Vale la pena di soffermarsi sulle ragioni che hanno spinto Berlusconi - e, di risulta, la stretta cerchia dei suoi cortigiani - a prendere le incondizionate difese di Guido Bertolaso. Contrariamente a quanto le accorate parole di Gianni Letta possano far pensare, non c’entrano la stima per l’efficienza dell’uomo, né il desiderio di proteggerne l’immagine e neppure la volontà di porre la Protezione civile al riparo da un contraccolpo che potrebbe demolirne il prestigio. Il motivo sta nel fatto che il caudillo di Arcore percepisce con il fiuto che nessuno gli disconosce di essere lui medesimo sotto sferza. Lo dice senza mezzi termini: «Il vero bersaglio sono io». Ma perché il Presidente del Consiglio ritiene di essere il vero destinatario dell’inchiesta della procura di Firenze? Solo l’inclinazione paranoica del suo carattere giunta ormai allo stadio patologico? No. La ragione di questo accanimento difensivo affonda le radici nel modello sul quale laProtezione civile è stata plasmata: una struttura autocratica, diretta da un uomo solo, dotata di poteri assoluti, priva di controlli e di vincoli, ispirata ad una filosofia che vede nelle regole soltanto pastoie burocratiche. Quello che succede nelle pieghe di un meccanismo intrinsecamente esposto alla corruzione, sino alle più indecenti incursioni speculative, è privo di importanza. Berlusconi vede se stesso, la propria concezione della politica e del potere perfettamente riflessi e chiamati in causa in questa torbida vicenda. La sua permanente disfida, ora contro la magistratura, ora contro gli organi di garanzia costituzionale, ora contro il parlamento, ora contro l’informazione libera, ha precisamente questo senso. Come la maggioranza delle azioni, in un’impresa, consegna al suo detentore un potere illimitato, così, chi ha riscosso il consenso elettorale maggioritario non deve avere più nulla e nessuno sopra di sé. Chi prova ad opporglisi deve essere contrastato. E se insiste,annientato. Dino Greco
P.S.: Mentre dalle intercettazioni della Procura fiorentina cominciano ad emergere le proporzioni della mangiatoia allestita all’ombra della Protezione civile, ieri l’altro è accaduto che Emanuele Vacca, un ragazzo di 28 anni, si sia tolto la vita per la disperazione di aver perso il lavoro impiccandosi nei locali dell’azienda presso la quale svolgeva la sua attività. Forse sapeva di non poter contare su nessun aiuto. Di certo non in un sistema di protezione sociale che a lui, e a tantissimi come lui, non avrebbe potuto offrire nulla. Esiste fra le due vicende una relazione? Eccome se esiste, grande come una casa.
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