“Se disponessi di risparmi importanti, li investirei, prepotentemente, nelle mie aziende! “ Così si è pronunciato il cavaliere, rivolto agli allocchi, agli ingenui, agli sprovveduti che ancora gli credono. L’invito del cavaliere chiaramente rivolto ai risparmiatori della piccola e media borghesia impiegatizia e/o commerciale di acquistare azioni delle sue aziende, nasconde la vera natura della politica liberista (esattamente opposta alla politica sociale con la quale l’America di Obama supererà la crisi negli USWA) impostata alla difesa assurda del neo-capitalismo finanziario, alternativo alla socializzazione democratica del lavoro. Le aziende del cavaliere quotate in borsa non sono aziende produttrici, ma di servizi dei quali, nei momenti di crisi, si può fare a meno; posti di lavoro nel campo produttivo non ne generano, ma solo impieghi di favore e favoritismo, servizi superflui, consigli per gli acquisti, pubblicità, notizie manomesse, informazioni tarlate, giornali che si occupano prevalentemente del “metodo Boffo” per scoraggiare il dissenso, supermercati che invitano a spendere in acquisti, assicurazioni per le quali il governo autorizza l’aumenta le tariffe. Aziende di questo genere vivono e vegetano nei momenti floridi perché offrono apparenze di benessere, come le cicale che riempiono le notti di bonaccia con il loro cicaleggio ; ma quando arriva l’inverno, allora emerge la previdente attenzione delle formiche, il risparmio, la riserva per i momenti difficili; praticamente tutto ciò che permise la rinascita dell’Italia dopo il disastro fascista della seconda guerra mondiale. Vogliono distrarci per evitare che emerga la vera e sostanziale causa dell’attuale crisi che coinvolge prevalentemente l’occidente e il capitalismo occidentale, contagiando le altre economie a causa dell’imposizione dellaglobalizzazione. Con l’invito a comprare le sue azioni, con una scorretta pubblicità occulta e subliminale, si vuole nascondere che a provocare e sostenere la crisi è stata la mancanza di circolazione del denaro come capitale, in quanto il capitale, come denaro, si chiude a riccio di fronte la crisi che ha provocato, con la pretesa, sostenuta da questo governo che vive nel conflitto di interessi, di riversare sulla borghesia impiegatizia i costi della crisi, senza alcun intervento costruttivo, nella forma di spesa di reddito della classe dei salariati, per cui la mancata spesa di capitale refluisce negativamente anche sulla domanda per consumi; l’esempio più macroscopicamente visibile è rappresentato dai “tagli lineari” imposti dalla peggiore finanziaria mai elaborata da un governo, che penalizza indistintamente tutti non in maniera proporzionale alla dimensione economica, ma riguardo le evidenze economiche, per cui i grandi evasori non pagheranno nullae tutto sarà a carico dei redditi da lavoro. Ne consegue che le aziende che trarranno utili dal soccorso dell’UE non saranno quelle che vendono fumo e apparenze (come le aziende del cavaliere a cominciare da Mediaset, che oggi, malgrado l’accenno generale di ripresa in borsa, continua a mantenere una perdita di oltre il 52% a fronte della quotazione massima di quest’anno: 5,46, contro il 2,64 odierno). Potranno avvantaggiarsi le aziende produttive, quelle che generano lavoro continuativo e, quindi circolazione di denaro e stimoli ai consumi. Solo gli ingenui incalliti e gli sprovveduti ipnotizzati potranno cadere nel giochetto cavalleresco, anche in questo caso espresso secondo la consueta logica berlusconiana: “Cicero pro domo sua”.
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