60 mila detenuti Tante sono le persone rinchiuse nelle 206 carceri italiane. Il governo: «Interverremo con misure urgenti» Le carceri italiane scoppiano. L'allarme lo ha lanciato due giorni fa il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dando le ultime cifre sulla popolazione detenuta: 59.012 persone presenti nei 206 istituti di pena italiani fino al 1 giugno scorso. Un record negativo, reso ancora più preoccupante dal fatto che al massimo ci sarebbe posto solo per 42.540 detenuti, anche se sulla carta la capienza delle carceri, calcolata al rialzo, sarebbe di 62.063 posti. Comunque sia, siamo alla crisi, confermata anche dall'alto numero di suicidi e dai rischi di epidemia tra i detenuti. L'arrivo dell'estate, poi, non fa che peggiorare le cose. Se ne è accorto anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli che al contrario di qualche anno fa, quando paragonò le carceri italiane ad «alberghi a quattro stelle», ieri sembraaver aperto improvvisamente gli occhi e ha definito la situazione «allarmante». «Attualmente siamo arrivati a un record assoluto di detenuti - ha detto -. Si sta arrivando ai limiti». Il Guardasigilli ha anche polemizzato con chi, nei giorni scorsi, ha richiamato l'attenzione su quanto accade negli istituti di pena: «Diciamo che con l'arrivo dell'estate e insieme all'anticiclone delle Azzorre, arriva anche l'attenzione sulle carceri. Spero che i Radicali, che mi hanno pure denunciato, non facciano le solite azioni dimostrative». Castelli assicura comunque che il governo sarebbe pronto a fronteggiare l'emergenza con «misure urgenti» come la «dislocazione» e «l'utilizzo di nuovi locali» all'interno delle carceri. Sovraffollamento. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, il Sindacato autonomo polizia penitenziaria, il sistema penitenziario sarebbe ormai «in ginocchio». «Non sappiamo più dove mettere i detenuti», ha spiegato ieri il sindacalista. «Ci sono letti a quattrocastelli, materassi per terra, igiene e sanità inesistenti, pericolo costante di epidemie. Prevediamo un'estate bollente, se non si attueranno provvedimenti di decongestionamento». La situazione, grave ovunque, è prossima al collasso in Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana, Campania e Puglia, otto regioni in cui il limite «tollerabile» regionale è già stato superato. E a pagare in termini di sofferenza i costi di questa realtà non sono solo i detenuti. «Il personale della polizia penitenziaria non ce la fa più», spiega Capece. «Non sono nemmeno assicurati i sette giorni di ferie estive e già in alcuni istituti non viene garantito il riposo settimanale che è quasi mensile». Misure urgenti. Il governo dice di essere pronto a fronteggiare l'emergenza. Ieri Castelli ha parlato di «dislocazione dei detenuti e della possibilità di utilizzare nuovi locali già esistenti in carcere, senza però entrare in particolari. A cosa si riferisce? Una possibilitàpotrebbe essere quella di riaprire le vecchie carceri mandamentali che il governo cogestiva con i comuni. Si tratta però di poche centinaia di posti, insufficienti anche solo per cominciare. Una seconda possibilità, temuta da quanti operano nelle carceri, è che Castelli stia pensando di utilizzare vecchi reparti dismessi e utilizzati attualmente per il lavoro di reinserimento dei detenuti. Se fosse vero, le condizioni di chi si trova in carcere peggiorerebbero anziché migliorare. Ma si tratta, come detto, solo di ipotesi. «Credo che in realtà Castelli non pensi proprio a niente», dice Patrizio Gonnella dell'associazione Antigone. «Quando ci fu la prima emergenza sovraffollamento, due anni fa, il ministro annunciò un programma di edilizia carceraria. Per questo fece anche una società, la Dike Aedifica, che aveva il compito di vendere le vecchie carceri ai privati per costruirne di nuove. Alla fine però non se ne fece niente. Se Castelli fosse coerente dovrebbe smetterla di opporsiall'indulto». E come Antigone anche i Verdi chiedono a Castelli un provvedimento di clemenza. «La situazione delle carceri è assolutamente indegna di un paese civile», commenta Mauro Bulgarelli. «La stragrande maggioranza delle persone detenute è in carcere per piccoli reati e potrebbe usufruire di misure alternative alla detenzione o godere dei benefici di un indulto o di un'amnistia, misura che deve tornare al più presto al centro dell'agenda politica». da Il Manifesto
