Come i gioiellieri amano adagiare le più rilucenti pietre preziose su velluti scuri per esaltarne il lucore, così la musica è un gioiello sonoro che non può che maggiormente risaltare se avvolto dal silenzio. Via ogni suono o rumore estraneo nel corso dell’ascolto, ma pure un po’ prima e talvolta anche dopo. Il degustatore solo se non stomacato potrà assaporare appieno e correttamente un cibo. «La fame è il miglior condimento», ed è esperienza abbastanza comune che il digiuno esalta i sapori, dolci o salati che siano. Anche altre percezioni sono giudicate dall’uomo ben più per una valutazione relativa che in valore assoluto, ed è facile sperimentare che, una volta immerso abbastanza lungamente un braccio in acqua gelida, affondandolo subito dopo in acqua tiepida questa si percepirà ben più calda di quanto non sia. Da ciò appare evidente che l’ascolto della musica, un tempo, quando la vita dell’uomo era circondata solo dai più discreti suonidella natura, risultava diverso, con ogni probabilità ben più suggestivo ed efficace di quanto non possa apparire oggi che l’inquinamento acustico, specialmente nelle grandi città, infierisce sul nostro udito anche ostinatamente, per strada come dentro le nostre case, rendendo le nostre orecchie come stomaci disgustati dal troppo e continuo cibo. Questo potrebbe spiegare la particolare sensibilità emozionale ala musica che ci viene tramandata circa gli antichi greci i quali ai diversi modi, ossia scelte di suoni con i quali componevano i brani musicali, attribuivano diversa efficacia emozionale, il modo dorico virile ed animatore, il modo lidio doloroso e languido, il modo frigio appassionato e vibrante, ed attribuivano all’arte musicale un’altissima funzione sociale sì da essere tutelata dallo Stato, imposta nella scuola come formazione civile, politica e morale del cittadino ed obbligare i guerrieri a studiarla fino al loro trentesimo anno di età. Questo spiegherebbe anchetanti miti, leggende e fole di una volta sull’arte dei suoni, come la storia di Orfeo o la fiaba del pifferaio magico, per dirne solo due. Questo, soprattutto, potrebbe spiegare la tendenza via via negli anni a costruire strumenti musicali dalle sonorità sempre più imperiose, dal timbro sempre più metallico e meno dolce, l’utilizzazione di masse orchestrali sempre più generose, l’innalzamento dell’accordatura degli strumenti che rende la musica prodotta sempre più squillante. Si pensi all’uso prevalentemente più antico del flauto dolce ed all’uso ben maggiore nei tempi più recenti del flauto traverso, o alle innumerevoli trasformazioni tecniche subite nel tempo dal pianoforte fino ad arrivare ai più moderni esemplari capaci di far cavare da un virtuoso sonorità titaniche, anche in virtù di una scrittura pianista più corposa, da competere con quelle delle più grandi orchestre. Tutto ciò non solo per un maggior ampliamento delle sale, giacché anche in casa, e finanche inautomobile, si inclina ad ascoltare musica ad alto volume. I nostri vecchi spesso amano ricordare che la vita moderna non è più quella di un tempo, che i sapori alimentari non sono quelli di una volta, forse anche la musica un tempo ci trovava meno distratti ed assordati e suonava perciò più persuasiva, ma, fortunatamente, questo è un male per il quale siamo ancora in grado ed i tempo per porre rimedio, basta solo prenderne coscienza.
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