|
Più di 90 morti al giorno in Italia per errori medici e per cattiva organizzazione è quanto emerge da analisi condotte da associazioni di medici e di giornali specializzati nel settore del rischio nel campo della sanità,di cui Assinform è l’editore. Il 90% dei medici accusati viene assolto. E i dubbi sulle indagini non fanno che aumentare. Forse non ci si rende conto di come funzionano,o meglio,non funzionano le cose fino a quando non accadono in prima persona. Si tratta di vite umane spezzate dalla inidoneità di un servizio sanitario che è incapace di rispondere alle esigenze dei pazienti. Considerando il progresso tecnico raggiunto,è assurdo che ancora possano accadere casi di questo genere. A mancare è spesso anche l’umanità che dovrebbe essere insito in ogni individuo. Si tratta di rispetto umano verso parenti che piangono disperati per l’inaccettabile morte dei propri cari. Non si tratta di morti che pongono fine ad un calvario di dolore, ma di eventi inaccettabili che trovano ragione solo nell’ insufficienza del sistema sanitario.Analizzeremo un caso:(i nomi usati non sono nomi di fantasia,sono nomi e cognomi reali. Non abbiamo paura di dire la verità ). Il caso è quello della signora Pucci Carosena,morta a 72 anni nel 2006 all’ospedale San G. Moscati di Avellino. Per capire che si è trattato di un caso di malasanità e non presunta non servono giudici. Non è stata fatta ancora chiarezza,ma i familiari hanno ben chiaro ciò che è successo. La signora in seguito ad una caduta diventa per qualche attimo afasica,poi si riprende e sotto insistenza della nipote si reca al Pronto Soccorso di Ariano Irpino per accertamenti. Riferiti i momenti di afasia, viene effettuata una TAC cerebrale. Il risultato della TAC evidenziauna massa la cui entità è sconosciuta e può essere accertata solo con Risonanza magnetica,di cui l’ospedale non è fornito,quindi la signora è costretta al ricovero all’ospedale più vicino,il San G. Moscati di Avellino.Solo dopo una quindicina di giorni circa viene effettuata una TAC con mezzo di contrasto e non una RM. La RM è nettamente superiore, perchè permette una visualizzazione in tre piani ortogonali ed un maggiore dettaglio risolutivo, quindi una maggiore accuratezza diagnostica rispetto alla TAC,che spesso,come in questo caso sarebbe servita solo ad integrare i dati della risonanza. La RM è preferibile per una maggiore evidenza di dettagli e per una pianificazione chirurgica accurata. L’esito rivela un meningioma. Il meningioma è un tumore benigno delle meningi,cresce in rapporto alla parete meningea ed ossea,e quindi comprime il cervello dall’esterno. Il tumore non infiltra il tessuto cerebrale e può essere rimosso senza danno. Essendo un tumore benigno, larimozione deve essere quanto più possibile atraumatica, evitando danni al tessuto cerebrale e danni estetici. I risultati sono buoni con un tasso di mortalità dell’1%. (Dr. Franco Caputi). L’esito viene comunicato dal Dott. Gabriele Carrabs ai familiari,sottolineando che la pericolosità è pressoché inesistente,ma che comunque per evitare la crescita della massa la paziente dovrà sottoporsi ad intervento chirurgico. L’aspettativa di vita non è compromessa dal tumore. Il 27 settembre 2006 la paziente viene sottoposta prima a RM e poi all’intervento chirurgico,nella stessa giornata, cosa già molto strana. Pucci Carosena fino al momento dell’anestesia è in ottima salute. L’intervento chirurgico è durato ben 6 ore. Dopo l’asportazione chirurgica , il dott. Carrabs dichiara che l’intervento è ben riuscito,anche se i meningiomi erano due e non uno ed erano più grandi rispetto a quelli che lui e la sua equipe aspettava di trovare per cui ha dovuto “raschiare”per asportarli e non sapevase ci fossero state delle conseguenze fisiche al risveglio della paziente,ma che comunque ,nell’eventualità, con una buona fisioterapia tutto sarebbe tornato nella norma. Quindi la risonanza probabilmente andava fatta prima per avere una visione più chiara e come dice il dott. Caputi,per una pianificazione chirurgica accurata che in questo caso sicuramente non c’è stata. Il dott. Carrabs mai disse che in pazienti con età superiore a 70 anni un intervento chirurgico è rischioso ed è preferibile non farlo. - Ma oggi più che mai,quella che viene pomposamente chiamata "scienza medica", se svincolata dal tentativo di comprensione della persona, nella sua interezza e complessità, altro non risulta essere che "bassa pratica di macelleria". - Pur avendo subìto un’operazione chirurgica importante a livello cerebrale,che avrebbe comportato cure mediche quotidiane che ahimè non ci sono state,la signora fu portata in stanza non sterile a contatto con altri 5 degenti,con diversepatologie,e in condizioni igienico sanitarie pessime. Dopo il risveglio di