Ogni anno, allo giungere di dicembre, torna l’atmosfera del Natale, l’aria fredda e pungente, le strade più affollate di persone impegnate nelle compere, i negozi più vistosamente addobbati, le vie maggiormente illuminate e, da tanti congegni sonori, dai suonatori ambulanti, a sostegno di filmati pubblicitari, nelle chiese e in ogni dove, le note melodie dei diversi canti di Natale, così come, seppur ogni anno sempre un po’ più di rado, tornano gli antichi, cari suoni degli zampognari. In questo modo, allora, la musica rinnova l’esercizio di alcune sue funzioni, quella di esaltare momenti di religiosità, irrobustire sapori di festa, rievocare atmosfere inveterate. E tutto questo attraverso una sua capacità di comunicazione, questa volta, più che strettamente emotiva, particolarmente culturale. Sì, perché se le note di “Jingle Bells” ci riportano al Natale pur senza la presenza del testo verbale, non è certo per le peculiarità specifichemusicali di quel particolare canto, ma per l’associazione arbitraria, stabilita nel tempo, di quella melodia con la particolare festività. Similmente avviene per il caratteristico timbro della zampogna. Sono associazioni dapprima esclusivamente mentali, quindi più ampiamente emotive. È come quando nel cuore di una strabocchevole folla, si percepisce, anche per un solo attimo, la fragranza di un profumo non più avvertita da anni, legata ad una cara persona mai più da allora rivista. Ecco quindi subito risorgere in noi quella figura, con tutti i suoi significati emotivi e, se felicemente emotivi, anche nostalgici. Ecco estraniarci dal momento contingente e vagare con la fantasia ed il ricordo in situazioni lontane. Ecco venire rapiti a noi stessi in quel preciso istante. Tutto ciò può succedere anche per una semplice melodia legata, per noi, ad una particolare circostanza. Tutto ciò può succedere anche per il timbro di strumenti ascoltati quasi esclusivamente in occasione di unaparticolare ricorrenza. Questa una ulteriore virtù comunicativa della musica. Questo un ulteriore motivo di necessaria esistenza di tanti differenti strumenti musicali con il loro esclusivo timbro, se per noi è pregno di significati. Questa, infine, un’ulteriore ragione che rende unico ogni oggetto sonoro e non ne giustifica mai l’estinzione. Ciononostante, quanto raro sta divenendo vieppiù il suono degli zampognari. Allora, in occasione dell’apertura di un anno nuovo, momento di buoni propositi, fiduciose speranze e benevoli auspici, giunga l’augurio che la pratica di strumenti musicali meno consueti non abbia mai a morire, con tutte le loro possibilità ed i significati che comunicano, e che le scuole ed i conservatori accolgano sempre più lo studio di questi strumenti, nostrani o esotici che siano. La zampogna, il mandolino, l’ocarina, la fisarmonica, il liuto, la viella, il colascione. Strumenti antichi e strumenti moderni, di grande letteratura musicale del passato o diumilissimi usi. L’espressività della musica non potrà non giovarsene. E che infine i compositori vogliano e sappiano valorizzarli. Anche questo, forse, è nel suono, ad ogni Natale sempre più flebile, degli zampognari. Anche questo, forse, è il loro augurio che si aggiunge ai tanti altri racchiusi nel loro melodioso canto. Felice anno nuovo ad ogni oggetto che, meravigliosamente, produce suono.
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