Non c’è più neanche il solito, ipocrita, sussulto nazionalista. La contabilità dei morti italiani nella guerra afghana ormai è ridotta alla stregua di routine. I comunicati stampa, i messaggi di cordoglio, sembrano scritti con la carta carbone. Ventinove morti, ventinove messaggi tutti uguali. Stanca è anche l’opposizione parlamentare che ha sempre votato a favore della missione e che si limita alla solita litania del «governo che deve riferire alle Camere». Nessun cambio di marcia. Trapela solo rassegnazione per la consapevolezza che l’esito di quella guerra è già scritto. L’Italia è la periferia dell’impero e non è scossa neanche dallo scandalo delle carte segrete sulla sporca guerra pubblicate dal portale Wikileaks. Eppure parlano anche dell’Italia e di quella “discrezione” nell’intensificare il conflitto ed aumentare le truppe raccomandata agli Usa dagli allora ministri degli esteri e della difesa del governo Prodi. Sulla guerra in Afghanistanl’intero centrosinistra ha perso la faccia. Tutta la propaganda sulla “guerra democratica” si è accartocciata su se stessa. La guerra al terrorismo? Si è trasformata in guerra terroristica contro le popolazioni civili. Le libere elezioni esportate sulla punta delle baionette degli eserciti democratici? Il corrotto governo Karzai ha truccato l’elezioni e si è spartito voti e seggi con i signori della guerra e i trafficanti di oppio. La guerra per i diritti e l’emancipazione delle donne? Una presa di giro: basta leggere il nuovo codice di famiglia basato sulla “sharia” che ricalca in tutto il vecchio codice dei Talebani. Gli aiuti umanitari ai civili? Una goccia nel mare se raffrontati alla crescente spesa militare per armamenti e soldati. Per non parlare del sistematico boicottaggio e della chiusura di ospedali civili delle organizzazioni umanitarie indipendenti come la nostra Emergency. La guerra per i diritti umani? Ma se è l’occupazione straniera a calpestarli ogni giorno, attraversorastrellamenti di interi villaggi, bombardamenti indiscriminati, massacro di civili, copertura agli squadroni della morte che mutilano, torturano, fanno sparire chiunque sia in odore di opporsi al regime. Guantanamo, la cui chiusura era stata annunciata da Obama in campagna elettorale, è ancora lì, monumento all’ipocrisia di un occidente che fa a pezzi ogni forma di legalità. <+Cors>Liberazione<+Tondo> ha sempre scritto cosa era davvero la guerra afghana. Ora questa verità si palesa in migliaia di carte e rapporti che il Pentagono avrebbe voluto tenere nascosti. Gli imperi britannici e sovietici dovettero arrendersi davanti ai combattenti afghani. Ora la parola ritiro sta facendo capolino anche su quei giornali nazionali ed internazionali che avevano incoraggiato e sostenuto la guerra. Più prosegue l’occupazione e più sarà ingloriosa ogni “exit strategy”. Eppure, non c’è alternativa al ritiro delle truppe Nato. Allora è necessario fare un discorso serio a tuttal’opposizione al governo Berlusconi. Occorre una svolta. Per le opposizioni parlamentari significa iniziare a votare contro il rinnovo della missione e presentare una mozione per l’immediato ritiro delle truppe. Per l’opposizione nel suo complesso, rimettere la pace e il ripudio della guerra al centro della propria politica. Tagliare le spese militari, siamo certi, è più popolare di ieri visto che invece si falcidiano stipendi, pensioni, asili nido, sanità, istituti di ricerca, parchi nazionali e via dicendo. Un tempo si diceva che “solo la pace è un buon investimento”. Mentre tornano le bare dei “nostri” morti ad Herat, il cui sangue versato si somma a quello di altri militari stranieri e d’innumerevoli civili afghani, quella antica saggezza dovrebbe cominciare ad essere la politica estera dell’Italia e dell’Unione Europa.
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