BBC ON LINE, LA TV PARTECIPATA
 







di Franco Carlini




La televisione pubblica inglese svolta verso il multimediale on line e fa arrabbiare i concorrenti privati. Gli uomini di Murdoch e anche quelli di Itv, emittente privata britannica, ce l'hanno con Beeb, il popolare soprannome della Bbc, e basta leggere le loro parole irose e irate per capire. Mike Darcey, direttore delle strategie di BSkyB, inveisce: «Oggi stanno emergendo dei modelli di business per la tv on demand e per i nuovi media. Sarebbe una vergogna se venissero sconvolti da un vistoso e gratuito intervento della Bbc». Di rincalzo ecco James McManus, direttore esecutivo di News International: «La nostra opinione è che questo può soltanto danneggiare lo sviluppo dei media digitali. Viene fatto con i soldi pubblici. È davvero scandaloso».
Lo scandalo si chiama Creative Future ed è la strategia ufficiale che la Bbc ha presentato il 25 aprile, dove spiega come intende «andare oltre il broadcasting» classico. L'universo è quello deimultimedia, radio e tv su Internet, reti sociali, archivi digitali. Una presa d'iniziativa alta e lungimirante, voluta dal direttore generale Mark Thompson. La filosofia del Libro Bianco sta tutta in tre verbi: trovare (Find), vedere (Play), condividere (Share) e a ognuno di questi corrispondono specifici sotto progetti.
Find: Gli utenti della Bbc dunque potranno trovare la memoria del passato in un gigantesco catalogo (http://open.bbc.co.uk/catalogue) il quale offrirà tutti i programmi andati in onda dal 1937 a oggi. Sarà «una finestra su una importante risorsa culturale e nazionale». Già ora 946.614 programmi radio e tv sono liberamente disponibili.
Ma attenzione, oltre al catalogo, c'è anche una specifica politica legale di apertura ai contenuti. Si chiama Creative Archive (http://creativearchive.bbc.co.uk/index.html) e offre una speciale licenza simile a quella deiCreative Commons che permette di scaricare liberamente i materiali, farne dei remix e distribuirli altrettanto liberamente per fini non commerciali. Il tutto senza impiegare alcun sistema di controllo elettronico del copyright. Questa parte del progetto è una delle più avanzate al mondo e viene spinta assieme a altri partner come Channel 4, la Open University e l'agenzia governativa dei musei e delle librerie.
Play: Per vedere e ascoltare viene proposto un player multimediale, realizzato in proprio. Un prototipo già esiste e si chiama MyBbcPlayer, ma la nuova versione, detta Interactive Media Player (Imp), è pronta e andrà all'esame delle autorità di regolazione statali, per l'approvazione. Con questo software, da scaricare dal sito della Bbc, sarà possibile «catturare» i programmi degli 8 canali televisivi sul computer, fino a 7 giorni dopo la loro messa in onda. Una volta arrivati sul Pc potranno essere visti sulla tv normale o spostati sul telefono cellulare, per vederli apiacimento, assicura Ashley Highfield, direttore della divisione New Media & Technology.
Share: Lo stesso Highfield così spiega la filosofia della condivisione: «Pensiamo a un mondo dove potrete condividere i programmi tv, i vostri pensieri, i vostri blog e home video. Potrete creare il vostro spazio (in Rete)». L'idea dunque è del tutto simile a quella praticata da molti siti di social networking, le reti sociali. La più famosa di tutte è MySpace (www.myspace.com) un luogo nato inizialmente in America dove ogni appassionato di musica può costruire la sua presenza, caricando materiali e idee, ma all'interno di una comunità giovanile che ormai conta 75 milioni di utenti. Nel luglio scorso venne acquistato da Rupert Murdoch per la somma esagerata di 580 milioni di dollari e ora in molti sono pronti a scommettere che la nuova proprietà abbia censurato i post scomodi e bloccato l'accesso ai siti concorrenti. MySpace non è il solo social network:molti altri sono dedicati alle comunità professionali (Linkedln), agli studenti (Facebook, Bebo), allo scambio di immagini digitali (Flikr)... Un elenco completo lo si trova sull'enciclopedia Wikipedia (http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_social_networking_websites). Ma quello della Bbc sarà il primo voluto e promosso da un'entità pubblica nazionale e anche questa è una novità non da poco.
Il progetto della tv inglese prevede anche tasselli, a conferma che appunto si tratta di una strategia completa. Uno, sul fronte interno, è la creazione di una piattaforma (chiamata Creative Desktop) per la produzione di contenuti audio-video-testo in maniera flessibile e insieme standard. Un ambiente di lavoro digitale, insomma, specialmente rivolto al video on demand. Orizzonte 2010, dato che è cosa complessa tecnologicamente. In questo caso il problema è quello di unificare fin dal momento della progettazione edella realizzazione gli strumenti di lavoro, per far sì che con relativa facilità e poche riformattazioni gli stessi contenuti possano «scendere» in un servizio radio, in una pagina web o in un filmato. Insomma per essere cross-mediali occorre volerlo fin dall'inizio perché altrimenti tutto è faticoso o persino impossibile.
C'è poi il retrobottega aperto, ovvero il Backstage (http://backstage.bbc.co.uk/), una rete aperta agli sviluppatori esterni di contenuti per incoraggiare l'innovazione e sostenere i nuovi talenti. È un sito speciale dove depositare libere idee e prototipi, con la modalità Open Source, raccogliendo i suggerimenti del gruppo e proponendo i propri. Nello stesso spirito c'è anche un concorso aperto a tutti per ridisegnare la home page del sito della Bbc stessa, che deve risultare adeguata alla seconda ondata, quella del web 2.0 (http://open.bbc.co.uk/reboot). Con un po' disciovinismo la competizione è aperta solo ai residenti, ma l'idea è ottima per mettersi al centro della scena, scatenare le energie creative, riverniciare il proprio brand come innovativo e giovane.
E i soldi? Il canone tv è di 131 sterline all'anno (190 euro), ma è pendente la richiesta della Bbc al governo di innalzarlo a 180 sterline per il 2013. Attualmente la somma fa 4,2 miliardi di euro, che non è poco, ed è proprio questo denaro pubblico che fa gridare allo scandalo le emittenti private, nessuna delle quali peraltro, ha mai messo a punto un programma così ampio e così rivolto all'intero paese.









   
 



 
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