I giudici della seconda sezione civile del tribunale di Milano hanno confermato in appello con uno ’sconto’ la sentenza che obbliga Fininvest a risarcire Cir per il Lodo Mondadori. Fininvest dovra’ versare 560 milioni di euro al gruppo di Carlo De Benedetti. La sentenza e’ immediatamente esecutiva. "Neppure un euro è dovuto da parte nostra, siamo di fronte ad un esproprio che non trova alcun fondamento nella realtà dei fatti né nelle regole del diritto". Lo afferma il presidente di Fininvest Marina Berlusconi nella lunga dichiarazione dopo la sentenza del Lodo Mondadori, che si riporta integralmente. "E’ una sentenza che sgomenta e lascia senza parole. La Fininvest, che ha sempre operato nella più assoluta correttezza, viene colpita in modo inaudito, strumentale e totalmente ingiusto. E il parzialissimo ridimensionamento della sanzione rispetto al giudizio di primo grado nulla naturalmente toglie alla incredibile gravità del verdetto. Ma questaè una sentenza che suona anche come un’amara sconfitta per la giustizia, per quanti continuano a credere che esista, che debba esistere, una giustizia imparziale e giusta. E’ una sentenza che rappresenta l’ennesimo scandaloso episodio di una forsennata aggressione che viene portata avanti da anni contro mio padre, con tutti i mezzi e su tutti i fronti, compreso quello imprenditoriale ed economico. E’ indiscutibile che questo attacco abbia come principali protagonisti una parte della magistratura (e della magistratura milanese in particolare) e il gruppo editoriale che fa capo a Carlo De Benedetti. E adesso, con un verdetto che nega l’evidenza emesso dalla magistratura milanese, la Fininvest viene condannata a versare una somma spropositata proprio al gruppo De Benedetti. Una somma addirittura doppia rispetto al valore della nostra partecipazione in Mondadori. Neppure un euro é dovuto da parte nostra, siamo di fronte ad un esproprio che non trova alcun fondamento nella realtà dei fattiné nelle regole del diritto Anche di fronte ad un quadro così paradossale e inquietante, non ci lasciamo però intimorire. Già in queste ore i nostri legali cominceranno a studiare il ricorso in Cassazione. Siamo certi di essere assolutamente nel giusto, dobbiamo credere che le nostre ragioni verranno alla fine riconosciute. Verità e giustizia non potranno continuare ad essere calpestate e piegate a logiche inaccettabili e indegne di un Paese civile".E’ stata definita sin dal primo giorno la ’Guerra di Segrate’, la lotta cioe’ tra la Fininvest di Silvio Berlusconi e la Cir di Carlo De Benedetti per contendersi la Mondadori, durata piu’ di 20 anni. Queste le tappe della vicenda. - 10 maggio 1988: Carlo De Benedetti, grazie all’alleanza con una parte degli eredi del fondatore della Mondadori, la moglie e il figlio di Mario Formenton, entra da trionfatore a Segrate, andando a ricoprire coi suoi uomini e i suoi alleati tutti i posti in consiglio. E’ il ’prologo’ della ’battaglia’ per ilcontrollo della principale casa editrice italiana. La ambizioni di Berlusconi, entrato qualche anno prima come socio, vengono ridimensionate. - 21 dicembre 1988: i Formenton e la Cir siglano un accordo che porta l’ingegnere ad avera la maggioranza di Amef, la societa’ controllante il grande gruppo editoriale. Accordo che pero’, dopo le pressioni di Fininvest, i Formenton vogliono disdire. - 25 gennaio 1990: il cambio di schieramento dei Formenton consente a Silvio Berlusconi di insediarsi come nuovo presidente. De Benedetti protesta invocando l’accordo sottoscritto coi Formenton pochi mesi prima che prevedeva il passaggio delle quote degli eredi alla Cir entro il 30 maggio 1991. Gli schieramenti non trovano un