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La sanità rappresenta in Italia un business gigantesco. Lo Stato destina oltre 100 miliardi di euro l’anno in trasferimenti e rimborsi, cui si sommano le risorse regionali. In Lombardia, una delle regioni più ricche d’Italia, l’assistenza sanitaria è per Cl una grande opportunita d’affari, fondata sull’attacco al settore pubblico e sulla volonta di affermare una sanità privata convenzionata e -rimborsata-. La posta in gioco è enorme: -un giro d’affari di oltre 16 miliardi di euro, e il 30 per cento finisce in tasca alle lobby private-. Questo solo in Lombardia. Lo spostamento di ingenti risorse dal pubblico al privato è uno dei tratti caratteristici con cui il governatore Formigoni ha gestito la sanità in tutti questi anni. Ospedali, medici, case di cura, farmaci e tutto ciò che vi ruota intorno rappresentano il 70 per cento del bilancio regionale. Controllare la sanità è di importanza strategica sia dal punto di vista politico,sia da quello economico. Come si è evoluta la situazione? Le strutture sanitarie private hanno sempre avuto un peso così forte in Lombardia? O questo è avvenuto solo con l’avvento della -sanità ciellina- di Formigoni e dei suoi uomini? Con la legge regionale n. 1 del 1997 (due anni dopo l’inizio del primo mandato di Formigoni) inizia il processo di liberalizzazione dell’offerta sanitaria lombarda. -Il modello sanitario di Formigoni ha lasciato crescere il privato sanitario senza nessun controllo- ci spiega Fulvia Colombini, a lungo responsabile del settore Politiche sanitarie della Cgil in Lombardia. I privati esistevano anche prima del 1997, ma la novità – con l’avvento della sanità ciellina – è stata un’altra: la possibilità di indirizzare gli investimenti verso le prestazioni (i cosiddetti Drg) piu remunerative, ovviamente quelle chirurgiche. I dati parlano chiaro e mostrano come già nel periodo 1997- 2002 le prestazioni ospedaliere di tipo medico siano scese inLombardia da 1.428.693 a 1.204.583, mentre quelle chirurgiche sono salite da 674.026 a 852.590. Mentre la Regione nel suo complesso registrava un calo di quasi 7000 posti letto, nello stesso periodo il privato aumentava di 556 il numero di posti letto accreditati. Le trasformazioni intervenute nella rete ospedaliera vanno ricondotte alla -rivoluzione- introdotta nel luglio 1996 da Formigoni, quando la giunta regionale -afferma il principio di una piena parita pubblico-privato, liberalizza l’erogazione delle prestazioni di ricovero, accreditando tutta l’offerta ospedaliera privata- ci spiega Colombini. Fino al 1996 l’81 per cento dei ricoveri avveniva in strutture pubbliche, mentre il privato rappresentava il 19 per cento. Confrontando i dati del ’96 con quelli degli anni successivi, già nel 2003 emerge lo spostamento progressivo dell’attività di ricovero dal pubblico al privato. Nel 1996 quasi otto letti su dieci appartenevano alle strutture pubbliche, e i posti letto per degenzaordinaria nel privato costituivano solo il 22 per cento. Nel 2008 si registra un decisivo irrobustimento del privato, che giunge a coprire il 31,4 per cento dei posti letto, mentre il numero di quelli presenti negli ospedali pubblici scende al 68,6 per cento. Complessivamente, il numero di posti letto per abitante diminuisce, passando da 5,19 per mille (1999) a 4,84 per mille (2007). Dappertutto, in Lombardia, si assiste a un ridimensionamento del pubblico a favore del privato. L’accreditamento da a un ospedale o a una casa di cura la possibilita di lavorare all’interno del servizio sanitario regionale, cioè di partecipare ai rimborsi che vengono dalle casse pubbliche. E’ frutto di una delibera della giunta regionale, quindi e sostanzialmente una scelta politica. Nel 2001 il numero di strutture accreditate era di 737, poi è salito a 1014 nel 2008. La Regione governata da Formigoni conferma così di essere un paradiso per la sanità privata. Se è vero che, tra il 2001 e il 2008,le strutture accreditate aumentano di 277 unità, cioè del 37 per cento, è interessante notare qua’è l’avanzamento del privato. Nel pubblico si assiste a un calo di circa il 10 per cento, mentre il privato passa da 435 a 740 strutture, cioè un aumento del 70 per cento. Inizia da questi dati il nostro viaggio negli ospedali. E’ un viaggio doloroso. Il business che prevale sulla salute e forse il segnale piu intollerabile di quanto sia cinico e inumano il potere.di Ferruccio Pinotti
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