L’Aquila:-Siamo noi le cavie del modello Bertolaso- Nessuna prevenzione. Quindi emergenza, poi militarizzazione e, infine, mediatizzazione. «Con conseguente santificazione». Eccolo il "sistema Bertolaso" partorito con l’emergenza rifiuti in Campania e messo in atto, a partire da quel terribile 6 aprile dello scorso anno, a L’Aquila. «Terribile non per tutti, però» denunciano, sdegnati, gli aquilani della Rete 3e32 «viste le indecenti intercettazioni telefoniche di questi giorni che hanno mostrato come avevamo visto giusto quando il 15 aprile, appena nove giorni dopo il sisma, abbiamo gridato a tutto il paese "Forti e gentili sì, fessi no"». Ci hanno messo solo nove giorni, gli aquilani, ad aprire gli occhi dopo il terribile shock. «Ora tutti sorpresi» si sfoga Sara Vegni del Comitato 3e32 «ma noi no. Che i giudici sanzionino o meno le responsabilità penali di imprenditori, funzionari della Protezione civilefino ad arrivare a Guido Bertolaso, a noi non interessa». Perché da tempo, e proprio da L’Aquila, è iniziata la discussione sulle responsabilità politiche e morali di quanto accaduto a partire dalle 3.32 del 6 aprile 2009. «Con la gestione di Guido Bertolaso la Protezione civile italiana è stata snaturata» spiegano dall’Osservatorio civile, rete contro la Protezione Civile Spa nella quale sono confluite decine di realtà tra associazioni, comitati, sindacati e partiti di opposizione. «La previsione e la prevenzione delle calamità è stata abbandonata» ribadiscono dal Comitato 3e32 «mentre si è instaurato un governo parallelo volto a sospendere ogni legge per realizzare grandi appalti nei quali, con facilità, si sono introdotti imprenditori senza scrupoli. Sciacalli». Nella mente di tutti gli aquilani, infatti, non ci sono escort, centri benessere, hotel di lusso o macchine sportive. Nella mente di tutti gli aquilani c’è la riunione della Commissione grandi rischi del 31 marzo 2009.Ventiquattro ora prima, una scossa del quarto grado della scala Richter fece tremare la città. «Ebbene, dopo una riunione di appena trenta minuti, chiusa senza nemmeno un foglio scritto e il cui verbale venne firmato solo il 6 aprile, a terremoto avvenuto, agli aquilani venne detto di bersi tranquillamente un bel bicchiere di Montepulciano. Che non c’era alcun rischio». La seconda immagine nella testa degli aquilani quando si parla di Protezione civile e di "modello Bertolaso" è invece quella della militarizzazione del territorio e delle tendopoli: «immediatamente ci venne proibito di assumere caffè o cioccolato» ricorda Sara «perché avevano paura che queste sostanze potessero "eccitare" la popolazione. Quindi ci venne impedito di navigare in internet, di tenere assemblee, di riunirci in più di quattro persone. E venne impedito ad amici e partenti "confinati" in altri accampamenti di venirci a trovare». Eccolo il "modello L’Aquila" con gli sfollati, i terremotati, i disperatitrasformati immediatamente in "militarizzati". Un modello nato e sperimentato in Campania, in occasione dell’emergenza rifiuti. Per questo ieri mattina decine di attivisti del Presidio permanente di Chiaiano e Marano e molti cittadini, dietro lo striscione "Monnezza, appalti e ricostruzioni - Un mare di corruzione - Bertolaso ladro in Spa", ha bloccato per oltre due ore l’accesso alla discarica. «L’inchiesta su Balducci&co. che coinvolge anche Bertolaso è il risultato di una vergogna annunciata» spiega Antonio Musella del Presidio permanente. «Devastazione ambientale, un piano rifiuti incentrato solo sulla garanzia degli affari, con megadiscariche e inceneritori, e il continuo boicottaggio di ogni tentativo di raccolta differenziata e riciclo. Ecco come Bertolaso ha "risolto" l’emergenza rifiuti campana». Il tutto, ovviamente, solo dopo aver militarizzato Chiaiano, Marano, Pianura. Acerra. «L’immagine più significativa che noi napoletani conserviamo del "modello Bertolaso"»racconta Antonio «è di tutti quei bei pullover blu marchiati "Protezione Civile" affiancati dalle mimetiche dei militari. Da una parte i volti rassicuranti degli uomini di Bertolaso, dall’altra i generali pronti a dare il via libera a cariche e manganellate contro i cittadini». E’ la