Israele lucra sull’occupazione dei Territori palestinesi. La stessa occupazione costa alle casse dell’Anp circa quattro miliardi e mezzo di dollari l’anno, pari all’85 per cento del Pil palestinese. Lo sostiene uno studio commissionato dall’Anp al centro di ricerca di Gerusalemme, Applied Research Institute, realizzato anche col supporto di consulenze finanziate dalle Nazioni Unite. Si tratta della prima inchiesta volta a quantificare il costo in termini economici per i palestinesi dell’occupazione israeliana. Secondo il rapporto i costi che gravano sui palestinesi non hanno nulla a che fare con la sicurezza per Israele, ma sono il risultato delle enormi restrizioni che quest’ultimo impone agli abitanti di West Bank e Gaza. Qualche esempio? Negare l’accesso al Mar Morto alle imprese palestinesi implica una automatica perdita di profitti per lo sfruttamento delle risorse di questa zona, sia in termini turistici, che di produzione di cosmetici. Ilguadagno extra israeliano che ne deriva aumenta, per ovvie ragioni, più o meno nell’esatta proporzione dei mancati introiti per i palestinesi. Ma prendiamo anche il caso di una casa di produzione cosmetica di Nablus, la Pal Karm che esportava in Israele fino a quando il governo Netanyahu, a metà del 2007, ha deciso di vietare l’ingresso della glicerina nei Territori palestinesi, perché potrebbe essere usata per produrre esplosivi. La glicerina era un componente essenziale usato dalla Pal Karm, che ha smesso di esportare. Altri beni di cui Israele vieta l’ingresso nei Territori palestinesi, come fertilizzanti e agenti chimici, non possono essere usati in agricoltura, con tutte la conseguenze del caso. A questo si aggiunga che dal 1967 a oggi per mano dei militari e dei coloni israeliani si è determinato un vero e proprio "disboscamento" di Cisgiordania e Gaza, che non ha risparmiato ulivi secolari. Ma non è tutto. Seicentocinquantamila settlers coltivano la metà della terra coltivata daquattro milioni di palestinesi, tra la West Bank e Gerusalemme. Ancora più eclatante la situazione delle risorse idriche. Dalle falde acquifere della West Bank i coloni utilizzano dieci volte più acqua dei palestinesi. «Dovrebbe essere chiaro alla comunità internazionale che delle ragioni per cui Israele non si impegna come partner per la pace è che trae profitti dal restare una potenza occupante», ha dichiarato il ministro dell’Economia dell’Anp, Asan Adbu Libdeh. L’occupazione israeliana costa anche ai donatori internazionali. Secondo il rapporto i palestinesi potrebbero rinunciare alla metà degli aiuti che ricevono, dato che senza le restrizioni imposte da Israele la loro economia avrebbe un valore raddoppiato. Nelle 35 pagine della ricerca realizzata dall’Applied Research Institute è escluso il computo delle perdite legate ai mancati introiti dell’industria turistica di Betlemme, chiusa dietro il muro. I visitatori che lasciano la città a bordo di autobus turistici primadella chiusura del check-point per tornare a dormire a Gerusalemme potrebbero spendere i loro soldi negli alberghi della città della natività. Se l’inviato del Quartetto Tony Blair avesse lavorato per sanare questa situazione, forse oggi i palestinesi non si lamenterebbero della sua performance. Da Ramallah è stato smentito che l’Anp ne ha chiesto la rimozione, come riportato da dal arabo giornale "al-Quds al-Arabi" che ieri ha scritto: «La direzione palestinese ha espresso al Quartetto la sua forte disapprovazione nei confronti di Blair. Quel che è certo è che l’incarico a Blair come inviato di pace tra palestinesi e israeliani e nel resto del Medio Oriente, provoca non pochi mal di pancia. Fin dall’inizio del mandato dell’ex premier britannico lo scetticismo ha serpeggiato nella Regione. Del resto dopo il disastro della guerra in Iraq la nomina di Blair era parsa paradossale. Invece di finire inquisito per la guerra in Iraq, il mago Blai diventava addirittura l’emissario dellacomunità internazionale per la pace. Dopo tre anni di mandato e nessun risultato ora anche chi gli aveva concesso il beneficio del dubbio comincia a chiedere conto. L’ex ministro palestinese Nabil Shaat ha dichiarato che Blair si comporta una sorta di diplomatico israeliano, più che come inviato del Quartetto. La pace tra palestinesi e israeliani non potrebbe infatti essere più lontana. La tensione resta alta sia in West Bank che a Gaza. Nella zona di Hebron, dove la settimana scorsa un rabbino-colono e il figlio neonato sono rimasti uccisi nel ribaltamento dell’automobile su cui viaggiavano, a causa del lancio di un sasso, una sessantina di alberi di ulivo sono stati sradicati da sconosciuti. Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, nella zona vandalizzata è stata rinvenuta la scritta in ebraico: «Il prezzo da pagare», firma dei coloni di ultradestra. Incidenti tra militari israeliani e palestinesi e tra questi ultimi e i coloni si sono registrati ieri a Bilin, Naalin e NebiSaleh (Ramallah). Due razzi lanciati da Gaza hanno raggiunto giovedì il territorio israeliano. Ieri sono scattati nuovi raid aerei sulla Striscia. Francesca Marretta
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