Colera ad Haiti, oltre 135 morti
 











Almeno 135 morti per un’epidemia di colera, senza contare le dieci vittime provocate dalle alluvioni degli ultimi giorni. A nove mesi dal terremoto che l’ha devastata, provocando 250mila morti e 1,5 milioni di senzatetto, Haiti sta subendo un’emergenza che sembra non avere fine. Oggi le autorità sanitarie nazionali hanno denunciato la morte di almeno 135 persone in diverse città del Paese in seguito ad un’epidemia di colera probabilmente provocata dalla cattiva qualità dell’acqua potabile. ’’Abbiamo accertato 135 decessi e 1.498 casi di persone colpite da dissenteria. Secondo le analisi di laboratorio, si tratta di colera", ha detto Claude Surena, presidente dell’associazione dei medici di Haiti, in una dichiarazione all’agenzia France Presse. Surena ha anche annunciato una dichiarazione del governo sull’epidemia.
"Abbiamo registrato la maggior parte delle vittime lungo il corso del fiume Artibonite che attraversa il centro e il nord del Paese.Si tratta di un’epidemia dovuta all’acqua utilizzata nelle case di quelle regioni", ha detto all’Afp il dottor Ariel Henry, direttore del ministero della Sanità di Haiti. "Alcune persone sono morte nelle proprie abitazioni nella regione di Artibonite e nelle zone centrali di Haiti mentre diverse centinaia sono ricoverate e poste sotto controllo", hanno aggiunto altre fonti mediche. Secondo quanto hanno riferito alcuni corrispondenti locali di Port-au-Prince la maggior parte dei decessi è avvenuta negli ospedali di St. Marc, a un centinaio di chilometri dalla capitale, e in altre località vicino alla stessa località. L’epidemia di colera è stata confermata in serata da una fonte del ministero della Salute, sulla base dei primi risultati delle analisi effettuate dopo i decessi. Il governo ha convocato una riunione urgente con le autorità sanitarie. Proprio oggi un esperto delle Nazioni Unite, Walter Kaelin, di ritorno da Haiti, ha denunciato in un rapporto la profonda crisi umanitariache il Paese sta attraversando. "Stando alle stime un milione e trecento mila persone, tra chi ha perso la casa durante il terremoto e chi è sfuggito all’estrema povertà accentuata dal sisma vivono tuttora in campi provvisori a Port-au-Prince e dintorni", ha detto Kaelin.
"Gli abitanti dei campi profughi hanno esigenze che vengono gestite internamente dal campo, come ad esempio il bisogno di avere un riparo", spiega Kaelin, "ma anche altri bisogni urgenti come l’accesso all’assistenza sanitaria, all’acqua, ai servizi igienici e all’istruzione, che coinvolgono anche l’intera comunità, garantendo così il trattamento uniforme tra chi vive nelle tende e chi no". Il rappresentante del segretario generale dei Diritti Umani degli Sfollati, fa notare l’urgenza di lanciare il processo di ricostruzione. "Questa è una crisi umanitaria che richiede una soluzione di sviluppo. Come sua responsabilità primaria, il governo di Haiti deve applicare e diffondere un piano su come offrire soluzionidurature per chi abita nei campi, e coordinarne l’attuazione con gli sfollati". Kaelin incoraggia, poi, i Paesi donatori a continuare a finanziare l’assistenza sanitaria e le attività di difesa fino a quando non si faranno progressi verso soluzioni durature e sostanziali.









   
 



 
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