Come ampiamente previsto e temuto, la mirabolante epopea messa in atto dal governo tramite la Protezione civile sta per aggiungere al danno anche la beffa: il piano "Case" stravolgerà per sempre il territorio aquilano, consumando un’enorme quantità di territorio e cambiando irreversibilmente il volto della città con insediamenti permanenti inutili e costosi; ma è in arrivo anche la beffa, con migliaia di aquilani senza un tetto , e per i quali, se non si troveranno soluzioni alternative, il rientro in città rischia di avvenire chissà quando. La mancanza di alloggi, come da copione, sta già generando una guerra tra poveri, dove gli stessi che fino a qualche anno fa consideravano gli studenti universitari fuori sede una iattura o nella migliore delle ipotesi mucche da mungere, ripropongono il medesimo cliché identitario ed isolazionista declinato nel sempre comodo spot "L’Aquila agli aquilani". Insomma, invece di contestare l’inettitudine digoverno e Protezione civile che avevano assicurato una casa per tutti "entro settembre", questi valorosi paladini della purezza aquilana giocano la carta populista, mettendo gli ultimi contro i penultimi, terremotati "forestieri" contro terremotati aquilani. A rafforzare la tendenza in atto, il vice di Bertolaso, de Bernardinis si accorge solo ora che non ci saranno case per tutti («Nessuno si sogna minimamente di pensare di mettere semplicemente nelle case in costruzione i terremotati, perché quelle in costruzione non sarebbero sufficienti») e che la domanda di abitazioni fortemente superiore all’offerta sta innescando fenomeni speculativi sugli affitti al limite dello sciacallaggio (fino a 1.300 euro mensili richiesti a Tornimparte per un appartamento!). Per non parlare della ricostruzione, che non è ancora iniziata perché fumose e poco chiare le procedure e l’accesso ai fondi per la riparazione degli edifici classificati A, B e C, senza considerare quelli E ed F. Si ricordail dott. de Bernardinis quando Bertolaso quasi scherniva chi osava sollevare critiche al piano "Case"? Di fronte all’emergenza, aggravata da un tale fallimento, è necessario dare concretezza immediata a due proposte imprescindibili per dare un tetto a tutti i cittadini in tempi brevi: 1) requisizione da parte della protezione civile degli alloggi invenduti (circa 3.000) e in ultimazione agibili da concedere alla cittadinanza secondo il piano della protezione civile nazionale per la sistemazione in affitto, regolarmente remunerata dallo Stato; 2) messa a disposizione da parte di comune e protezione civile di container e casette in legno completamente removibili, da concedere in comodato d’uso e da collocare su aree mirate e collettive.
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