-L’Ag Striker è una società che si occupa di ricerche ed estrazioni petrolifere, nient’altro. La Hadrian ha un appalto solo per l’Iraq. Se si dovesse mai provare che noi e la società del signor Truex siamo stati in qualche modo coinvolti con la SimCo nello sfruttamento della ribellione della Guinea Equatoriale per trarne guadagno, tutti i vantaggi che abbiamo conquistato e che abbiamo protetto con un lavoro lungo e faticoso andrebbero perduti-. Gli interessi delle multinazionali che cercano di accaparrarsi le materie prima decidono della vita e della morte di milioni di persone, in Africa e non soltanto lì. L’intreccio con simili operazioni condotte in altre aree del pianeta è evidente, a partire dallo sfruttamento delle risorse petrolifere irachene. Le Spa della sicurezza, quelle che forniscono oggi contractors per ogni tipo di conflitto, come un tempo venivano offerti mercenari alla Rhodesia e al Sud Africa, sono ovviamente della partita,mentre governi occidentali e uomini della stessa amministrazione americana coltivano i propri affari all’ombra di tutto questo. Non si tratta delle ultime rivelazioni uscite dai file di WikiLeaks, stavolta Julian Assange non c’entra nulla: il complotto internazionale che ha al centro il controllo di immense quantità di petrolio e di altre materie prime è alla base dell’ultimo romanzo dello scrittore statunitense Allan Folsom, Il dossier Hadrian, pubblicato di recente da Longanesi (pp. 456, euro 19,60). Nicholas Marten, inviato in missione segreta dal presidente degli Stati Uniti, cercherà di recuperare il fascicolo segreto in cui sono racchiuse tutte le informazioni che mostrano il coinvolgimento delle major mondiali dell’energia e della sicurezza nell’affaire. Nato a Boston ma trasferitosi in California per lavorare nel cinema e nella televisione, ha fatto un po’ di tutto a Hollywood prima di affermarsi come sceneggiatore, Folsom ha scritto decine di film e una mezza dozzina dibestseller: da L’esule a La regola di Macchiavelli fino a Giorno di confessione e a Il giorno dopo domani. A caratterizzare le sue storie l’estremo realismo degli intrecci e dei temi trattati, un’attenzione particolare alla geopolitica e agli intrecci tra potere, affari e fede. Oggi tra la realtà e la finzione narrativa sembra spesso non esserci una grande distanza, non le pare? Certo, ma non sono così sicuro che si tratti di una novità. Credo sia stato Tolstoy a scrivere che un buon romanzo è capace di fotografare la realtà meglio di qualunque cronaca. Piuttosto ciò che mi sembra accadere oggi è che certi romanzi sembrano averci già raccontato da anni quello che ora ci viene rivelato da questa o quella "fuga di notizie". Ne "Il dossier Hadrian" si parla della guerra sporca alimentata dalle multinazionali in Africa per il controllo delle materie prime. Una vicenda raccontata non senza difficoltà anche da alcuni reporter indipendenti: quali sono state le sue fonti? Neimiei romanzi cerco sempre di far emergere degli elementi concreti, frutto della realtà. Perciò anche per questo libro ho raccolto molte informazioni pubblicate sull’argomento e contenute in articoli come in saggi e poi - anche questa è una cosa che faccio sempre quando scrivo qualcosa - mi sono rivolto a un esperto del settore per verificare la fondatezza dei dati che avevo trovato. In questo caso ho incontrato più volte un ex agente della Cia che vanta un’esperienza di più di trentacinque anni in Africa e che si è occupato a lungo degli affari delle multinazionali in quella parte del mondo, a partire da quelle statunitensi. Nel libro la Cia è coinvolta negli affari loschi delle multinazionali, non sembra una novità ma lei ne parla avendo in mano qualche elemento concreto? Tenendo presente che io scrivo fiction e non reportage giornalistici, posso rispondere tranquillamente che nessuno, tra gli ex agenti che ho incontrato, mi ha mai detto "Sì è vero", ma neppure il contrario. Eho imparato da tempo che tutte le volte che mi hanno detto "Non posso dirtelo" sapevo di essere i realtà sulla pista giusta. Perciò le mie fonti per affermare tutto ciò sono persone che sono state coinvolte nel recente passato in simili attività "coperte". Nei suoi romanzi torna spesso il tema degli abusi commessi da chi detiene il potere. Malgrado uno dei suoi personaggi lavori direttamente per il presidente degli Stati Uniti, lei sembra dirci che il potere non è sempre nella mani giuste. E’ così? Assolutamente, ne sono convinto e perciò non posso che scriverlo: al centro dei miei romanzi c’è in qualche sempre il tema dell’uso, e soprattutto dell’abuso del potere. Oggi nel mondo poche persone godono spesso di un potere troppo ampio e privo di qualunque sistema di bilanciamento: è evidente a tutti come una simile situazione non possa rappresentare che un pericolo per tutti noi.
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