Derivati e agenzie pubbliche al Senato Usa prosegue lo scontro
 











Le stanno provando tutte, i repubblicani, per affossare la riforma della finanza proposta dall’amministrazione Obama. O almeno a renderla indigesta al grande pubblico. Uno sforzo difficile, perché le notizie dall’Europa arrivano anche negli Stati sperduti degli Usa e i banchieri non sono popolari in nessun angolo dell’Unione.
La riforma resta in discussione al Senato, dove venerdì i democratici hanno bocciato due emendamenti che cancellavano alcune novità importanti introdotte nel nuovo testo di legge. I senatori repubblicani hanno comunque annunciato che voteranno contro qualsiasi legge arrivi in fondo al dibattito. L’ultima critica del partito dell’elefantino è relativa a Fannie Mae e Freddie Mac, le agenzie pubbliche di garanzia dei mutui salvate dalla bancarotta con i soldi versati dal governo federale. John McCain e il suo collega Judd Gregg propongono, con un emendamento, di privatizzare le due agenzie entro due anni. La rispostademocratica è che si tratterebbe di un intervento troppo pericoloso a soli due anni dall’esplosione della bolla dei mutui subprime. In generale, la posizione repubblicana è quella di considerare la legge in discussione troppo statalista perché prevede forme di regolazione e moderazione dei rischi presi dagli istituti finanziari e intervento nei confronti delle banche troppo grandi per fallire. Due giorni fa il Senato ha bocciato - con due voti repubblicani - il tentativo di cancellare l’istituzione di una agenezia di protezione dei piccoli investitori.
A dire il vero, anche all’interno dello schieramento di Obama non tutto fila liscio. Esistono differenze di merito - cosa sia più opportuno fare e come - e anche di interesse. Nella legge è infatti stato inserito un emendamento che costringe le banche a disfarsi dei derivati e a non operare più come attori su quel mercato finanziario. Molti democratici sono critici nei confronti di quell’idea. In parte perché difendono gli interessidelle banche, ma non solo. Paul Volcker, ex presidente della Fed molto vicino ad Obama, sostiene ad esempio che costringere le banche a disfarsi dei derivati - che sono il prodotto finanziario più rischioso, il luogo astratto dove si è generata la crisi - sia troppo costoso, non sostenibile. Secondo Volcker altri elementi contenuti nella legge già scoraggiano le pratiche speculative. Volcker è a favore del divieto per le banche di comprare derivati con le loro risorse - ovvero di utilizzare il risparmio per speculare - ma si dice contrario a vietare che queste possano commerciare, offrire agli investitori questo tipo di prodotti. La presa di posizione di Volcker rende probabile un emendamento in questo senso. Il dibattito resta aperto, così come quello su una tassa per le banche che ripaghi le casse pubbliche degli interventi di questi anni e contribuisca alla riduzione del deficit pubblico senza costi per i contruibuenti.
m. mazz









   
 



 
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