Vi racconto una storia di giustizia e libertà
 











Splendeva forte il sole a Garbatella, in una giornata come tante, dove i bambini dovrebbero stare al parco a rincorrersi o a scuola a imparare a studiare…certamente non barricati a casa con la paura di essere mandati via. Ma in questa giornata come tante accadeva proprio questo e non è neanche una spiacevole eccezione perché accade purtroppo tutti i giorni a tanti. Noi lo sappiamo bene. I nostri sportelli municipali ne vedono molte di queste storie che sembrano più o meno tutte uguali, ma ognuna ha il suo dolore soggettivo, frutto anche dell’abbandono delle istituzioni, alle quali le reti sociali, familiari e comunitarie si sostituiscono, ammortizzando spesso la tragedia di chi non ha casa.
Lo sfratto di Flavia poi è davvero anche un’ingiustizia, di fronte alla quale chi di dovere ha girato le spalle, lasciando che il più forte vincesse sul più debole…come nella giungla. E qui non centra la giustizia formale, che probabilmente ha commesso untragico errore, ma il buon senso, la cui totale mancanza ha permesso che accadesse ciò che è accaduto ieri. Perché cinque feriti e tre persone arrestate con obbligo di firma in attesa di giudizio è un bilancio sproporzionato e pesantissimo per una semplice operazione di sfratto. Cosa è successo? Qualcuno ha perso la testa? Le forze dell’ordine hanno voluto colpirne uno per educarne cento? E a che pro? La cosa certa è un’amara consapevolezza: quella che la politica assente in materia sociale demanda all’ordine pubblico soluzioni che non riesce a trovare. Quello che è successo martedì a Garbatella purtroppo è un segnale inquietante, un segnale che rispecchia un clima generale in città, a Roma. Le forze politiche che governano mostrano i muscoli e reprimono, tentando di difendersi da un vento nuovo che soffia tra la gente che chiede democrazia e libertà. Sono ormai tre giorni che al Campidoglio è vietato manifestare proprio quando la giunta si prepara a portare al voto la svendita delpatrimonio Atac. Un immenso patrimonio pubblico che potrebbe essere utilizzato per le necessità dei cittadini, come asili, case, spazi di aggregazione, ma che invece rischia di essere strumento di profitti e speculazioni. A San Paolo i cittadini si sono ribellati e hanno occupato una di queste rimesse in vendita per impedire che ciò avvenga. Sono gli stessi che hanno liberato l’acqua dalle grinfie dei poteri forti e che oggi rivendicano la città come bene comune.
E intanto a Garbatella ci si prepara oggi a rispondere alle intimidazioni e alle provocazioni di coloro che hanno tentato di intimorirci con le botte in commissariato e in piazza, rilanciando però un messaggio chiaro alla politica: il diritto all’abitare e i beni comuni vanno tutelati nell’interesse dei cittadini e delle cittadine. Rivendicare è giusto e ribellarsi è un diritto che nessuno mai potrà sottrarci.
Giovanna Cavallo-Action, diritti in movimento









   
 



 
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