accordio e decidono di ricorrere a un lodo arbitrale per stabilire se il contratto Formenton - De Benedetti debba avere corso o se i Formenton possano vendere il loro pacchetto a Fininvest - 20 giugno 1990: i tre arbitri, Pietro Rescigno (designato Cir), NatalinoIrti (Mondadori) e Carlo Maria Pratis (procuratore della Corte di Cassazione) sancisce che l’accordo tra De Benedetti e i Formenton e’ ancora valido a tutti gli effetti, le azioni Mondadori devono tornare alla Cir e De Benedtti ha il controllo del 50,3% del capitale ordinario e del 79% delle azioni privilegiate della Mondadori. Berlusconi e’ costretto a lasciare la presidenza, ma prepara il ricorso. - 24 gennaio 1981: i giudici della Corte d’Appello di Roma, Arnaldo Valente (presidente), Giovanni Paolini e Vittorio Metta (giudice relatore) stabiliscono che il lodo arbitrale e’ nullo perche’ una parte dei patti dell’accordo del 1988 tra i Formenton e la CIR e’ in contrasto con la disciplina delle societa’ per azioni. Mondadori torna in mano a Berlusconi, ma i direttori e i dipendenti di alcune testate si ribellano e, dopo una complessa mediazione condotta da Carlo Caracciolo, Repubblica e L’Espresso tornano alla Cir, mentre Panorama, Epoca e tutto il resto della Mondadori restanoalla Fininvest che riceve 365 miliardi di lire come conguaglio per la cessione delle testate all’azienda di De Benedetti. - 1995: la teste Stefania Ariosto racconta ai pm milanesi che Valente e Metta erano amici intimi di Cesare Previti, avvocato Fininvest, e dice di avere sentito quest’ultimo parlare di tangenti a giudici romani. I magistrati rintracciano movimenti sospetti di denaro che andavano da Fininvest ai conti esteri degli avvocati del Biscione e da questi al giudice Metta. Secondo l’accusa, Metta viene ’comprato’ con un versamento da 425 milioni di lire. - 19 giugno 2000: Berlusconi, Previti, Attilio Pacifico, Metta e Giovanni Acampora vengono prosciolti dall’accusa di corruzione per avere comprato la sentenza dal gup Rosario Lupo. La Procura impugna il proscioglimento. - 25 giugno 2001: la Corte d’Appello emette la sentenza sul ricorso per il Lodo Mondadori. Per Previti, Pacifico, Acampora e Metta si rovescia il proscioglimento e sono rinviati a giudizio.A carico di Berlusconi viene ipotizzato il reato di corruzione semplice, ma i fatti risalgono al 1991 e il reato e’ gia’ prescritto. A novembre, la Cassazione respinge il ricordo dei legali del Cavaliere che chiedevano l’assoluzione nel merito. Nel maggio dell’anno successivo il processo per il Lodo viene riunito con quello Imi-Sir. - 29 aprile 2003: Metta (13 anni), Previti e Acampora (entrambi a 11 anni) sono condannati, mentre nei confronti di Berlusconi viene dichiarato il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione grazie anche alla concessione delle generiche. - 23 maggio 2005: sentenza ribaltata in appello: tutti assolti per la parte relativa al Lodo e condannati solo per Imi - Sir. - 4 maggio 2006: annullata la sentenza d’appello del 2005. Si ordina il rifacimento del processo solo per il Lodo. - 23 febbraio 2007: la Corte d’Appello condanna Previti, Pacifico e Acampora a un anno e mezzo e Metta a due anni e 8 mesi per corruzione giudiziaria: LaCassazione conferma le condanne il 13 luglio, alzando di un mese la pena a Metta. - 3 ottobre 2009: il giudice civile Raimondo mesiano stabilisce che la Fininvest di Berlusconi deve pagare 749,9 milioni di euro alla Cir per danno patrimoniale da "perdita di chance" perche’ "grazie alla sentenza ingiusta resa dalla Corte d’Appello di Roma, la Fininvest pote’ trattare con la Cir da posizioni di forza".
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