Il guerriero beduino non si arrende e straparla in Tv. Oltre 1000 vittime solo a Tripoli. Berlusconi telefona a Gheddafi
 











Al momento sembra soltanto il caos in un bagno di sangue. Un popolo affamato e irriducibile che occupa le piazze ed affronta la feroce repressione delle forze di sicurezza e dei mercenari al servizio del Tiranno. Tripoli a ferro e fuoco, mentre gran parte della Cirenaica è fuori controllo di qualsiasi autorità. Non è ancora guerra civile, soltanto perché non si sono ancora definito gli avversari di Gheddafi. Le stesse forze armate, utilizzate in parte contro i civili insorti, sembrano divise al loro interno. Si combatte ovunque e il numero dei morti parla di una vera e propria guerra. Dalla Cirenaica, lungo la costa est, la sola via di fuga per decine di migliaia di civili terrorizzati, quasi tutti immigrati egiziani che lavoravano in Libia, è l’Egitto. L’Italia, prima linea occidentale sul fronte mediterraneo delle rivoluzioni arabe, litiga con l’Europa. Ieri sera la lunga telefonata di Berlusconi all’"amico" Gheddafi per respingere le accuse diarmi italiane nelle mani degli insorti.
Tutto ancora da capire, tutto ancore da vedere. Gheddafi non molla e prima accusa l’Italia assieme agli stati Uniti di aver armato gli insorti di Bengasi,poi si intrattiene per mezz’ora al telefono con suo amico Berlusconi. Ma siamo ancora al fronte emergenza. Evitare il bagno di sangue e conseguenze immediate per i molti interessi occidentali e italiani nel Paese. Cosa in realtà stia accadendo, la portata politica prossima futura degli avvenimenti, resta ancora il mistero irrisolto. Rivolta della rabbia popolare contro il Tiranno o rivoluzione politica sul modello di quanto accaduto nei due paesi della costa mediterranea vicina?
Impossibile, per scarsità di informazioni dalla Libia isolata da mondo, cercare di capire. Valgono ora alcune conoscenze generali sul paese. La Libia, nonostante l’orgoglio nazionale esibito in quarant’anni di potere dal colonnello Gheddafi, resta una aggregazione di diverse tribù. Quindici per la storia. Societàtribale che il colonnello ha saputo coordinare in una sapiente suddivisione degli interessi, del controllo del territorio e delle risorse. Sono le stesse 15 tribù oggi a dover decidere se cavalcare una rivoluzione per portare alla caduta del vecchio despota o se limitare i disordini popolari ad un riequilibrio delle condizioni di vita popolari.
Le stesse forze armate sono figlie di quella società arcaica. Di fatto si sta verificando l’esistenza di più aviazioni, eserciti e marina. Lo spiegano le fughe di Mig e ora, di due navi, verso l’asilo neutrale di Malta. C’è chi mitraglia i civili e chi sceglia la dissidenza. Sta accadendo in maniera ancora più clamorosa tra le file della diplomazia. Ma, alla fine, sarà l’esercito, uno degli eserciti tribali a decidere cosa sarà la Libia del dopo Gheddafi, mentre il mondo, al momento, neppure conosce o ricorda quali siano i legami storici che potranno formare la nuova classe vincente e dominante.-Ami-E.R.









   
 



 
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