’Poteri a Suleiman, resto fino alle elezioni’. Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha annunciato ieri sera che non accetta ’diktat da altri Paesi’ e che la transizione andrà avanti ’da oggi fino a settembre’. Ma, soprattutto, ha terminato senza annunciare le sue dimissioni. Una folla sterminata di manifestanti a Tahrir ha reagito con rabbia al discorso di Mubarak, agitando scarpe al cielo, in segno di disprezzo verso il rais, e all’esercito ha urlato: ’Andiamo al palazzo’, insieme. E dagli Stati Uniti Obama si rivolge al governo egiziano chiedendo chiarezza: ’Noi con il popolo’. Il capo della Casa Bianca chiede una transizione immediata e inequivocabile. Oggi 18/mo giorno di rivolta: dimostranti già in piazza. Attese grandi manifestazioni. Il consiglio superiore delle Forze armate ha tenuto un "importante" incontro, su cui è atteso a breve un comunicato. E dall’Iran Ahmadinejad esulta: "Le potenze arroganti sono alla fine del loro cammino"e "con l’aiuto di Dio, si va verso un Medio Oriente senza il regime sionista (Israele, ndr) e senza gli Usa". LA PROTESTA CONTINUA, 18/O GIORNO - Migliaia di dimostranti anti-governativi hanno presidiato piazza Tahrir al Cairo, così come altri luoghi ’sensibili’ della capitale, dal palazzo presidenziale alla sede della tv. I dimostranti, riferiscono i corrispondenti di al Jazira, hanno bloccato l’area di accesso al palazzo del Parlamento, poco distante da piazza Tahrir. Imponente la presenza anche nei pressi del palazzo della tv, visto dai dimostranti come uno dei simboli del potere del regime: centinaia di persone si aggirano nelle strade circostanti, avvolte ancora dalle coperte con cui hanno passato la notte. I manifestanti nella zona, sempre secondo al Jazira, superano già le 10-20 mila persone. Dopo la preghiera del venerdì, i dimostranti dovrebbero dar vita ad una serie di massicci cortei. Al Arabiya stima, sulla base dei manifestanti già presenti nelle strade, che si tratteràdi dimostrazioni "senza precedenti" in questi 18 giorni dall’inizio della protesta. "Il governo egiziano parli chiaro. E il popolo egiziano sappia che siamo con lui": nella notte egiziana che porta al "venerdì dei martiri", le parole del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sono calate su piazza Tahir in modo inequivocabile. Obama prima di pronunciarle ha voluto riunire alla Casa Bianca la sua squadra di sicurezza, e misurarle ad una ad una. Ma, quando in piena notte le ha diffuse, sono suonate chiarissime: gli Stati Uniti - ha affermato in una lunga dichiarazione pesata con cautela riga per riga - non sono affatto soddisfatti del discorso pronunciato dal presidente egiziano, Hosni Mubarak. Gli Stati Uniti invitano il governo egiziano a fare chiarezza, e a procedere "immediatamente" verso una transizione "inequivocabile" che tenga conto delle "alte aspirazioni" del popolo egiziano. Sappia, l’Egitto, che gli Usa sono dalla parte del popolo. Parole che, nei toni, sono apparsemolto più esplicite di quanto non lo fossero mai state fin dall’inizio della crisi. "Troppi egiziani rimangono perplessi circa la serietà del governo per quanto riguarda una transizione autentica verso la democrazia. E’ responsabilità del governo parlare chiaro al popolo egiziano e al mondo. Il governo egiziano deve puntare ad un percorso credibile, concreto e inequivocabile verso una autentica democrazia, e non ha ancora colto questa opportunità". "Come abbiamo detto fin dall’inizio - ha aggiunto - il futuro dell’Egitto è e sarà determinato dal popolo egiziano". La transizione a cui gli Stati Uniti fanno riferimento prevede passi concreti, primo fra tutti la riforma della legge d’emergenza, la legge egiziana che permette di detenere persone (compresi esponenti politici) anche senza incriminazione. "Noi crediamo - ha affermato Obama - che questa transizione debba dimostrare immediatamente un cambiamento politico irreversibile. A questo fine noi crediamo che la legge d’emergenza debbaessere rimossa". "Pertanto - ha aggiunto il presidente americano - invitiamo il governo egiziano a procedere rapidamente per spiegare i cambiamenti che sono stati fatti, e chiarire in modo inequivocabile che l’Egitto è cambiato, e che il suo futuro è nelle mani del popolo". Obama ha quindi voluto chiudere la sua dichiarazione rivolgendosi direttamente alla gente che, in piazza Tahir come nel resto d’Egitto, da settimane protesta in nome della libertà e della democrazia. "Coloro che hanno esercitato il loro diritto a manifestare pacificamente rappresentano la grandezza del popolo egiziano. Abbiamo visto giovani e vecchi, ricchi e poveri, musulmani e cristiani uniti insieme guadagnare il rispetto del mondo attraverso il loro appello non violento per un cambiamento. In questo sforzo i giovani sono stati l’avanguardia, ed è emersa una nuova generazione. Hanno chiarito che l’Egitto deve riflettere le loro speranze, adempiere alle loro più alte aspirazioni. So - ha concluso Obama - che ilpopolo egiziano persevererà. Sappia che continuerà ad avere negli Stati Uniti d’America un amico".-ansa-Luciano Clerico
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