La mafia si nasconde in Umbria
 











Michel Bersce
Stato e mafia
olio su tela, cm 50x40

L’Umbria è il ’’covo freddo’’ delle mafie. Un posto in cui le varie organizzazioni ripuliscono il denaro sporco e si insinuano. E’ quanto emerge dalla relazione annuale presentata dalle associazioni Libera informazione, Legambiente, Sos Impresa, Cittadinanzattiva e Mente Glocale che hanno messo insieme dati statistici, relazioni di servizi segreti, dati estrapolati dalle indagini e dai processi.
’’La presenza della mafia in Umbria non è per nulla episodica, come sento spesso dire - ha ammonito il sostituto procuratore antimafia Antonella Duchini durante la presentazione del rapporto -. Anzi, assistiamo a una progressiva mafizzazione del territorio umbro’’.
’’L’Umbria non è più l’isola felice citata ancora da qualcuno’’, ha aggiunto il sostituto procuratore, spiegando che due sono i fenomeni più preoccupanti: ’’Il primo è che siamo destinazione finale della tratta degli esseri umani, le organizzazioni portano in territori ’’non a rischio’’come il nostro persone per sfruttarle, ad esempio nella prostituzione di strada e non solo. Il secondo è quello delle ’’infiltrazioni economiche: parlo - ha spiegato ancora il pm - dell’impiego diretto o tramite soggetti apparentemente leciti di beni di organizzazioni mafiose. La mafia - ha concluso il magistrato - non ha più bisogno di farsi Antistato dato che ha accumulato capitali ingentissimi ha ora bisogno di infiltrarsi, di ’essere’ Stato’’.
Secondo la relazione di Libera Informazione, ’’mafia e Umbria è un binomio che silenziosamente si è fatto strada nel circuito legale dell’economia e che produce già un volume d’affari non indifferente attraverso i più longevi business: il traffico di droga e quello della prostituzione’’. Tuttavia, si legge, non è semplice individuare gli investimenti sommersi. In Umbria, ’’le operazioni delle forze dell’ordine negli ultimi dieci anni fotografano una Camorra che tende a sfruttare il business del traffico di cocaina, (in società con le mafiealbanesi) della contraffazione e dei reati di piccolo calibro per arricchire le casse dell’organizzazione dei luoghi di provenienza’’.
Anche la ’ndrangheta è presente sul territorio umbro, una ’Ndrangheta ’’che mira allo stanziamento, al radicamento sul territorio, all’ingresso del tessuto socioeconomico umbro con occhio particolarmente attento agli affari nel settore della ristorazione, quello commerciale e immobiliare’’.
Mentre Cosa Nostra ’’ben prima degli altri clan aveva già messo le mani su alcune aziende del settore della grande distribuzione nella regione’’.
Secondo la relazione, sono ’’tutte facce delle mafie che hanno spinto gli inquirenti a parlare di graduale ’mafizzazione dell’Umbria’’’. Anche nella relazione dei servizi segreti, l’Umbria viene accomunata alla Lombardia, alla Liguria, al Lazio e al Piemonte, come regione ’’ a rischio’’ di infiltrazioni mafiose. ’’Anche l’Umbria, come l’Emilia Romagna - viene riportato nella relazione - sono oggetto di appetitimafiosi, tra i quali quelli della ’ndrangheta risultano di tutto rilievo’’.
Lo stesso procuratore della Repubblica di Perugia, Giacomo Fumu, afferma che ’’in Umbria è in atto un fenomeno di infiltrazione mafiosa, soprattutto sotto il profilo del riciclaggio o degli investimenti del narcotraffico e dei reinvestimenti di questi proventi e questo è un fenomeno che deve essere monitorato e contrastato dagli organi della prevenzione. E’ compito di tutti. Dei cittadini, delle associazioni, degli ordini professionali, sindacati e imprenditoriali’’.









   
 



 
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