L’Aquila, dov’è la ricostruzione?
 







Checchino Antonini




La Corte dei conti ha bocciato la manovra di Tremonti anche perché il gratta&vinci non può essere inteso come strumento di programmazione economica. Proprio mentre il Parlamento pressoché al completo comprava 131 caccia F35 alla modica cifra di 14 miliardi (proprio quanto serve per rifare L’Aquila) il governo prometteva di trovare i soldi per i terremotati con le lotterie istantanee, schizzate alle stelle grazie alla crisi. Ma la magistratura contabile dice che non ci si può affidare per un periodo così lungo «all’alea di comportamenti individuali che presentano un elevato grado di elasticità».
Intanto dei 73mila abitanti ante sisma, solo 8mila vivono nelle case antisismiche provvisorie da 700 milioni di euro pe i 19 siti. 20 mila sono sparse tra alberghi, caserme e case private, 18mila i posti di lavoro persi. E, a fine inverno, solo la metà degli aventi diritto (16mila) avrà un tetto. Se si sommano le persone assistite e quelle insistemazione provvisoria si scopre che mancano all’appello 4mila persone. Desaparecidos che sfuggono alle statistiche ufficiali.
La scelta delle new town ha fatto raddoppiare i costi dell’emergenza e ne ha dilatato i tempi. Lo stesso si dica per il puntellamento dei monumenti del centro storico. E anche i mar, i moduli abitativi removibili (le casette con le ruote) si stanno rivelando un’occasione di speculazione. Decine di milioni di euro (34 euro a persona) finiranno nelle casse delle cinque aziende che si sono aggiudicate l’appalto con regole nventate su misura da Cialente, il sindaco, e Bertolaso. Rifondazione, ormai fuori dalla Giunta, denuncia i rischi di insediamenti del genere su terreni inadatti e per i quali muterà la destinazione d’uso. Ogni mossa è studiata per massimizzare gli effetti mediatici e per dilatare le zone d’ombra del business.
Poi c’è il disastro della quotidianità. Un esempio: per le 90 famiglie dei moduli abitativi piazzati a Casale di Scoppito, Nataleè stato un incubo per via delle continue interruzioni dell’acqua potabile. Di chi la colpa? del Comune di Scoppito, meno di quindici chilometri dal capoluogo, o della società Gran Sasso acqua? La soluzione alla fine delle feste.
Natale è stato spiato in tempo reale da telecamere di ogni ordine e grado dopo che una pioggia di soldi ha consentito la riapertura di 45 chiese più 14 per la sola notte del 24. Il governo ne aveva promesse 100 - forse per ricucire col Vaticano dopo l’affare Boffo e lo scandalo escort - ma è un flop che sanno in pochi. Altro flop: le adozioni dei monumenti storici. I più generosi fino ad oggi si sono dimostrati i russi, disposti a contribuire fino ai 9 milioni di euro per riparare Palazzo Ardinghelli e la chiesa di S.Gregorio Magno, si legge sul sito " Primadanoi.it ", uno dei più informati d’Abruzzo. La Francia, ha confermato 3,2 mln per la chiesa delle Anime Sante (la convenzione è alla firma dei governi); il Kazakistan ha fatto arrivare 1,7 mln per ilcomplesso di San Biagio di Amiternum; i tedeschi daranno 3,2 milioni per la chiesa di Onna, Madrid sta preparando la lettera di intenti per la riparazione della Fortezza spagnola. Ancora: il ministero dei lavori pubblici darà 20 milioni per la parte strutturale di S.Bernardo con il Monte dei Paschi di Siena disposto a finanziare fino a 5 milioni per il recupero della parte decorativa. La Camera dei Deputati ha raccolto 1,2 milioni per Palazzetto Nobili, Federcasse dovrebbe offrire 5 milioni per il municipio, al teatro comunale andranno il milione raccolto da Bruno Vespa e quello dei Cavalieri del Lavoro; alla chiesa di San Marco 1,2 mln della Regione Veneto, la millenaria basilica di S. Clemente a Casauria si restaurerà con 1,5 mln della fondazione Pescaraabruzzo insieme e del World Monument Fund, per Collemaggio c’é una donazione della Cassa di Risparmio di 200 mila euro; 1,2 milioni sono arrivati infine per il conservatorio dal disco inciso all’indomani della tragedia.
C’è ancoramolto da fare per arrivare ai 450 milioni stimati per il recupero dei 45 monumenti in lista.
Capodanno avrà come epicentro il piazzale di Collemaggio mentre a S.Bernardino verrà acceso nella piazza un piccolo falò, alle 22.30, alla presenza del Prefetto. I mugugni di gran parte della cittadinanza contro l’invasività dei media (che continuano a millantare una ricostruzione tutta da fare) sembrano destinati a cadere nel vuoto: Collemaggio sarà il teatro per l’ennesima sceneggiata di Bertolaso appena convinto da Berlusconi a rimandare la pensione e dirigere la privatizzazione della Protezione civile a capo della apposita società per azioni.









   
 



 
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