militarizzazione made "B&B" alla quale, come detto, segue la "mediatizzazione" dell’emergenza. In Campania come a L’Aquila. E come in Campania «per tutti» racconta Antonio «l’emergenza rifiuti è ormai alle spalle e addirittura la Protezione civile, non ancora spa, presenta il conto per i propri "servizi", ben 160 milioni di euro, al Comune di Napoli». In Abruzzo «ci viene raccontato che l’emergenza terremoto è finita» si sfoga Sara, «che tutto è ormai alle spalle, che la vita è ricominciata. Peccato, però, che 17mila nuclei familiari hanno provveduto autonomamente a trovarsi una sistemazione, casa o prefabbricato che sia. Che 10mila persone siano ancora "ospitate" in alberghi o caserme e che 17milalavoratori siano stati licenziati, siano in cassa integrazione o in mobilità». E mentre l’immagine "di fine emergenza" che arriva da Napoli «è quella di Bertolaso che, tra Berlusconi e mr.Impregilo, tra flash e telecamere, spinge il bottone che attiva l’inceneritore, ribattezzato "termovalorizzatore", di Acerra», l’audio "di inizio emergenza" che ci giunge da L’Aquila è quello di due imprenditori che alle tre e mezza del 6 aprile 2009, dentro i loro letti, ridevano, pronti a partire in quarta per l’Abruzzo. Perché «non è che c’è un terremoto al giorno»… Daniele Nalbone Bertolaso SPA L’inchiesta sulla corruzione per gli appalti sui "Grandi eventi" (dal mancato G8 alla Maddalena, ai mondiali di nuoto a Roma, ai lavori per i festeggiamenti in favore del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia) gestiti dal "comitato d’affari", alias Protezione civile di Guido Bertolaso, ha fatto i conti ieri con un evento che,se eccezionale non è, raro lo è di sicuro. Una grossa nevicata ha imbiancato nella mattinata la Capitale facendo slittare di alcune ore l’inizio degli interrogatori per gli imputati rinchiusi nel carcere di Regina Coeli. Il Gip del tribunale di Firenze Rosario Lupo ha sentito l’imprenditore Diego Anemome, il presidente del consiglio dei lavori pubblici Angelo Balducci (vice nei fatti di Bertolaso) e il funzionario Mauro Della Giovanpaola. Il quarto arrestato, Fabio De Santis, rinchiuso a Milano è stato invece interrogato per rogatoria. Complessivamente gli indagati sono 28, ha precisato in una nota la procura di Firenze. L’interrogatorio di Balducci sarebbero durato circa tre ore e l’ingegnere - a detta del suo avvocato - avrebbe respinto le accuse ammettendo solo l’amicizia con Anemone. Dopo le polemiche suscitate dalle prime dichiarazioni di Berlusconi («I magistrati si vergognino»), sulla vicenda (fatto anche questo eccezionale) è intervenuto Gianni Letta schierandosi apertamente indifesa dal capo della Protezione civile, complice forse la passata fede andreottiana e la vicinanza col Vaticano, anche se il cardinale Ruini ha smentito pubblicamente l’esistenza di qualsiasi tipo di parentela vicina o lontana con l’indagato. «E’ una persona straordinaria e non credo abbia tradito la nostra fiducia. A lui mi piace mandare un pensiero di solidarietà e di affetto» - ha sostenuto il sottosegretario alla Presidenza del consiglio rivolto alla platea dell’auditorium della caserma della guardia di finanza di Coppito, a due passi da L’Aquila, nel corso della cerimonia di consegna del premio "Innovazione" di Finmeccanica. Una sortita che almeno nelle intenzioni vorrebbe enucleare la persona di Bertolaso dal gruppo degli indagati, sui quali invece il commento è stato durissimo. Tentativo disperato di salvare in parte l’immagine di successo ed efficacia con la quale in questi mesi la Protezione civile ha rivestito l’azione del governo. Riferendosi alle parole pronunciate pocoprima dalla presidente della Provincia del capoluogo abruzzese, Stefania Pezzopane, Letta ha riferito «il brivido di orrore [provato] sentendo che alcune persone ridevano pensando di poter lucrare sulle disgrazie degli aquilani», assicurando che quegli imprenditori che nella notte del 6 aprile hanno riso pensando di poter fare affari sulla ricostruzione dell’Abruzzo, «non hanno mai avuto un euro dalla ricostruzione e mai l’avranno». Una lettera aperta di scuse è arrivata al sindaco di L’Aquila e a tutti gli abruzzesi