CLEAN CLOTHES CAMPAIGN LANCIA AZIONE INTERNAZIONALE
CONTRO MARCHI DELLA MODA CHE SI RIFORNISCONO
DA FABBRICHE DEL BANGLADESH DOVE SONO MORTI BRUCIATI 21 OPERAI
 











Dopo l’incendio che ha causato 21 morti e 50 feriti in una fabbrica tessile in Bangladesh a fine febbraio, I sindacati e le organizzazioni internazionale che si occupano di diritti del lavoro chiedono una completa revisione delle norme di sicurezza nel settore.
 “Siamo di fronte a un fatto del tutto prevedibile ed evitabile, non un incidente” dichiara Deborah Lucchetti della Campagna Abiti Puliti e presidente dell’organizzazione equosolidale Fair. “L’industria Bengalese è nota per il susseguirsi di tragici fatti come questo, a chiara testimonianza delle gravi carenze strutturali dell’industria tessile in materia di salute e sicurezza. Garib and Garib, che produceva per noti marchi come H&M e Teddy con marchio Terranova, non fa eccezione”
“La Clean Clothes Campaign insieme ai partner bengalesi richiede il rispetto delle leggi sulla sicurezza dal 2000, a seguito di altri simili fatali incidenti” aggiunge Tessel Pauli del Segretariatointernazionale. “ Ma i marchi della moda, i produttori e il governo continuano semplicemente a pensare ai profitti senza occuparsi dei rischi per i lavoratori. La loro attitudine equivale a negligenza criminale”
I lavoratori erano intrappolati dentro l’edificio in fiamme mentre le uscite di emergenza erano chiuse a chiave, le scale bloccate da prodotti e materiali, la ventilazione insufficiente. I pompieri ha dichiarato che gli estintori erano “praticamente inutili”
Un incendio nella stessa fabbrica aveva ucciso un pompiere e ferito sette persone già ad agosto del 2009.
I marchi internazionali della moda come H&M e Terranova (marchio Teddy) sono anche responsabili di inconsistente monitoraggio dei livelli di sicurezza applicati alle loro catene di fornitura. Il marchio svedese H&M dichiara nel suo rapporto di ispezione dell’ottobre 2009 che questa fabbrica non mostrava carenze in relazione alle misure di sicurezza.
D’altra parte, la catena distributive Wal-Mart el’impresa canadese Marks Workwear House hanno confermato che il deplorevole stato delle misure di sicurezza li aveva portati ad interrompere gli ordini. Tuttavia, nessuno dei marchi coinvolti ha intraprese sufficienti misure per evitare la tragedia, nè spingendo il proprietario della fabbrica o l’associazione industriale BGMEA a fare azion concrete, nè denunciando la situazione al governo, ai sindacati e agli altri stakeholder.
“Abbiamo bisogno di una profonda revisione delle leggi sulla sicurezza e di una effettiva applicazione”, dichiara Mr. Amirul Haq Amin del National Garment Workers Federation. “ L’incendio alla Garib&Garib non è un’eccezione. Ovunque la legge è ignorata” aggiunge. “ Se non cambia la situazione adesso, simili tragedia si ripeteranno”
“ Sono convinto che se si vuole seriamente affrontare il problema e prevenire future morti, occorre coinvolgere i lavoratori nel monitoraggio delle condizioni di salute e sicurezza” continua Amin, “ e questo può avveniresolo attraverso il sostegno del diritto dei lavoratori di organizzarsi e lavorare con il sindacato”
L’NGWF chiede maggiori risarcimenti per le vittime e le loro famiglie, insieme a una indagine penale. La Clean Clothes Campaign ha lanciato una campagna di pressione online per spingere I merchi internazionali, il governo Bengalese e i produttori  ad agire in modo decisivo.









   
 



 
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