L’incontro di ieri sera con Silvio Berlusconi mi ha colpito sul piano personale, ho trovato il presidente del Consiglio veramente alterato per l’ordalia di insulti che riceve quotidianamente da Bersani e Di Pietro: pensavo ci avesse fatto il callo, ma evidentemente la preoccupazione c’è. Anche perchè nel suo partito – il Pdl – ci sono alcuni che non fanno mistero di giocare un match personale, magari approfittando delle mosse della sinistra. Credo che la tensione non calerà. Del resto, se le cronache dei giornali registrano in Parlamento quante volte i cosiddetti finiani si mettono di traverso, vuol dire che si e’ preso tranquillamente atto che c’e’ un altro partito nella maggioranza, quello che fa riferimento al presidente della Camera. E per i teorici della semplificazione che doveva portare tutti in un solo partito per non subire più ricatti, non è la migliore delle congiunture possibili. A Berlusconi ho parlato di un aspetto dellamanovra economica che reputo grave, e dei rapporti tra Pdl e La Destra. Non ci piace affatto l’innalzamento della percentuale per ottenere il riconoscimento dell’invalidità. Anzichè puntare a pretendere rigore dalle regioni per smascherare gli abusi, i privilegi, gli imbrogli a danno della previdenza, si è messo tutto nel calderone e si rischia di compromettere i diritti dei disabili. Quelli veri, quelli che non hanno scelto di essere più sfortunati di noi. Auspico che la maggioranza parlamentare trovi la maniera per correggere un clamoroso errore di valutazione. E se noi fossimo stati in Parlamento, il cammino di quella norma sarebbe stato complicatissimo. Poi, noi e loro. La scelta che facemmo fondando La Destra non è stata uno scherzo. E oggi tutti riconoscono le nostre sofferte ragioni. Esigiamo rispetto. Se Berlusconi ha vinto le regionali è perchè abbiamo issato la bandiera del centrodestra anche su Piemonte e Lazio, a dispetto di ogni pronostico edei pasticcioni che ha in casa, in particolare nella Capitale. Ma abbiamo concorso anche altrove alla vittoria della coalizione. Laddove siamo stati presenti, abbiamo fatto la nostra parte con lealtà. E gli ho chiesto che senso ha stare assieme se non ci sono riconoscimenti istituzionali adeguati: in Piemonte abbiamo la sensazione di essere stati usati, nel Lazio si ripetono i dispetti, in Campania addirittura lo sgarbo di non poter guidare neppure una commissione. Non va bene. La periferia fa come gli pare. Ora, non sono gli incarichi la ragione per cui siamo nati. Ma nemmeno accettiamo di passare per fessi. E credo che Berlusconi stavolta lo abbia capito. C’è bisogno di segnali forti verso La Destra, movimento politico molto più radicato di tanti Pizzaioli che campano solo grazie al nome del premier stampato sulla scheda. E’ inaccettabile che prosegua una convenzione ad escluderci nelle amministrazioni locali, e i casi dei comuni di Roma e Catania sono solo i piùeclatanti. Torneremo presto a rivederci per parlarne e anche per questioni ancora più serie. 11-giugno-2010
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