|
Il sistema di prenotazione delle visite e degli accertamenti medici, rischia un doppio collasso, da una parte i lavoratori delle cooperative che gestiscono il servizio telefonico, quasi tutti part-time con stipendi indecenti e nessuna tutela, senza prospettive e garanzie adeguate, dall’altra l’utenza, pazienti con diritti certi, ma lasciati soli di fronte alla patologia o alla paura della patologia, con tempi diagnostici impossibili e troppo spesso indecenti. Il mix tra queste condizioni è semplicemente esplosivo, il sistema rischia il tracollo e tutti, lavoratori e pazienti, l’annullamento dei loro diritti. Semplificativo e fuorviante dire che le responsabilità sono dell’assessore alla salute e dell’intera struttura. Certo, hanno responsabilità anche gravi, in particolare perché dotati di scarso coraggio nell’affrontare energicamente il problema scontrandosi con le potenti lobby professionali attori del sistema, ma sostenere che siano gliunici responsabili significa non capire o proteggere il sistema stesso. Le lunghe liste di attesa hanno diverse condizioni d’origine e queste si, interne alle contraddizioni politiche sia locali che nazionali. Nel Corso degli ultimi anni, come gruppo consiliare abbiamo monitorato molte strutture ospedaliere e delle asl di tutta la regione. Volevamo verificare quali elementi ostacolano la riduzione dei tempi di attesa. L’indagine ha evidenziato come in media le attrezzature diagnostiche siano in numero sufficiente ma scarsamente utilizzate, tra le 4 e le 5 ore giornaliere per 5 giorni alla settimana con punte al ribasso di pochi minuti al giorno sino a punti elevati di impiego per 12 ore. Il basso impiego dipende principalmente da due fattori: primo, un numero elevatissimo di accertamenti diagnostici avvengono all’interno degli ospedali, i quali per funzionare nella loro attività primaria di cura dello stato acuto delle patologie hanno necessità di accertamentidiagnostici dei ricoverati. Il personale medico e tecnico che esegue le prestazioni è lo stesso e in fascia oraria ridotta, quindi deve dividere, quando va bene, il tempo tra "pazienti interni" ed "esterni". Secondo, la mancanza di personale impedisce lo "sdoppiamento" e in ogni caso la copertura di più turni operativi che potrebbero aumentare di almeno il doppio il tempo medio di "funzionamento" per accertamenti diagnostici. Ma allora sarebbe semplice basterebbe assumere personale e le cose andrebbero a posto ma qui incontriamo le prime gravi contraddizioni politiche. Ogni anno da 10 anni a questa parte, le finanziarie dei governi nazionali bloccano le assunzioni, impedendo di sostituire persino il personale che va in pensione. Ciò che conta per loro è ridurre le spese, quindi il personale e alla fine i servizi. La risposta ai tempi di attesa? Allungare la giornata lavorativa di chi resta in servizio, con straordinari pagati a gettone. I costi ? Alla fine sono maggiori e non soloperchè si paga di più l’oraio prolungato, ma perchè dopo molte ore di lavoro pressante e di forte sforzo manuale e intellettuale i rischi di errore aumentano con pesanti ripercussioni sui pazienti e quindi ulteriori costi sanitari. La prima cosa da fare è aprire un fronte vertenziale con il governo nazionale per togliere i blocco e finalmente assumere il personale necessario. Si guardi alla salute e non al risparmio su la pelle dei cittadini. Per risparmiare bisogna colpire sprechi, ruberie, appalti, in poche parole finirla con privatizzazioni e regalini agli amici degli amici. La sfida è aperta noi sappiamo da che parte stare.M.N.
|