-Non smentisco proprio nulla, taleban pagati dagli 007 italiani- La risposta di The Times agli attacchi e le reazioni sdegnate levatisi dall’Italia dopo la pubblicazione, giovedì, dell’inchiesta su presunte "mazzette" pagate dai servizi segreti italiani ai Talebani in Afghanistan per garantire l’incolumità dei nostri soldati, è arrivata con un secondo articolo messo in pagina ieri. «Gli italiani pagavano tangenti ai talebani dappertutto, dicono gli afghani». Questo il titolo della seconda puntata dell’inchiesta, in cui le rivelazioni dei capi talebani vengono confermate anche da «due alti funzionari del governo afghano». «Dopo furiose smentite da Roma da parte delle autorità italiane delle rivelazioni di The Times sul pagamento di mazzette (ai talebani, ndr.), gli afghani ci hanno fornito ulteriori dettagli sulla vicenda», si legge nell’articolo a firma di Tom Coghlan, che cita il comandante talebano Mohammed Ishmayel. Inbase alle rivelazioni di quest’ultimo, l’anno scorso è stato stretto un accordo tra l’insurrezione afghana e gli italiani in base al quale "nessuna parte avrebbe attaccato l’altra". Ishmayel spiega poi il collegamento tra il cambio della guardia tra soldati italiani e francesi nel distretto di Sarobi, a est di Kabul e l’agguato al contingente francese nella stessa zona in cui furono uccisi i dieci soldati transalpini, di cui furono successivamente mutilati i cadaveri. I talebani non sapevano che quei militari erano francesi, nè che ci sarebbe stato un avvicendamento con gli italiani, ha raccontato a The Times il capo talebano, che aggiunge: «Pensavamo che gli italiani avessero rotto il patto». I funzionari governativi afghani citati come fonte da The Times hanno poi confermato di essere al corrente della pratica delle forze italiane, aggiungendo che non si tratta di un fenomeno isolato a Srobi, ma diffuso anche in altre aree dell’Afghanistan. A questo propostito un altofunzionario afghano ha raccontato al quotidiano britannico che la settimana scorsa le forze speciali americane hanno ucciso a Herat un leader talebano che si ritiene fosse tra quelli pagati dagli italiani. The Times scrive che si tratta di una versione dei fatti che è stata confermata da un altro notabile afghano. Dopo la pubblicazione di questo secondo articolo, ieri, ministro degli Esteri italiano Frattini ha annunciato ieri di aver ricevuto ampie rassicurazioni da parte del governo afghano sull’assoluta inattendibilità delle «offensive» accuse del quotidiano britannico. Accuse, dice il ministro, che il governo afghano stesso provvederà quanto prima a smentire pubblicamente. Su questo punto abbiamo chiesto un parere al diretto interessato, l’autore dell’articolo pubblicato ieri da The Times , Tom Coghlan, che in precedenza è stato corrispondente da Kabul per il Daily Telegraph . Sai che esponenti del governo italiano oltre a giurare che dici sciocchezze ora dicono chearriveranno smentite ufficiali da parte delle autorità afghane? Guarda delle accuse di oggi non so ancora nulla (l’intervista è stata fatta in tarda mattinata, ndr.) sono appena uscito da una lunga riunione. Ti posso confermare che non ci smuoviamo dalla storia che abbiamo pubblicato. Tutto quello che dovevate sapere è stato scritto. Noi siamo assolutamente convinti della validità degli elementi che abbiamo raccolto. Se guardi la sequenza degli articoli trovi una ricostruzione abbastanza circostanziata dell’intera vicenda. Cos’altro posso dire? Abbiamo parlato di tutto, fonti, luoghi, dinamiche. Ora temi querele da parte delle autorità italiane? Che dire, se vogliono andassero pure avanti. Ma facciamo attenzione, una cosa è dire facciamo le denunce, un’altra è andare avanti con un’azione legale. Sulla questione mazzette valeva in Afganistan la regola d’oro del "don’t ask, don’t tell"? Questa è una conclusione che non posso trarre. Posso però dire che noi abbiamochiaramente scritto che gli americani hanno sollevato la questione a giugno 2008. Nel pezzo di ieri cito poi la risposta del ministero della Difesa italiano che ha confermato che il governo americano aveva sollevato la questione dei pagamenti all’insurrezione afghana, ma, mi hanno detto, non in forma di protesta, bensì di informale richiesta di informazioni. L’Ambasciata americana a Roma invece non ha confermato, ne smentito che siano state avanzate interrogazioni al governo italiano da parte delle autorità statunitensi. Se avessi scritto lo stesso articolo su tangenti pagate dai militari britannici ai talebani, che reazione credi ci sarebbe stata nel tuo paese? Non posso rispondere