Se il boom di visitatori del Sudafrica, atterrati al seguito della Nazionali di calcio, ha fatto bene all’economia del turismo del Paese, ha, al contrario, dato anche un colpo alla fauna locale, ricchissima, e già ben lungi dall’essere adeguatamente tutelata. Nel Paese, così come in molte delle nazioni limitrofe, prolifica infatti il business del turismo venatorio: elefanti, antilopi, rinoceronti, leopardi e leoni destinati a diventare spettacolari trofei nelle case di cacciatori europei ed americani. Gli imprenditori del settore non si sono fatti sfuggire l’occasione e, sfruttando il richiamo del Mondiale, hanno pubblicizzato in mezzo mondo offerte speciali a prezzi scontati per i turisti che vogliano cimentarsi in battute di caccia ai grandi predatori tra un match calcistico ed un altro. I tour operator mirano così ad allargare la propria clientela al di là dei circuiti consolidati, proponendo l’insolita ebbrezza del contatto con gli animalisimbolo dell’Africa e la "soddisfazione" di portarsi a casa il loro corpo impagliato. Tipiche del Sudafrica sono in particolare le fattorie dei canned lion, "leoni in scatola" letteralmente, allevati per essere uccisi nei safari: sarebbero almeno 5.000, secondo stime non ufficiali, quelli reclusi e complessivamente 9.000 gli allevamenti per la caccia registrati, compresi quelli di antilopi e tigri. Dopo essere stati allevati nei gabbioni, nei quali anche il re della foresta si abitua agli umani e si addomestica come un grosso gattone, gli animali devono poi per legge essere lasciati liberi nell’ambiente selvatico per almeno due anni, prima di poter essere uccisi dai cacciatori. Un provvedimento questo ottenuto nel 2008, ma in realtà inutile, come spiegato in un’intervista all’agenzia Geapress da Chris Mercer, avvocato titolare di un centro di recupero di selvatici in Sudafrica: "la lobby degli allevatori è riuscita a inficiare la norma e far risultare animali in realtà domesticicome selvatici. Il regolamento infatti non specifica in modo esplicito l’estensione dell’area nella quale gli animali dovrebbero riabituarsi al loro habitat naturale e perciò essi non vengono effettivamente liberati. Poi, dato che si ammette, anche nei due anni, un minimo intervento umano per aiutare gli animali a sopravvivere, gli allevatori stanno premendo per ottenere anche la cancellazione di questa fase obbligatoria, per i costi elevati che comporterebbe loro l’aiuto a distanza degli animali. Il business intanto va a gonfie vele: nel 1999 uscivano dal Sudafrica come trofei meno di 200 leoni all’anno, oggi sono quasi mille". Se anche i felini, comunque, venissero realmente lasciati liberi in natura per qualche tempo, l’effettiva reintroduzione di quelli che sono stati prima reclusi è praticamente impossibile e tutti sono prima o poi destinati a finire vittime dei cacciatori. I leoni infatti vengono catturati da piccoli, o a volte acquistati già adulti dagli zoo europei neiquali sono nati. E’ di questi giorni la notizia che il parco zoologico della città di Hodenhagen, gestito da un cittadino italiano che vive in Germania, ha inviato in Sudafrica tre dei leoni che facevano da attrazione in gabbia, e nei mesi scorsi è probabile che ne siano partiti molti altri, in vista del previsto incremento dell’attività in concomitanza della Coppa del Mondo. Giunti in Sudafrica, l’elemento essenziale dell’addomesticamento è il contatto continuo con gli umani: perciò i felini si espongono quotidianamente a decine turisti che si avvicinano alle gabbie per accarezzarli o per nutrirli, e li si obbliga alla docilità. Per questo, spiegano gli attivisti del CACH, la "Campagna internazionale contro la caccia dei leoni in scatola", anche quelli che dovessero eventualmente sfuggire in un primo momento ai fucili non potranno mai tornare veramente selvatici, perché si fidano dell’uomo e non hanno ricevuto l’imprinting corretto che le madri forniscono come insegnamento per lavita ai loro cuccioli. A queste poi, viene inflitto regolarmente il dolore di essere private dei figli appena nati, perché non allattando possano restare nuovamente incinte, e gli allevatori possano moltiplicare così il numero delle cucciolate. I piccoli vengono svezzati dagli umani, diventando così, praticamente da subito, obiettivi semi-addomesticati facili per i fucili dei cacciatori in vacanza, anche se inesperti. E a dare un drammatico e inaspettato contributo al mercato dei canned lion ci sono anche alcuni tour "ecologici" di europei e americani che non organizzano battute di caccia, ma fanno dell’incontro con i felini il il punto forte della vacanza: la maggioranza dei visitatori non capisce, continua il CACH, che le carezze e le foto ricordo con gli animali selvatici sono un contributo alla loro condanna a morte o nel migliore dei casi alla loro reclusione forzata e a vita.
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