Fine della legge Rognoni-La Torre sui beni mafios
 











La mafia ringrazia il governo Berlusconi. La legge Rognoni-La Torre sul sequestro e la confisca dei patrimoni conseguiti illecitamente dalle cosche mafiose, dai clan camorristi e dalle ’ndrine calabresi, e di cui la magistratura ha accertato in via definitiva che si tratta di beni criminali, viene annullata da due righe contenute in un emendamento alla Finanziaria 2010.
Tremila immobili nella disponibilità dell’Agenzia del Demanio ma non ancora destinati agli usi sociali, o recuperati dalle comunità locali o dalle amministrazioni per finalità di pubblica utilità, finora sotto la giurisdizione di Antonio Maruccia, Commissario straordinario del governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati alle mafie, saranno "restituiti" a privati cittadini che potranno acquistarli dalla stessa Agenzia e disporne poi liberamente.
L’obiettivo, dice il governo, è quello di fare cassa per ricavarne un centinaio di milioni. Significa che immobilicome la villa-bunker di Sandokan a Casal di Principe saranno svenduti, dato che 100 milioni diviso 3.000 immobili fanno una media di 33.333 euro.
Il ricavato andrà, dice l’emendamento, per metà al ministero dell’Interno per spese di funzionamento e per metà al ministero di Giustizia per le sue attività istituzionali.
E già questo apre una prima serie di problemi, intanto perché il ministero di Via Arenula retto da Angelino Alfano dovrebbe già avere incamerato nel famoso "fondo per la giustizia" i beni confiscati sotto forma di denaro liquido, titoli, conti correnti bancari e depositi postali; in secondo luogo perché soltanto dei pazzi scriteriati, amministrativamente parlando, possono pensare di alienare dei beni immobili (a quei prezzi per giunta) per fare il pieno della benzina alle volanti o per comperare il toner per le fotocopiatrici, o per pagare gli straordinari alle scorte.
Perché scriteriati? Per una ragione molto semplice: perché quando saranno stati alienati tuttii beni e saranno finiti i soldi - che ahinoi finiscono, e presto, come dimostra la svendita del patrimonio immobiliare dello Stato - non ci sarà niente che produca nel tempo la ricchezza necessaria per continuare a pagare la normale attività delle Forze dell’ordine.
E poi, a quali privati cittadini pensa il governo, che possano permettersi, a Corleone o a Castelvolturno, a Platì o a San Luca, o ad Africo, di acquistare "liberamente" gli appartamenti e le ville e gli edifici e i capannoni di proprietà di Totò Riina e Bernardo Provenzano, di Francesco Schiavone o dei Bidognetti, o ancora dei Mammoliti, dei Bruzzaniti, dei Piromalli, dei Morabito, e "liberamente" farne poi l’uso che vogliono, senza incappare in minacce, violenze, danneggiamenti, condizionamenti?
E’ fin troppo evidente che chi acquisterà quei beni saranno prestanome, fiancheggiatori, amici e parenti, persino società inventate ad hoc, e che quindi sarà sempre la mafia a rientrare in possesso dei patrimoni immobiliariche la legge Rognoni-La Torre gli aveva sottratto in virtù di un ragionamento elementare: che se l’obiettivo delle mafie è quello di procurarsi illecitamente la ricchezza, è proprio quella ricchezza che bisogna togliergli.
E pensare che un uomo come Pio La Torre è stato ammazzato per quella legge. E pensare che il Parlamento italiano l’ha approvata dopo che venne ammazzato anche il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, che in Sicilia avrebbe dovuto intervenire con poteri speciali proprio per impedire o interrompere l’accumulazione mafiosa. E pensare che nella "trattativa" tra Stato e mafia è, non a caso, proprio l’argomento dei beni quello su cui si sono concentrate le maggiori preoccupazioni dei Ciancimino.
E poi, e qui la finiamo, con quali soldi (in teoria sequestrati e confiscati a loro volta) i prestanome e le società ad hoc rientrerebbero in possesso di quegli stessi beni? Risposta troppo facile: con i soldi illegalmente detenuti all’estero e rientrati con lo scudofiscale.
ge.co.









   
 



 
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