a questa domanda, farei delle speculazioni. Francesca Marretta Ma La Russa e Maroni insistono:-Dal "Times" solo spazzatura- Ancora alto il livello di polemica sulle rivelazioni del britannico Times a proposito di "mazzette" italiane ai talebani perchéfossero evitati attacchi ai militari. Non solo il governo italiano ha smentito, ma esclude il fatto anche il generale Mauro Del Vecchio, oggi senatore del Pd, e tra l’agosto del 2005 e il maggio del 2006 comandante italiano in Afghanistan: «Le rivelazioni del quotidiano britannico Times non corrispondono alla realtà». Del Vecchio sostiene che «i servizi non erano alle mie dipendenze ma collaboravamo con loro per quanto attiene natualmente all’intelligence, che è essenziale per questo tipo di operazioni. Non ho mai avuto conoscenza o sentore che ci fosse questo tipo di pagamento dei talebani da parte dei servizi. Mi sembra di poterlo assolutamente escludere». Ieri il Times ha dato conto di tutte le smentite italiane, ma insiste e aggiunge che gli accordi furono raggiunti in tutto l’Afghanistan, non solo dunque nell’area di Sarobi, ma anche a Herat. Secondo un comandante talebano, Mohammed Ishmayel, l’accordo siglato lo scorso anno tra i servizi segreti italiani e la guerriglialocale prevedeva che «nessuno delle due parti avrebbe attaccato l’altra. Questo è il motivo per cui fummo informati all’epoca che non avremmo dovuto attaccare le truppe Nato». I militari francesi - che sostituirono gli italiani nell’area di Sarobi e che, nell’agosto 2008, persero 10 soldati in un’imboscata - non erano al corrente del fatto che gli italiani pagavano i comandanti locali per fermare gli attentati e conseguentemente sottostimarono la minaccia». «I talebani - prosegue il quotidiano britannico - non furono informati quando le truppe italiane lasciarono l’area e ritennero che avessero infranto l’accordo». Il Times aggiunge che, secondo funzionari del governo afghano, gli italiani utilizzavano la pratica anche in altre zone dell’Afghanistan: un alto responsabile dell’amministrazione di Kabul ha raccontato che le forze speciali statunitensi hanno ucciso la scorsa settimana nella provincia di Herat un leader talebano conosciuto come uno dei talebani che avevaricevuto soldi dal governo italiano. Affermazione confermata anche da un alto ufficiale dell’esercito afghano. Per il Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, il governo afghano si è impegnato a smentire le accuse del Times all’Italia. Lo ha assicurato stamane il ministro degli Esteri Spanta nel corso di una conversazione telefonica. Frattini, si legge in una nota del ministero degli Esteri, «ha ribadito l’assoluta falsità ed offensività delle accuse rivolte contro l’Italia dal quotidiano inglese Times. Nel condividere in pieno la falsità di tali accuse - prosegue la nota - il ministro Spanta ha fatto presente che il governo afghano stesso provvederà quanto prima a smentirle pubblicamente». Il ministro della difesa, Ignazio LaRussa non usa perifrasi: «Spazzatura. Spazzatura meritevole di querela», ha detto a proposito delle accuse mosse dal Times . Giudizio pienamente condiviso da Roberto Maroni, ministro degli Interni. La Russa ha ricordato di aver invitato la presidenzadel Consiglio alla querela, sottolineando che «la spazzatura che vanno dicendo in giro nella loro smania di antitalianità li ha già costretti due volte a chiedere scusa negli ultimi mesi. Al Times - ha proseguito il Ministro - voglio ricordare che i caduti e i feriti italiani sono lì a testimoniare come i nostri soldati contrastino il terrorismo. Che poi lì ci siano i servizi che hanno il compito di avvicinare il più possibile la popolazione - ha concluso La Russa - è un fatto arcinoto, non solo legale, ma fatto da tutti». Infatti, il punto è proprio questo: la pratica delle "mazzette" non è inconsueta nei teatri di guerra. Ma forse, dopo, sarebbe stato opportuno avvertire sia gli alleati che icomplici. Victor Castaldi Dollari in cambio di sicurezza? Anche Obama ci sta pensando Lo scandalo alla fine non è un vero e proprio scandalo. Che gli eserciti sul campo possano ricorrere alla vil moneta per evitare scontri e ottenere favori è ormai prassi della storia. E infatti in Afghanistan non sono solo gli italiani a offrire denaro, ma ci sono «Molti paesi della Nato» che pagano gli insorti perché i loro soldati non siano attaccati. Lo ha riferito un alto ufficiale dell’esercito afgano, sotto anonimato, all’agenzia France Presse, commentando lo scoop del Times . Per la stessa fonte, quelladelle mazzette ai capi talebani è una pratica