Napolitano prima del voto valuterà gli effetti "Processo Breve"
 











Presidente Giorgio Napolitano

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima della sua approvazione finale da parte del Parlamento. Le polemiche continuano. Il Pd annuncia battaglia: "non gli faremo calendarizzare il processo breve in aula" al Senato, dice la presidente dei senatori del Pd Finocchiaro. Sul fronte del governo, vertice tra il presidente del Consiglio, Berlusconi e i capigruppo della maggioranza per fare il punto sul prosieguo della legislatura.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha intenzione di verificare gli effetti della prescrizione breve prima ancora della sua approvazione finale da parte del Parlamento. A chi gli chiedeva infatti cosa pensasse delle molte preoccupazioni espresse dal Csm e dalle famiglie delle vittime di Viareggio sul fatto che la legge possa fare saltare molti processi, il Capo dello Stato - a margine dell’inaugurazione della ristrutturatastazione centrale di Praga - ha detto: ’’valutero’ i termini di questa questione quando saremo vicini al momento dell’approvazione definitiva in Parlamento’’.
 Dobbiamo "chiarire" con il Colle è spiegare bene gli effetti di questo provvedimento. Così Silvio Berlusconi nel corso del vertice a palazzo Grazioli è tornato sulla necessita di avviare "dialogo" con i Capo dello Stato, secondo quanto riferito da alcuni partecipanti, dicendosi convinto che anche il Colle comprenderà le ragioni del provvedimento.
La legge sulla prescrizione breve approvata ieri dalla Camera "é un’amnistia permanente per numerosi gravi reati, come la corruzione, l’evasione fiscale, la truffa, la truffa ai danni dello Stato, l’appropriazione indebita, l’omicidio e le lesioni colpose, quelli in materia di ambiente e di infortuni sul lavoro". Lo sostiene l’Anm, aggiungendo che il provvedimento "uccide i processi".
’’Ma non chiamatelo ’processo breve’’’. Cosi’ Avvenire, il quotidiano della Cei, titolaoggi un editoriale sul provvedimento approvato ieri dalla Camera: un provvedimento, scrive il giornale dei vescovi, che non sciogliera’ i ’’nodi’’ della ’’questione giudiziaria’’ italiana.
’’Con questa definizione - afferma l’editorialista Danilo Paolini - non vanno intese, pero’, l’urgenza dell’attuale presidente del Consiglio di risolvere i suoi guai con taluni magistrati di Milano e la costanza (non priva di forzature procedurali, ne’, talvolta, perfino di venature d’astio) con la quale questi ultimi lo incalzano ormai da quasi vent’anni, bensi’ proprio la lentezza dei processi civili e penali’’.
Il problema e’ la lentezza della giustizia italiana, e la legge passata ieri, secondo Avvenire, non aiutera’ a risolverlo: ’’Non servira’ ad abbreviare i tempi dei processi’’ ma solo a ’’prendere atto’’ del ’’fallimento’’ di uno ’’Stato che non riesce a garantire una sentenza definitiva in tempi ragionevoli. Ma questa e’ la radiografia del male, non la cura’’, conclude il giornaledella Cei. 
’’Ieri c’e’ stato un muro contro il muro del buon senso, delle esigenze del Paese. Noi non siamo per niente affezionati a passare i giorni e le notti a discutere dei processi di Berlusconi, vogliamo parlare dei problemi enormi del paese e per questo proviamo una grande amarezza’’. Cosi’ il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, arrivando ad un incontro sull’universita’, valuta l’approvazione del processo breve. ’’C’e’ una grande amarezza - sostiene Bersani - Anche se noi abbiamo combattuto per rendere chiaro che a loro non interessano i problemi dell’Italia’’.
Il capogruppo del Pdl a Montecitorio Fabrizio Cicchitto ha inviato una lettera al presidente Gianfranco Fini chiedendogli un "intervento pubblico in aula" nei confronti della vicepresidente Rosy Bindi per i fatti avvenuti in Aula ieri durante e dopo il voto finale sul testo sulla prescrizione breve. Cicchitto definisce "gravissimo" quanto è accaduto ieri in aula, invocando un intervento in proposito dellapresidenza della Camera. Quanto Bindi ha detto nei suoi confronti, sostiene Cicchitto nella sua lettera, sono "falsità", aggiungendo tra l’altro di non essere stato allontanato a suo tempo dal Psi.
Maria Grazia Siliquini rinuncia alla nomina che l’ha vista indicare nel board di Poste Italiane. Al centro delle polemiche da parte delle opposizioni che l’accusavano di essere stata ’ricompensata’ dalla maggioranza per aver abbandonato Fli il 14 dicembre al momento della votazione sulla sfiducia a Berlusconi, la Siliquini ha deciso di non accettare l’incarico. La parlamentare, ora in Iniziativa Responsabile, ha già informato il Tesoro, l’amministratore delegato di Poste, Massimo Sarmi, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.









   
 



 
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