Carosena,ben presto ci fu un declino,ma solo agli occhi dei parenti,poiché i medici continuavano ad essere ottimisti nonostante lo stato febbrile che perdurò per quattro giorni e nonostante una forte secrezione di muchi che non permetteva una corretta respirazione. Malgrado le sollecitazioni dei parenti, la paziente non fu trasferita in una camera asettica al riparo dai germi degli altri degenti e dei familiari che si recavano a far visita in numero sempre maggiore rispetto a quello concesso dalla legge. Nel frattempo la febbre scendeva,ma la secrezione dei muchi continuava a impedire una normale respirazione. La signora allora fu monitorata da un apposito apparecchio che segnalava con l’emissione di un suono le anomalie,ma puntualmente,quando il macchinario riferiva difficoltà dei parametri vitali,il personale medico e paramedico spiegava che il problema era del macchinario stesso,e di non darimportanza al monitoraggio. Una macchina non funzionante poteva servire a qualcosa allora? Il valore che di sovente superava i limiti era quello della respirazione. E a preoccupare i familiari era proprio la respirazione!I parametri salivano più volte al giorno e ormai non rientravano più nella norma. Sempre colpa del macchinario?A parer dei medici sì! Non sarebbe stato meglio sostituire l’apparecchio con uno funzionante? Le risposte dei dottori si fecero sempre più vaghe e meno chiare, conoscere le condizione della degente risultava sempre più difficile,diventava elemosinare un diritto. Cosa stava succedendo alla signora Pucci Carosena? Il 16 ottobre la signora viene portata nel reparto di Rianimazione,pur essendo incosciente da molti giorni prima ormai. In rianimazione fu subito evidenziata una grave forma di broncopolmonite con conseguenti problemi respiratori. Il dott. Ferone illustrava la situazione ai parenti come critica,ma il dott. Carrabs continuava a sostenere chequella era una situazione provvisoria. Un miglioramento non c’è mai stato,Carosena entra in ospedale in salute a inizi settembre,con un meningioma che non avrebbe comportato danno alcuno,e ne esce il 13 novembre 2006 morta per infezione,dopo esattamente due mesi infernali . Morta per mano di assassini travestiti da medici, gente trincerata dietro una professionalità. Per ridurla cosi ci sono voluti fior di medici e infermieri “degni” di questo nome? Come mai morta per infezione una persona sana? La storia ha dell’incredibile,non solo professionalmente,ma anche umanamente. Ciò che non è accettabile, né plausibile, e neppure comprensibile è vedere con i propri occhi gente che tratta un organo, un solo aspetto di una malattia,neanche approfonditamente tra l’altro, senza metterlo in relazione con l’insieme che è l’ essere umano. Quel giorno con lei sono morti le persone che le erano affianco,muoiono oggi e muoiono ogni giorno, per una giustizia che “giusta” non è, per una giustiziache è forse troppo pigra. Il rispetto per il paziente che soffre, e per chi soffre per lui, spesso non c’è,o come in questo caso, non c’è stato. Questa purtroppo non è l’unica vicenda non andata a buon fine del reparto di neurochirurgia di quell’ospedale che ci è stata segnalata,e purtroppo non è l’unica storia neanche a livello nazionale,le denunce sono innumerevoli. Questi casi non sorprendono più nessuno,muoiono tante persone per colpa di medici superficiali che ormai è diventata un’abitudine,anzi a far notizia è quella che dovrebbe essere la normalità,una persona che viene salvata e in questo caso chi ha svolto solo il proprio mestiere,viene definito eroe,ma quelli sono dei veri medici,non degli eroi. I diritti del malato sono stati violati. Se ai malati fosse regalato un sorriso e con esso una speranza non sarebbe meglio? Non bisogna essere medici,non bisogna essere giudici,non bisogna essere competenti in materia per arrivare a questa conclusione,bisogna esserepersone,persone dotate di umanità,umanità che è mancata a questa gente. Sono tante,troppe ormai queste storie,e non è possibile che chi sbaglia non paga. Non si tratta di errori umani,bensì di orrori disumani. Il pensiero va inevitabilmente a tutte le vittime di malasanità, vittima dell’indifferenza e del pressappochismo medico,persone che hanno la sola colpa di essersi affidati a dei medici,affidando la loro vita a loro ma vivendo un’odissea clinica. Per non parlare poi di connivenze tra ospedali e mafia. La mafia è bianca,ricordando una vecchia inchiesta realizzata da Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini,è bianca come il camice dei medici.Diventa così inutile farsi domande sul perché nessuno paga.Il sistema sanitario è fatto di persone e sono loro che lo rendono quello che è. Non esisterebbero forse tante tragedie se la giustizia fosse giustizia. Di la redazione Zappingrivista
|