diffusa su vasta scala, fatta eccezione per gli inglesi e gli americani. Ma anche per questi ultimi le cose potrebbero cambiare. Infatti Barack Obama, starebbe prendendo in cosiderazione l’opzione di pagare i ribelli per mettere alle corde i seguaci di Al Qaeda. Ben cinque consigli di guerra si sono tenuti nelle ultime due settimane a Washington alla ricerca di una nuova strategia, ma per ora nessuna decisione è stata presa. Il generale McChristal, commandante delle forse Usa in Afghanistan, ha messo sul tavolo 3 opzioni che prevedono un aumento di truppe che va da un minimo di 20mila uomini ad un massimo di 60mila. Alla Casa Bianca i dubbi sull’invio di altri militari sono ancora forti, il timore di una nuova ecalation militare potrebbe mettere in serie difficoltà il neo premio nobel per la pace. E così mentre il dibattito pubblico è cristalizzato tra chi vuole più truppe e chi si oppone, c’è anche chi lavora appunto all’altra opzione:riconoscere un ruolo politico ai talebani e provare a portarli dalla sua parte. C’è un vecchio detto che dice: "Un afghano si può affittare, ma mai comprare". E a riprova di questo molte battaglie sul campo sono state decise più dalle defezioni che dai combattimenti. I sostenitori di questa opzioni sostengono che pagare i talebani può salvare vite umane e far risparmiare. In un recente documento della Commissione per le relazioini internazionali del Senato americano è stato stimato che i talebani possono contare su una forza di 15mila uomini dei quali solo un 5% è ideologicamente coinvolto, mentre un 70% cambatte per denaro, sopranominati dai soldati sul campo "un talebano da 10 dollari al giorno". Radoppiando questa cifra, si legge nel documento, per convincere quel 70% a non combattere le forze alleate costerebbe 300 mila dollari al giorno. Pochi spiccioli se si pensa che la guerra in Afghanistan costa agli Stati Uniti 165 milioni di dollari al giorno! Inoltre il piano ha giàfunzionato. Infatti in Iraq gli americani misero su libro paga almeno 100mila sunniti pagandoli 300 dollari al mese e si garantì il sostegno delle popolazioni locali. Ma non tutti sono d’accordo. Pensare di spaccare i ribelli, già in controllo di buona parte del territorio afghano, con delle semplici mazzette è velleitario: quei soldati, dicono, non sono mercenari ma una forza organizzata e un movimento ben radicato. Della stessa opinione, naturalmente, i militari Usa che credono che solo una maggiore presenza di truppe possa spingere la popolazione locale a sentirsi sicura e ad abbandonare i ribelli. Inoltre considerano che il ritardo nel decidere da parte di Obama può solo rafforzare i ribelli. Per ora il presidente ha convocato altre riunioni. Qualcuno però ha fatto notare l’ultimo quadro che gli Obama hanno portato alla Casa Bianca: un dipinto di Edwar Ruscha dedicato all’indecisione dove su un tramonto rosso sangue campeggiano le scritti "forse...si", "magari...no" e "Aspettaun minuto". L’accusa più bruciante comunque riguardo a quanto scritto dal Times è il fatto che gli italiani non avrebbero passato l’infomazione. Secondo il quotidiano londinese infatti, le forze francesi, che sostituirono il contingente italiano a Sarobi, non furono informate da Roma di tale prassi, sottovalutando così la situazione e non prendendo le necessarie precauzioni, pensando di trovarsi in una zona pacificata. Non a caso, continua il giornale, i militari francesi subirono numerosi attacchi fra cui l’agguato dello scorso anno in cui persero la vita dieci soldati. Da Parigi però per ora dichiarano che «Non ci sono motivi per dubitare delle parole del governo italiano», ha spiegato il ministro della Difesa francese Herve Morin Morin. Ma intanto il presidente francese Nicolas Sarkozy fa sapere che non è disposto ad inviiare altre truppe in Afghanistan. In una intervista al quotidiano Le Figaro , Sarkozy ha assicurato la presenza dell’esercito francese in Afghanistan, ma haaffermato che non è disposto ad inviare nemmeno un soldato in più. «Sono convinto che vada aumentato il numero dei soldati afgani. Loro sono più efficaci per combattere questa guerra, perché è il loro paese. Ma è necessario pagare meglio i soldati afgani, così si eviteranno le diserzioni a favore dei talebani». La scelta del presidente francese contrasta con quanto deciso nei giorni scorsi da Londra e Madrid. Sia Gordon Brown che Zapatero hanno infatto promesso al presidente statunitense l’invio di altri uomini in Afghanistan. Si attende una risposta anche dall’Italia. SimonettaCossu
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