Magnifici auspici per il neonato concorso internazionale per giovani cantanti lirici “Rosa Ponselle città di Caiazzo”. Ben ottanta i concorrenti, italiani e stranieri. Qualificata la giuria che annoverava i direttori d’orchestra Fabrizio Maria Carminati, Edward Polochick e Simeone Tartaglione, il critico musicale Enrico Stinchelli, i soprani Maria Dragoni, Marilena Laurenza e Patrizia Greco, il tenore Nazzareno Antinori e la pianista e direttrice di coro Adriana Accardo. Deliziosa la località ospitante, una Caiazzo onusta di storia, rasserenante quiete ed incantevole amenità paesaggistica. Consolatrice la bontà tecnica e musicale dei quattordici concorrenti finalisti che si sono sfidati tra le pareti dell’accogliente teatrino di Palazzo Mazziotti e che hanno fatto dimenticare con la loro bravura una situazione attuale musicale e belcantistica italiana così lungi da tempi passati, neppur da troppo, e gloriosissimi. Così, dallevoci di Clara Calanna, Antonella Carpenito, Kyunam Choung, Irma Culicigno, Davide Giangregorio, Marianna Mastroberardino, Fabrizio Paesano, Raffaele Raffio, Anna Giovanna Salerno, Valeria Sepe e Giuseppe Talamo, sono uscite vincitrici del primo premio quella della napoletana Agostina Smimmero e del secondo premio quella della bergamasca Fabrizia Tiburzi. A Luigi Palmiero, di Marcianise, il premio speciale concesso dal presidente della repubblica Giorgio Napolitano. Affollata l’antica cattedrale cittadina, all’indomani della proclamazione, per il concerto di gala nel corso del quale è stata anche insignito di un riconoscimento ai chiari meriti della sua carriera il soprano Maria Dragoni. Le aspettative diventano quindi altissime per la prossima edizione, già pubblicamente annunciata dal sindaco Stefano Giaquinto, di questo encomiabile agone, che quest’anno ha avuto la direzione artistica di Maria Rosaria Minicozzi. Le speranze inclinano a vagheggiare l’istituzione acclaratadi un regolare momento di arte che possa porre Caiazzo a punto di riferimento mondiale per l’esecuzione vocale. L’osservazione è che, anche e soprattutto in virtù dell’alto livello qualitativo riscontrato, si potrebbe iniziare via via ad abbandonare la formula della gara, così figlia di quest’epoca ferocemente competitiva, e lontana dall’istanza di libera espressività dell’arte, per cedere pian piano il passo alla meno bellicosa modalità della rassegna, semmai previa opportuna selezione minima degli aspiranti ad evitare deludenti perditempo, da cui il pubblico potrebbe attingere piacevolezza di incanti sonori, gli impresari i futuri divi dei massimi teatri del mondo.
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