dall’imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli coinvolto nella telefonata stigmatizzata. Intanto in una intervista al Corriere della sera Bertolaso si difende evocando una congiura degli invidiosi contro il grande successo di popolarità raggiunto, che in una classifica avrebbe addirittura scavalcato - senza immodestia - quella del Papa. Ma nonostante l’ostinata volontà di preservare un’immagine pulita e vincente, emergono grosse crepe. Voci critiche sul progetto dicostituzione della Protezione civile Spa si sono levate anche dentro la maggioranza mentre Maurizio Belpietro, su Libero , ha invitato Bertolaso a dire tutto quello che sa sul «sistema gelatinoso» che reggeva il giro di appalti. Giorgio Ferri Sesso e feste megagalattiche Ma Silvio difende Guido Sesso e escort, affari e appalti, potere e intercettazioni. La storia si ripete nell’Italia di inizio millennio. Se non è il re è la sua coorte e adesso si parla di Guido Bertolaso, capo indiscusso della Protezione civile, delfino del premier e sottosegretario in odor di ministro. E si parla dei vertici di una protezione civile che invece di far prevenzione si affannano a lucrare sulle disgrazie altrui o di far soldi e favori con gli amici di turni. Poi, immancabili, ci sono gli imprenditori sciacalli e gli affaristi che godono a commerciare il corpo femminile come fosse carta moneta. A mo’ di contorno un Pm romano indagato eun governo che si affretta a fare quadrato intorno al figlio birichino beccato con le mani in pasta. Ecco cosa emerge dalle intercettazioni divulgate ieri che hanno portato all’arresto di 4 persone e alle indagini su Guido Bertolaso. Un ospite di riguardo che veniva accolto con migliaia di euro (da capire se finiti effettivamente nelle sue tasche e per quale scopo) e con feste «megagalattiche» al centro benessere dell’imprenditore Anemone, scrupoloso nel fargli trovare «due o tre situazioni» magari con tal Francesca che Bertolaso, secondo quanto detto da lui stesso nelle telefonate intercettate, ama «ripassare» quando ha un pomeriggio libero. Mentre i 4 arrestati vengono interrogati si apprende che due di loro (Balducci e Anemone) avevano in programma una partenza, indizio di una «fuga» quanto mai probabile. Ma viene fuori di più: viene fuori che il sisma abruzzese del 6 aprile scorso non è stata solo una tragedia. Per alcuni, Balducci e Anemone per esempio, è stata un’occasione:l’11 aprile 2009, i due si parlano e il primo si autoelogia con il secondo per essersi fatto promotore per l’inserimento delle imprese di Anemone nei lavori post terremoto («Ti rendi conto? Chi oggi al posto mio si sarebbe mosso?»), seguendo il trend che era iniziato già la notte stessa del terremoto nella telefonata fra gli imprenditori Francesco Maria De Vito Piscicelli, direttore tecnico dell’impresa Opere pubbliche e ambiente Spa di Roma, associata al consorzio Novus di Napoli e il cognato Gagliardi: «Alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito, non è che c’è un terremoto al giorno»; «Lo so» risponde il secondo ridendo. Risate che hanno fatto inorridire mezza Italia e hanno fatto arrabbiare le istituzioni aquilane che gridano adesso ai veri sciacalli. Ma la «cricca di banditi» per usare il termine del gip di Firenze che ha condotto le indagini, non fa inorridire il presidente del Consiglio che ancora ieri tuonava: «I Pm sivergognino, Bertolaso non si tocca. Le persone di buon senso la pensano come me e di questa cosa ne sono convinto» e chissà se ha ragione. Bertolaso intanto ieri non si è sentito, sembra fosse in ospedale per un problema alla spina dorsale. Contro di lui si è scagliata l’Italia dei Valori che torna a chiedere le dimissioni, mentre il segretario del Pd Bersani le lascia «alla sua coscienza». Dario Francheschini invece pone l’accento su un’altra cosa: il ddl che dovrebbe trasformare la protezione civile in una protezione civile spa, cioè in un sistema che dovrebbe trasformare la protezione civile così come è adesso a una vera e propria cordata che si dovrebbe occupare di ricostruzioni e appalti. Una cosa contro cui, da tempo, è in programma una manifestazione: il 18 febbraio. Anita Cenci
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