Conciliazione obbligatoria, trappola per i poveri
 











Con le tante, oscene proposte in tema prevalentemente di giustizia penale, avanzate in questi giorni dalla maggioranza con i ddl di iniziativa del Governo (la cui approvazione è comunque di là da venire), rischia di passare in secondo piano un provvedimento che è destinato invece a incidere profondamente e nell’immediato nella giustizia civile: la mediazione finalizzata alla conciliazione (cd. media-conciliazione).
Salvo imprevisti dell’ultimo momento, il prossimo 21 marzo questo istituto, fortemente voluto da settori economici forti, introdurrà di fatto la privatizzazione di ampi settori del sistema giudiziario italiano. Chi vorrà promuovere una causa civile, infatti, non potrà più rivolgersi direttamente al Giudice, ma dovrà prima esperire un tentativo obbligatorio di conciliazione, di fronte a un mediatore privato. Una figura, questa, per la quale il Decreto 28 non prevede una particolare preparazione giuridica, non essendo nemmenonecessaria la laurea in Giurisprudenza, bensì la frequenza di costosi corsi, organizzati (guarda caso) proprio dai soggetti che più hanno spinto per l’emanazione della norma. Così, in ragione dell’obbligatorietà della mediazione come condizione di procedibilità dell’azione, si impedisce al cittadino il libero accesso alla giustizia civile, contrariamente a quanto previsto dall’articolo 24 della Costituzione.
Quanto ingenti siano gli interessi economici in gioco (e correlativamente forti i poteri che premono per l’adozione dello strumento) è dimostrato dalla martellante - e mistificatoria - campagna pubblicitaria in atto da mesi su tutti i mass-media.
Il messaggio che si tenta di far passare è: "La mediazione conviene, costa meno del processo".
Niente di più falso, in realtà. Basta immaginare una causa di divisione ereditaria tra più fratelli per un appartamento del valore di 520.000 euro (non infrequente nel mercato immobiliare drogato delle grandi città): in questocaso, ciascuna parte dovrà sborsare all’Organismo di mediazione - privato - la bellezza di 3.800 euro. E anche laddove la mediazione fallisse, il compenso sarà comunque dovuto, e andrà ad aggiungersi alle spese di causa!
Ecco perché l’istituto della media-conciliazione, di per sé anche positivo se considerato aggiuntivo rispetto alla soluzione giudiziaria delle vertenze, diviene pericoloso e di ulteriore intralcio alla soddisfazione dei diritti dei cittadini, se considerato obbligatorio.
Va da sé, infatti, che la misura, così come prevista, si ripercuoterà maggiormente in danno dei cittadini meno abbienti. Ciò, sia perché questi saranno meno propensi a intraprendere un giudizio, pur sussistendo un giusto diritto (es. alla restituzione di una somma, sulla quale ben poco c’è da mediare), sia perché se obbligatoria è la mediazione, tale non è l’assistenza di un legale dinanzi al mediatore, che sarà appannaggio solo di chi potrà permettersene le relative, ulteriorispese.
Anche la classe forense - e in specie i più giovani - è facile prevedere ne uscirà con le ossa rotte: un problema sociale in più, nel momento sicuramente meno opportuno.
Per questi motivi, l’Associazione Organismo unitario dell’avvocatura ha deliberato l’astensione dalle udienze per il periodo dal 16 al 22 marzo, con l’adesione della quasi totalità del mondo associativo forense tra cui i Giuristi Democratici, che oggi si ritroveranno in Piazza Capranica a Roma in difesa del diritto alla difesa e del libero accesso alla giurisdizione.
Perché anche la Giustizia è un bene comune.
Cesare Antetomaso-Giuristi Democratici









   
 



 
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