Preti, pedofilia, celibato
 







Imma Barbarossa




Puntualmente in campagna elettorale la diocesi di Roma è scesa in campo, schierandosi per i "progetti politici» che comprendano «la difesa della sacralità della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna, la libertà educativa e di istruzione» (leggi: no all’aborto, al testamento biologico, alle coppie di fatto etero e omo, sì al finanziamento statale e regionale alle scuole private e ai privilegi per l’insegnamento e gli insegnanti di religione cattolica). Emma Bonino è avvertita.
Eppure… il velo di ipocrisia sulla pedofilia dei preti cattolici si è finalmente sollevato: dopo i penosi tentativi di negare i tanti singoli episodi, il Vaticano ora affronta la questione sia attraverso l’esplicita condanna da parte del papa, sia attraverso l’esortazione a denunciare apertamente i casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti, frati, vescovi, sia infine attraverso lo stanziamento difondi per un massiccio risarcimento delle vittime. I molti casi accaduti in Germania hanno suscitato una severa presa di posizione del governo tedesco e della cancelliera Merkel, la quale, per quanto esponente di spicco della Cdu, forse in quanto non cattolica e figlia di un pastore luterano, ha manifestato esplicita richiesta di chiarezza su questi crimini particolarmente odiosi.
Ora, a parte situazioni grottesche in cui i presuli promuovono questue nelle parrocchie per raccogliere fondi a risarcimento delle vittime, colpiscono due punti tra i tanti: gli abusi avvenuti sui ragazzi "passeri del coro di Ratisbona" di cui è stato a lungo direttore il fratello del papa che ha ammesso per altro di aver picchiato i giovani cantori, e l’episodio della diocesi di Monaco di Baviera, che -regnante Joseph Ratzinger vescovo - accolse un prete pedofilo e gli affidò compiti sacerdotali e didattici. Ovviamente il Vaticano ha subito sollevato uno scudo protettivo nei confronti della massimaautorità, ma - tanto per essere garantisti - tutto lascia supporre quanto meno una episcopale distrazione e una sottovalutazione della vicenda.
Ora, mi preme sottolineare due aspetti della questione: il primo,ovviamente di enorme gravità, sta nella ferocia di questi preti, nella assoluta e cinica mancanza di carità cristiana e umana, nell’accanimento su corpi inermi e su anime destinate a rimanere devastate dalle cosiddette attenzioni sessuali. Ricordo che dopo l’uccisione di Pasolini, si parlò a lungo, con scandalo, di una sorta di dominio da parte del ricco e famoso intellettuale sui corpi comprati dei borgatari. Pensiamo a quale terribile dominio sia stato esercitato dai pii e devoti presuli nei confronti di ragazzi, generalmente poveri o orfani, a loro affidati dalle famiglie!
E la seconda considerazione mi sembra altrettanto macroscopica: queste terribili vicende hanno paradossalmente riacceso il dibattito sul celibato dei preti cattolici. A me sembra indecente pensare chele "mogli" debbano "servire" a guarire i pedofili dalla loro infame attitudine e vengano di fatto usate per sostituire i poveri bambini abusati, per mettere "ordine" nel presunto disordine sessuale di questi maschi. Un po’ come quando, tempo fa, un oscuro deputato della provincia pugliese,tale Cosimo Mele, balzò agli onori di cronaca per aver somministrato cocaina ad una lavoratrice del sesso in un hotel di via Veneto e il segretario nazionale del suo partito, Lorenzo Cesa, ebbe a proporre che le mogli dei deputati potessero vivere a Roma nei giorni dei lavori parlamentari per evitare le tentazioni degli onorevoli coniugi. E’ vero che Cesa fu prontamente redarguito da Casini (comunque Mele oggi è candidato al consiglio regionale pugliese e gira a parlare di sacra famiglia tra gli elettori), ma l’uso strumentale delle donne sollevò scarsa indignazione tra gli onorevoli colleghi. Così come oggi la ripresa della questione celibato non avviene per sancire, come sarebbe giusto, il dirittoall’affettività e alla sessualità di tutte e tutti, preti compresi, ma, invece, perché le mogli possano distrarre i preti da abusi, violenze, percosse, intimidazioni nei confronti dei minori. Sì, le donne, figlie di Eva la tentatrice, che causò la cacciata dall’Eden, oggi assurgono a redentrici dei peccati degli uomini.
Si dimentica e si ignora che il rapporto che si stabilisce tra il prete e la sua vittima è un rapporto di feroce dominio, in cui l’inerme viene plasmato, dominato, ricattato, indotto alla vergogna di una pratica omosessuale imposta e socialmente considerata riprovevole e segno di perduta virilità. Insomma l’inerme è considerato un oggetto, un corpo senz’anima, proprio come erano considerate le donne dai primi padri della Chiesa.









   
 



 
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