Come alcune piante spargono i loro semi al vento, diffondendo così la vita sulla terra anche nei siti più distanti, così l’Italia ha sempre promanato per il mondo la chiara genialità dei suoi figli, sì che continuamente capita di trovarne le migliori tracce nei luoghi più inattesi. È quanto è successo, pochi anni fa, ad Angelo Tajani, scrittore e giornalista di Amalfi, ma in Svezia dal 1959, quando, passeggiando per i viali del cimitero di Stoccolma, si imbatté in un monumento funebre la cui iscrizione parlava di un artista italiano morto giovanissimo, e lo elogiava. Subito fu colpita la sua curiosità di studioso, iniziò una alacre, laboriosa ricerca negli archivi italiani e svedesi, sicché oggi ha recuperato, dando anche alle stampe, la storia di uno straordinario musicista, dalla carriera gloriosa, poi, purtroppo, dimenticata: Jacopo Foroni. Pianista virtuoso, compositore, direttore d’orchestra, Foroni nacque a Valeggio sul Mincio, pressoVerona, nel 1824, o 1825 (le fonti discordano), per spegnersi nel 1858, appena poco più che trentenne, a Stoccolma, vittima del colera. Talento precoce e multiforme, allievo dapprima del padre, Domenico, valente musicista e didatta, Jacopo, fanciulletto, già stupiva per le sue virtù di esecutore, né disdegnò altri studi, matematici, letterari e linguistici, sì da imparare ben sette lingue straniere. Intraprese, quindi, l’attività di direttore d’orchestra e di compositore, in Italia ed all’estero; ma fu pure appassionato patriota, ed il 1848 lo vide combattente sulle barricate, nelle Cinque Giornate di Milano, ed autore di musica ispirata da quegli ideali. Infine, l’opportunità di esibirsi in Svezia, dove si stabilirà definitivamente, affascinando l’aristocrazia locale, specialmente muliebre, riscotendo amplissimi consensi, ricevendo prestigiosi riconoscimenti e lasciando di sé un fortissimo ricordo. Ampia ed eterogenea la sua produzione. Quattro opere teatrali: “Margherita”, melodrammasemiserio sull’amore tra la ricca orfana Margherita ed Ernesto; “Cristina regina di Svezia”, dramma storico dedicato alla sovrana che, abbracciato il cattolicesimo, abdicò e si trasferì a Roma; “I gladiatori”, tragedia lirica ispirata dalla figura del gladiatore trace Spartaco; e “Advokaten Pathelin”, opera buffa sulla figura di un avvocato senza clienti che pensa di trasferirsi con i familiari in una località dove non ha colleghi. Quando finalmente arriva il primo cliente egli è indisposto e la nipote si innamora del giovane. Ma particolarmente interessanti, di Foroni, anche le numerose musiche di scena, le tre ouverture, la musica vocale, le composizioni sacre, gli arrangiamenti, le trascrizioni e, soprattutto, la musica per pianoforte ed il quartetto per archi che, oltre alle grandi capacità compositive del musicista, l’ampia competenza dell’armonia e la profonda conoscenza delle possibilità dei vari strumenti musicali, ci danno la misura dei suoi interessi creativi, cosìattenti alla musica strumentale ed a stilemi anche stranieri, che avrebbero sicuramente, se egli solo fosse vissuto più a lungo, apportato preziosa linfa alla musica italiana, a quei tempi, invece, più espressamente attenta alla piacevolezza melodica nostrana ed alla produzione belcantistica. E sono pagine musicali che, già solo per essere state degnate da autorevolissimi artisti, come Pietro Mascagni ed Arturo Toscanini, che le eseguirono, sicuramente meriterebbero, quanto prima, di essere significativamente restituite dall’oblio.
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