In difesa della democrazia costituzionale
 











Un grido univoco si eleva dai cortei del 25 aprile. Dice che quella che si celebra non è una ricorrenza, è molto di più. Serve a ribadire un impegno: "ora e sempre Resistenza". È il giuramento di fedeltà alla nostra democrazia. Dobbiamo ripeterlo, anno per anno. Non dobbiamo dimenticarlo, non dobbiamo stancarci. Non è per retorica che lo facciamo. È per difenderci. Per difendere la democrazia italiana. Con essa e per essa, noi stessi. I nostri diritti, il nostro potere di cittadine e cittadini, proprio, ed esattamente quello che fu conquistato dal popolo italiano il 25 aprile del 1945. Quando, liberatosi da ogni oppressione, decise di costituirsi in stato, mediante l’Assemblea Costituente che elesse il 2 giugno 1946 e a cui conferì il compito, arduo e santo, di dettare i principi, le norme della convivenza, le istituzioni che avrebbero assicurato libertà ed eguaglianza a ciascuno ed a tutti.
Pensavamo che con la Costituzione il popolo italianoavesse conquistata per sempre la sovranità. Quella autentica, quella vera, quella costituzionale. Che è inalienabile, indivisibile e non delegabile.
Non è potere, funzione, ruolo, incarico, servizio che possa essere disponibile e appropriabile da qualcuno, anche se eletto. Perché se lo si elegge, si elegge l’usurpatore, si elegge il tiranno, comunque denominato, comunque mascherato. Non c’è elezione, non c’è democrazia che possa consentirlo. Permetterlo è già attentato alla democrazia.
Fu compiuto, e si compie, invece, questo attentato con la legge elettorale vigente. Perché permettendo di leggere sulla scheda il nome dei capi dei vari schieramenti elettorali, permette al capo di quello vincente di mentire. Dando ad intendere che è stato eletto dalla maggioranza degli elettori quando, invece, gli elettori votano la lista nella quale è compreso come uno dei candidati da eleggere, lo votano come uno dei tanti deputati o dei tanti senatori. Le elezioni delle Camere del Parlamentosono infatti elezioni di una pluralità di persone, perché i parlamenti sono istituzioni plurali, devono rispecchiare la pluralità della base sociale che li elegge. Diventano altrimenti altra, incomparabile cosa.
Il secondo ed enorme attentato che si commette con la legge elettorale vigente è quello di privare le elettrici e gli elettori del potere di scegliere direttamente i deputati ed i senatori. Quelli che oggi siedono in Parlamento sono stati scelti invece da quei cinque o sei capipartito che formarono la loro lista dei candidati collocando in testa alla lista i più fedeli loro amici e così farli eleggere.
Oggi in Parlamento non ci sono i rappresentanti delle elettrici e degli elettori, ma i rappresentanti dei capipartito.
Il terzo attentato la legge elettorale vigente lo configura col premio di maggioranza. Lo schieramento (o lista) che ottiene un voto in più di ciascuno degli altri si appropria alla Camera di 340 seggi su 630, e per il Senato un voto in più di unoschieramento (o lista) dà diritto al 55 per cento dei seggi in ciascuna Regione. Non rileva affatto la somma dei voti degli altri schieramenti che si dimostrasse maggiore di quel voto in più che dà diritto al premio. Questo congegno trasforma una minoranza in maggioranza. Una truffa. A volerla, ad imporla è stato, ovviamente, Berlusconi.
È questa legge che ha trasformato l’ordinamento repubblicano, ha permesso 38 leggi ad personam, sottraendo Berlusconi al codice penale. Realizzando, cioè, l’oltraggio più plateale al principio di eguaglianza. È questa legge che permette di governare a chi quotidianamente si scaglia contro la democrazia italiana. La colpisce aggredendo la Costituzione della Repubblica. Aggredendola nei principi, nelle singole norme ed in ogni sua istituzione. Attacca ogni giorno Magistratura, Corte costituzionale, Presidente della Repubblica, i contropoteri che, col costituzionalismo di Montesquieu, la democrazia moderna ha inventato, per distribuire il potere,sottrarlo a uno solo e come garanzia indefettibile dei diritti. Mira quindi all’assolutismo, il Cavaliere, visto che ha trasmutato il potere del corpo elettorale, distorcendolo, falsandolo, per poi impossessarsene.
Non è casuale e non è diverso il senso dell’assalto di Berlusconi alla Costituzione e quello che da mesi ha scatenato Marchionne ai diritti dei metalmeccanici. Lo dimostra, tra l’altro, l’intento del governo di modificare l’articolo 41 della Costituzione, per il quale l’iniziativa economica privata non deve svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Vogliono cambiarlo, vogliono che all’assolutismo nello stato corrisponda quello nelle fabbriche.
Si impone quindi imperiosa ed intransigente la difesa di tutti i nostri diritti, per riaffermare e ricostruire la democrazia costituzionale. Si levi quindi alto domani, 25 aprile, soprattutto si senta come dovere inderogabile l’impegno di sempre adifesa dei valori e delle conquiste della Resistenza. Gianni Ferrara









   
 



 
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