Libia, fatwa degli imam contro Italia e Nato dopo il raid a Brega
 











-Mille persone moriranno per ciascuno degli 11 imam uccisi» ieri nel raid della Nato a Brega. Questa la fatwalanciata nei confronti di «Italia, Francia, Danimarca, Qatar ed Emirati Arabi», Paesi che fanno parte della Nato. A lanciarla alcuni imam presenti ad una conferenza stampa del portavoce del governo di Tripoli Moussa Ibrahim indetta per annunciare che i funerali degli 11 imam si sarebbero tenuti oggia. «Uccidete 1.000 persone - hanno detto - per ciascun imam ucciso in Italia, Francia, Danimarca, Qatar ed Emirati Arabi-.
Per la Casa Bianca, il Consiglio di transizione libico (Ctn) è «un interlocutore legittimo e credibile del popolo libico»dichiara il consigliere per la Sicurezza nazionale, Tom Donilon, dopo aver ricevuto per la prima volta alla Casa BiancaMahmoud Jabril, uno dei dirigenti del principale movimento di opposizione libico, con il quale Washington intende continuare a lavorare, in attesa che Muammar Gheddafi lasci o vengacacciato.
A Donilon, Jabril ha chiesto una intensificazione delle azioni della Nato in Libia, il riconoscimento dei principali movimenti di opposizione libici, l’accesso ai beni congelati del regime, più aiuti umanitari, come lo stesso primo ministro ad interim del Cnt aveva anticipato in un editoriale sul New York Times. Poche ore prima, in un incontro con il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, il presidente degli Stati Uniti aveva confermato la linea dura nei confronti del leader libico Muammar Gheddafi, decidendo di non fissare nessuna scadenza per le operazioni della Nato, attualmente in corso.
Secondo la Casa Bianca infatti, Obama e Rasmussen «si sono trovati d’accordo sul fatto che le operazioni hanno salvato numerose vite e che fino a quando il regime di Gheddafi continua ad attaccare il suo popolo, la Nato manterrà le sue operazioni per salvare i civili». Alla Casa Bianca Jabril ha cercato soprattutto di ottenere il riconoscimento ufficiale, oltre agliindispensabili finanziamenti perché le casse del Cnt sono sempre più vuote: occorrono circa tre miliardi di dollari entro la fine dell’anno. Il dirigente del Consiglio di transizione libico non ha ancora ricevuto piena soddisfazione, anche se passi avanti decisivi sono stati fatti in questi suoi giorni a Washington.
Per la Casa Bianca riconoscere il Cnt è  ancora prematuro, mentre sono state gettate le basi per permettere lo storno delle ingenti somme del regime libico congelate negli Stati Uniti, complessivamente oltre 30 miliardi di dollari. Quando sarà andata in porto la legge che il presidente della commissione esteri del Senato, John Kerry, sta mettendo a punto, il Cnt potrà ricevere fino a 150 milioni di dollari, in attesa di poter ottenere una serie di crediti garantiti. Prima di recarsi alla Casa Bianca, Jabril è stato ricevuto al Dipartimento di Stato da Jim Steinberg, il numero due del segretario di Stato Hillary Clinton, che lo stesso leader del Cnt aveva incontratoa Parigi a marzo. Secondo Mark Toner, il portavoce del Dipartimento di Stato, i due -hanno parlato della necessità di rendere disponibili fondi per alleviare le sofferenze del popolo libico e rispondere ai bisogni di funzionamento dell’opposizione-.









   
 



 
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