Intercettazioni, dietrofront del governo Il premier: "Così resta tutto come ora"
 











La svolta arriva sotto forma di un emendamento del governo. Nonostante le ripetute promesse berlusconiane 1 che il testo non sarebbe stato toccato, il governo ha cambiato idea. Anche a fronte delle perplessità dei finiani, del Colle e alla montante protesta di moltissimi cittadini contro la legge bavaglio. E che retromarcia sia stata lo si capisce dalla stizza del Cavaliere: "Con le modifiche di oggi la legge sulle intercettazioni lascerà pressappoco la situazione come è adesso, e cioè non lascerà gli italiani parlare liberamente al telefono e l’Italia non sarà un Paese davvero civile". Per il premier "il difetto della nostra democrazia che è costruita su un’architettura costituzionale non in grado di introdurre interventi di ammodernamento".
Per Berlusconi proseguirà quindi "lo scandalo assoluto di un privato che, senza aver commesso reati, può venire registrato e vedere poi le sue conversazioni su un giornale che possono avere un pesocompletamente diverso visto che basta tagliare una frase. "Queste leggi non piacciono a certi signori della magistratura di sinistra che le impugnano davanti alla Corte Costituzionale composta a sua volta da undici giudici di sinistra".
Il testo presentato oggi modifica il divieto di pubblicazione delle intercettazioni sino alla conclusione delle indagini preliminari, che era previsto dalla parte del testo del ddl già approvata sia alla Camera che al Senato. In pratica si istituisce il meccanismo della cosiddetta udienza filtro con la quale il gip di intesa con l’accusa e la difesa decidera’ le parti pubblicabili delle intercettazioni e quelle che invece vengono secretate. Questo significa che le intercettazioni saranno coperte da segreto fino alla conclusione della cosiddetta ’udienza-filtro’.  Tuttavia, la proposta di modifica dell’esecutivo non fissa alcun termine entro il quale debba essere celebrata tale udienza, termine invece richiesto dagli emendamenti del Pd.
Laproposta di modifica comporterà molto probabilmente lo slittamento dell’esame del provvedimento a domani: sarà necessario, infatti, dare tempo ai gruppi di presentare sub emendamenti.
L’annuncio arriva dopo che i lavori della Commissione Giustizia della Camera sul ddl intercettazioni erano slittati nuovamente. La seduta odierna doveva iniziare con il giudizio del governo sui 600 emendamenti presentati dalla maggioranza e dall’opposizione. Ma pochi minuti prima dell’inizio, la comunicazione del rinvio fino al termine dei lavori odierni dell’aula di Montecitorio.
Uno slittamento che suonava come la conferma della difficile ricerca dell’accordo sul testo che doveva soddisfare i rilievi sollevati dal Colle, il punto di vista dell’esecutivo e le diverse sensibilità all’interno della stessa maggioranza. E che aveva fatto prefigurare uno slittamento a settembre. Ma Enrico Costa, capogruppo del Pdl in Commissione Giustizia della Camera, smentisce: "Non ci sarà nessun rinvio a settembre.Quello che presenterà il governo è un maxi emendamento di sintesi: il provvedimento approderà in aula il 29 luglio". Esultano i finiani.  "Non si è fatto solo un passo in avanti, ma un balzo in avanti" dice Giulia Bongiorno. Più cauto il Pd: "Certo ci sono dei passi indietro rispetto al divieto assoluto ma è una mezza via. Non risolve il problema, è un compromesso di cui dobbiamo valutare l’impatto" commenta il capogruppo Pd nella seconda commissione di Montecitorio, Donatella Ferranti. Il Pdl, invece, spinge sull’acceleratore: "Ci auguriamo che la commissione approvi le modifiche in modo da consentire all’aula di votare il provvedimento entro la prima settimana di agosto" dice Fabrizio Cicchitto.









   
 



 
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