Carcere, emergenza sanità I medici: «Situazione al limite». Castelli: «Il quadro è allarmante, non gravissimo» Il ministro Castelli ci ha ripensato. Era stato lui a suonare la sirena d'allarme, pochi giorni fa, denunciando la congestione delle carceri, una condizione di sovraffolamento che con l'estate diventa esplosiva. Niente paura. Il guardasigilli si corregge e spiega che il quadro «è allarmante ma non ègravissimo». Senza la retromarcia, del resto, difficilmente avrebbe potuto scagliarsi, come ha puntualmente fatto, contro «l'indultino permanente» che a suo parere vige nelle italiche galere: «La nostra politica della sicurezza non è ancora di quelle molto severe. Se avessimo la stessa percentuale di detenuti degli Usa dovrebbero essercene 400mila». Più che i dati e i commenti è quel sinistro «ancora» a fare una certa impressione. L'ottimismo riscoperto dal guardasigilli non è condiviso dai medici delle carceri, ai quali la situazione pare invece gravissima e peggio. I medici penitenziari, dichiara il presidente della loro associazione Francesco Ceraudo «per l'ennesima volta denunciano la drammatica situazione in cui si vengono a trovare i 59mila detenuti, e chiedono di intraprendere qualche iniziativa che serva a decongestionare le carceri». Ma perché mai i dottori delle carceri la metteranno giù così dura? Beh, ad esempio perché in galera soggiornano 20mila tossici, 8.600 malatidi epatite C, 4mila sieropositivi e 6.500 disturbati mentali. Oppure perché nel 2004 i suicidi sono stati 52 e quest'anno potrebbe andare anche peggio. Per la verità Il Dipartimento amministrazione penitenziaria, un'istituzione che deve condividere l'inguaribile ottimismo del ministro leghista, ci tiene a specificare che per ora i suicidi 2005 sono stati solo 25. Smentisce il dato Luigi Manconi, garante dei detenuti a Roma. Da gennaio, controbatte, i suicidi nelle prigioni sono stati 29, i decessi 40. E comunque, aggiunge a ragion veduta, se anche si fosse trattato solo di 25 suicidi, «sarebbero stati 25 di troppo». Per dare un'idea più precisa del disastro, sarà opportuno ricordare che il tasso di suicidi nelle prigioni è di oltre 15 volte superiore alla media nazionale. Il verde Paolo Cento denuncia il pericolo di epidemie e chiede al ministro di riferire subito in commissione. Che risponda o meno all'invito di Cento, il ministro non rinuncerà alla sua seraficità. E' tranquillo,anche se un'idea per risolvere la crisi purtroppo non ce l'ha. Pensa a elevare, con una modifica della Bossi-Fini il numero di extracomunitari rimnpatriati, portandoli da circa 2500 l'anno a 4mila. Ipotizza trasferimenti dalle carceri più sovraffollate, recupero in tempi accelerati delle sezioni in ristrutturazione, apertura di nuove prigioni a Perugia e Ancona. Ma l'Orsapp (Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria) gli fa notare che si tratta di un miraggio. Per gestire le sezioni riaperte le nuove prigioni ci vorrebbero almeno 5mila guardie penitenziarie. E comunque il carcere di Ancona sarebbe pronto già da 18 mesi. Purtroppo è a rischio di crolli, ed è per questo che resta vuoto. E allora? E allora si potrebbe procedere con quell'amnistia di cui si parla da anni, con particolare intensità in estate, senza che nessuno dia mai seguito alle parole. La chiedono i radicali, e la chiedono anche esponenti di Forza Italia, come il presidente della commissione giustiziaPecorella o il sottosegretario Vitali. Ma figurarsi se a un anno dalle elezioni politiche i partiti, a partire dalla Quercia, possono avere un simile coraggio e un tale senso di responsabilità. A. Co.
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