e di Palermo, come se ci fosse una sorta di "affezione" a questo tipo di dichiarazioni. Ma questo messaggio non fa affatto bene a tutto quello che dovrebbe essere un’azione di contrasto alla criminalità organizzata. Perché se c’è una precondizione, assolutamente indispensabile per un’azione efficace contro la mafia, è quella di avereuna sintonia istituzionale. Questa maggioranza continua a fare grandi proclami sulla sua attività di contrasto alla criminalità mafiosa, preannunciando sempre nuove leggi, quando in realtà noi in Italia abbiamo una legislazione antimafia che si è perfezionata negli ultimi venticinque anni e che è qualcosa di assolutamente sofisticato e incisivo da un punto di vista normativo. Forse questa maggioranza dovrebbe impegnarsi di più nella allocazione delle risorse, per potenziare ulteriormente la formazione delle forze dell’ordine e della magistratura, e invece, in questo delicatissimo frangente, incappiamo in dichiarazioni incerte, gratuite, con sfumature offensive e dal tono anche vagamenteintimidatorio. Gemma Contin
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