Né indignati, né rassegnati. Semplicemente cattolici. È il bello del discorso del cardinal Bagnasco che non ha usato esattamente questo slogan, ma, nel lungo rendiconto di ieri - con gli uomini e Dio - tra morale e rimproveri, ha sostanzialmente chiesto ai politici di essere meno licenziosi, e di sbrigarsi ad approvare alcune leggi - vedi testamento biologico. A sentire gli esponenti cattoici del centrodestra, poi, il capo della conferenza episcopale non si rivolgeva al premier, né a loro, neanche a Penati, per la verità. Come se Bagnasco si fosse svegliato una mattina e avesse deciso di purificare l’aria aprendo la finestra e parlando al vuoto. Che cosa ha detto Bagnasco? Comportamenti licenziosi, che ammorbano l’aria e intaccano la politica. Ecco le parole che il presidente della Cei dedica alla «classe dirigente del Paese» all’apertura dei lavori della Conferenza Episcopale Permanente. E seppure, come lostesso Bagnasco ricorda, non è la prima volta che i vescovi prendono posizione nei confronti dei costumi della politica, quanto detto oggi, per contesto e per toni, suona come un richiamo estremo. «I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie ammorbano l’aria». Per questo, secondo il presidente della Cei, la questione morale «intacca la politica e contribuisce a propagare la cultura di un’esistenza facile e gaudente, quando questa dovrebbe lasciare il passo alla cultura della serietà e del sacrificio». In gioco, sottolinea il presidente della Cei, c’è il futuro dei giovani e, quindi, del Paese: «C’è da purificare l’aria perchè le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate». Davanti a «racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica», il cardinale Angelo Bagnasco punta il dito contro «i comportamenti non solo contrari al pubblico decoro maintrinsecamente tristi e vacui» oggetto in queste settimane di inchieste giudiziarie e di molti articoli di giornali. Ma, come a voler spazzare il campo da equivoci e strumentalizzazioni politiche, Bagnasco aggiunge: «La questione morale non è una debolezza esclusiva di una parte e non riguarda semplicemente i singoli, ma gruppi, strutture, ordinamenti, a proposito dei quali è necessario che ciascuna istituzione rispetti i propri ambiti di competenza, anche nell’esercizio del reciproco controllo». Non si tratta del solo tema toccato. Il cardinale Bagnasco ha riservato appelli altrettanto accorati su crisi economica e manovra: «L’impressione è che non sia purtroppo ancora sufficiente. Colpisce la riluttanza a riconoscere l’esatta serietà della situazione». A questo è legato anche l’attacco all’evasione fiscale contro la quale «non tutto sembra sia stato messo in campo». Le reazioni Parole che nessuno si sente di disconoscere, tra le fila dell’opposizione dove vengono lette come unattacco frontale al premier, ma anche tra quelle della compagine di Governo. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, invita tutti a riflettere sulle parole di Bagnasco, aggiungendo l’invito a «non usare come una clava» quelle stesse parole contro l’avversario politico. La democratica Rosy Bindi e il leader dell’Api, Francesco Rutelli, parlano di «parole chiare, inequivocabili» e «forti». Mentre Enzo Carra dell’Udc è più esplicito: «Si voleva che la Chiesa condannasse pubblicamente i comportamenti di Berlusconi? Bene, l’ha fatto». Il ciellino Lupi, colonna portante del premier, è certo che Bagnasco si riferisse al mondo intero: «Ognuno di noi deve farsi un esame di coscienza. Quello della chiesa è un richiamo che vale per tutti, non solo per Berlusconi come si vorrebbe far credere». E conclude con una bella fra da Wikiquote: «Penso che per i peccati ci giudicherà Dio. Per i reati la magistratura. E per la politica gli elettori». Perfetto cattolico: né indignato, né rassegnato.
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