Appello dei medici contro l’accanimento terapeutico
 











"Io non costringo, curo". E’ questo l’appello   - promosso dalla Fp-Cgil e della Fp-CgilMedici - lanciato dai medici e dagli operatori sanitari (gli unici, peraltro, che possono sottoscriverlo) per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico. Tra i primi firmatari ci sono anche l’oncologo Umberto Veronesi, il chirurgo e senatore del Pd, Ignazio Marino, presidente della Commissione d’inchiesta sul sistema sanitario nazionale e l’anestesista Amato De Monte, alla guida dell’equipe che interruppe l’alimentazione e l’idratazione di Eluna Englaro. Un’iniziativa che nasce non solo perché venga sottoscritta dai lavoratori della sanità - come spiega il segretario della Funzione Pubblica Cgil, Rossana dettori - ma anche perché "apra un dibattito sull’etica, per dire basta a un uso strumentale del diritto alla salute, fatto dal governo 2 a partire dalla legge 40, per arrivare all’uso poliziesco dei medici cheMaroni voleva far diventare spie contro gli immigrati, alla Ru486 per finire al ddl Calabrò sul testamento biologico".
I medici, si legge nell’appello, "non vogliono una legge che costringa a mantenere in vita 5 con tecnologie straordinarie o sproporzionate chi ha deciso di rifiutarle in modo consapevole e non ha più una ragionevole speranza di recupero". E ancora: "Non vogliono calpestare, per scelte legislative ideologiche, la deontologia professionale e la stessa Costituzione che garantiscono il rispetto della volontà dell’individuo sulle terapie da effettuare". Con un messaggio inviato ai promotori dell’iniziativa, presentata oggi a Roma, Veronesi spiega che "la libertà dell’uomo, in vita come in malattia", è un valore nel quale crede molto e si dice convinto "che l’impegno unanime di scienza, diritto ed etica contribuirà positivamente alla sensibilizzazione dei diritti dell’uomo, alla qualità dell’esistenza e alla libertà decisionale dell’individuo di fronte a temi cosìdelicati e complessi come quelli di fine vita".
Il disegno di legge sul biotestamento approderà alla Camera il 21 febbraio 6 prossimo e "prima della fine della discussione in Aula - ha spiegato Massimo Cozza, segretario nazionale Funzione Pubblica Cgil Medici - presenteremo le firme al presidente Gianfranco Fini". Spiega Ignazio Marino che al provvedimento verranno presentati circa 1500 emendamenti, una quantità tale di proposte di modifica dalla quale, osserva Marino, si evince "la volontà di utilizzare qualsiasi strumento parlamentare contro una legge che non rispetta la volontà dei cittadini né tantomeno quella dei medici e degli operatori sanitari".
"Ci spaventa - aggiunge Daniela Tarquini, neurologo e direttore Uoc neurologia del Nuovo Regina Margherita di Roma - la possibilità di vederci costretti a fare qualcosa contro la volontà del paziente. Il rifiuto delle cure non prevede limiti, perché le cose dovrebbero cambiare nel momento in cui si perde coscienza? E’ un’ipotesiinamissibile".
Le fa eco Marino: "La perdita di coscienza equivarrebbe in questo caso a una perdita dei diritti, che verrebbero acquisiti da chi ha vinto le elezioni. Spero ci sia un ripensamento, una riflessione su questo - aggiunge Marino - altrimenti finiremo che il Parlamento si trasformerà in un centro studi e poi dovrà intervenire la tanto criticata magistratura per cambiare una legge contraria alla nostra Costituzione". Secondo il senatore infatti "potrebbe accadere ciò che sta succedendo con la legge 40, con il cittadino si rivolge al giudice sulla costituzionalità della legge": è infatti di pochi giorni fa la notizia che il Tribunale di Milano ha eccepito l’incostituzionalità della legge sulla procreazione medicalmente assistita, inviando gli atti alla Consulta. Si tratta del terzo caso dopo quelli di Firenze e Catania.









   
 



 
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