I fili spinati della nostra mediocrità
 











Di fronte all’esodo, del tutto prevedibile, di alcune migliaia di migranti e profughi non potrebbe essere più indegna la farsa che si recita nell’infelice paese in cui è ci dato vivere, ormai padanizzato da Nord a Sud, con poche eccezioni. E stridente è il contrasto fra la nobiltà della primavera araba e la miseria delle italiche risposte all’esito scontato e secondario di questa straordinaria svolta storica: nient’altro che caos, disumanità, allarmismo sociale, competizione fra egoismi istituzionali, campi di concentramento, filo spinato, minacce di rimpatri collettivi, ronde “spontanee” e caccia ai fuggitivi perfino nell’ospitale Puglia. La giovane talpa ha ben scavato: il mélange mostruoso fra nazismo leghista, cinismo individualista e proprietario, provincialismo gretto e inconsapevole si mostra oggi come la biografia più autentica della nazione. Siamo il paese che è incapace o rifiuta di costringere alle dimissioni il suo despota mediocre,compagno di merende e di bunga-bunga dei tiranni travolti dalle rivoluzioni: uno che, dopo l’apocalisse giapponese, ha l’ardire di chiamare “tsunami umano” l’arrivo dei profughi. E dunque, con coerenza, ne esprimiamo a livello istituzionale e sociale gli atteggiamenti, i tic, gli umori indecenti. All’opposto e non per caso, l’eroismo e la generosità collettivi che hanno guidato la sollevazione tunisina si sono riflessi nella solidarietà, nell’altruismo, nella serena naturalezza con cui le popolazioni poverissime dei villaggi di confine - e le stesse istituzioni tunisine - hanno accolto l’arrivo di quasi 150mila profughi dalla Libia: in un paese di appena 10 milioni e mezzo di abitanti, in una fase di difficilissima transizione politica, sociale, economica.
Da noi – paese di più di 60 milioni di abitanti - sono bastati 20mila arrivi per innescare il ciclo perverso e cialtronesco del quale abbiamo detto, che va dall’insipienza e il caos alla loro strumentalizzazione allarmistica; daldisagio e rifiuto popolari al rimpallo di responsabilità fra istituzioni. E’ d’obbligo aggiungere che solo in apparenza è meno disgustosa la Francia che a Ventimiglia ricaccia oltre il confine i tunisini: per riscattare l’onore perduto, si fa per dire, Sarkozy e soci, anch’essi ex compagni di merende di Gheddafi e grandi protettori di Ben Ali, all’accoglienza e alla solidarietà preferiscono i bombardamenti “umanitari”.
Eppure in tutto questo non v’è alcun vincolo oggettivo, piuttosto volontà perverse o inettitudini soggettive.
P er parlare solo del livello istituzionale, onde garantire ai migranti il trattamento degno di un paese civile basterebbe realizzare un piano di ospitalità diffusa, organizzata per piccoli gruppi, e soprattutto emanare un decreto per la protezione temporanea, perfettamente prevista dalle norme attuali. Il che, fra l’altro, permetterebbe ai migranti di transitare nei paesi europei e di raggiungere la Francia o la Germania, cioè le loro mete reali, aggirandocosì il “blocco” di Ventimiglia. E’ quel che chiede la miriade di associazioni per la difesa dei diritti dei migranti, a partire dall’Arci. In modo assai più ambiguo, la protezione temporanea è evocata anche dal Pd, che però non resiste alla tentazione di chiedere altresì un “accordo con la Tunisia per gestire lo stop agli arrivi e la programmazione dei rimpatri”. Forse ignorano, i “democratici”, che in tal modo tradiscono la volontà e lo spirito della primavera araba, esemplificati di recente dalla dichiarazione del Forum economico e sociale della Tunisia. Il Forum chiede al proprio governo esattamente l’opposto: rifiutare “la richiesta delle autorità italiane riguardo al rimpatrio di massa e obbligatorio degli immigrati” e “interrompere l’attuazione degli accordi sulle questioni migratorie, stipulati con l’ex regime dittatoriale”.
Ma i nostri son duri di comprendonio. Ancora non hanno capito che la libertà per la quale i giovani tunisini ed egiziani, forse anche i libici, hannolottato e lottano è anche libertà di movimento. I giovani rivoltosi che hanno sperimentato virtualmente il diritto alla mobilità – con blog, facebook e altre reti sociali – che perciò già ora si sentono parte di una comunità globale senza frontiere, non accettano più (ammesso che l’abbiamo mai accettato) il confinamento coatto entro i recinti nazionali. Con le loro rivoluzioni essi hanno decretato di essere parte quanto meno di un’unica regione euromediterranea. Di sicuro le ragioni che li spingono a mettere a rischio la vita imbarcandosi nelle solite carrette del mare sono molteplici quanto le biografie di ciascuno. Per molti giovani proletari tunisini la transizione, con il crollo del settore del turismo e del suo vasto indotto informale, significa perdita di lavoro e reddito, impossibilità di mantenere la famiglia. Per altri di loro, essa rappresenta, con l’allentamento della sorveglianza poliziesca, l’occasione per realizzare finalmente il progetto migratorio che avevano nelcassetto. Per molti partire, andare a vedere che c’è sull’altra sponda, è semplicemente il corollario della libertà conquistata con la sollevazione.
Pensare di costringere tali aspirazioni entro i fili spinati della nostra mediocrità pigra e incattivita, del nostro egoismo inetto a provinciale, è semplicemente dissennato poiché va nella direzione opposta a quella dei desideri collettivi altrui e del movimento storico. Già ora nei recinti di filo spinato si aprono squarci e vie di fuga. E a proposito: perché noi, i veri “volenterosi”, non ci armiamo di cesoie, reali oltre che simboliche, per incoraggiare il corso della storia? Annamaria Rivera









   
 



 
04-05-2016 - Svelati alcuni documenti del Trattato di libero scambio commerciale. Pressioni Usa sulla Ue
09-03-2016 - Referendum Costituzionale, Zagrebelsky: i 15 motivi per dire NO alla ’riforma’ Renzi
28-02-2016 - Trattato Usa-Ue sul commercio, le trattative si fanno al buio e la democrazia è ridotta a zerbino
14-01-2016 - La riforma costituzionale è la madre di tutte le battaglie
04-12-2015 - Bollette elettriche 2016, nella riforma delle tariffe più ombre che luci
21-11-2015 - Il Vaticano manda a processo i giornalisti Fittipaldi e Nuzzi e tre presunte fonti interne
21-10-2015 - Lo stupro della Costituzione
08-10-2015 - La deriva postcostituzionale
05-09-2015 - Renzi, Corte dei conti accusa: a Firenze 4 anni di “gravi irregolarità” in bilancio
09-08-2015 - Quei birilli in movimento sul tavolo della nostra democrazia Napolitano: "Perché la riforma del Senato non minaccia la democrazia" Scalfari: troppi poteri in mano al premier, ecco perché la riforma va cambiata
21-06-2015 - Sognando gli Stati Uniti d’Europa nel paese dei ciechi
10-06-2015 - Crac della clinica vaticana: "Arrestate il senatore Azzollini"
24-05-2015 - Rimborsi, la grande abbuffata dei partiti Un tesoro incassato coi contributi pubblici
09-03-2015 - I benefici che Draghi procurerà all’Italia e a Renzi
27-02-2015 - Scontro di potere in Vaticano

Privacy e Cookies