Beppe Grillo: “In Val Susa prove generali di dittatura. I black bloc? Sono in Parlamento”
 











Beppe Grillo è intervenuto a margine della manifestazione NoTav davanti al blocco della Centrale, da dove si scorgevano i fumi dei lacrimogeni provenienti dalla Maddalena. “Siamo ormai in una dittatura di fatto”, ha detto il comico genovese, “ed è cominciata una sorta di guerra civile”. “Volevo esserci è una battaglia che con voi stiamo conducendo da tanti anni”, ha spiegato ai No Tav, che lo applaudono.
“Qui ora stanno sperimentando cosa vuol dire picchiare i vecchi”. Poi Grillo aggiunge: “Le prove generali erano state fatte già nel 2001 al G8 di Genova alla scuola Diaz”. “Hanno preso – prosegue – i cacciatori dell’Aspromonte dei carabinieri da mettere in valle per cacciare i black block. Black block che si riconoscono perché hanno un chiaro accento valsusino”. “Io sono qua – continua tra le ovazioni del popolo NoTav – per testimoniare per le persone che non sono potute venire, oramai i nostri referenti sono i poliziotti antisommossa, li vediamoa Parma a respingere i manifestanti che pacifici assediavano il comune dopo la retata di dirigenti comunali per corruzione e li vediamo qua oggi”.
Il leader del Movimento 5 stelle fa continui riferimenti alle forze dell’ordine impegnate in Val Susa. “Bisogna convincere i poliziotti che questa è una guerra civile, loro non sono informati sui fatti, loro sono persone che non farebbero mai quello che un poliziotto normale fa altrove, come rovesciare un campo tenda, come è successo”. Inoltre se la prende con i costi della Tav: “Ci son0 interessi – spiega – da 22 miliardi di euro nell’alta velocità, si dovrebbe chiamare presa per il culo e non Tav. Una presa in giro – afferma – a tutti gli italiani, non solo ai valsusini, 22 miliardi a debito di tutti gli italiani”.
Infine, rincara: “Vogliono convincerci che si tratta di un’opera utile, ma sono in preda di un delirio, parlano di cose che non sanno. Hanno fatto una manovra di 40 miliardi e ne spendono 17 per un treno inutile. Il futuro– conclude – non è la velocità si grandi distanze, ma la produzione in loco e la filiera corta. Dobbiamo spostarci meno”. ilfatto
di Roberto Cuda









   
 



 
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