Se gli indignati fanno paura ai miliardari
 











Tra le poche imprese che brindano con sincerità al movimento degli "Occupy Wall Street" e, in senso lato, all’ondata di indiganzione nei confronti dei guru della finanza che sta scuotendo gli Stati Uniti, c’è senz’altro la Risk Control Strategies (Rsk). Azienda leader nel campo della sicurezza per privati e corporation. O meglio: nella «protezione di società e individui di alto valore», come si legge nella scarna home page del loro sito web. L’indignazione crescente delle classi medie Usa, di cui le manifestazioni di piazza rappresentano solo la punta dell’iceberg, il sentimento di aperta ostilità che si diffonde nella main street verso gli squaletti della Borsa, sta spingendo centinaia di grandi banchieri, propietari di fondi speculativi, titolari di società di investimento, a rivolgersi a società di sicurezza di alta gamma. Un po’ di paranoia, come ironizza il New York Times un po’ di cattiva coscienza e una congrua dose di realismo, all’originedi uno dei rari business nati dalla crisi economica. Non sarà un vento da Terrore giacobino, e i giovani incazzati che da mesi protestano contro la speculazione finanziaria non sono certo i minatori di Germinal, ma è innegabile che per gli ultramiliardari statunitensi il clima non è tra i più favorevoli. E si sa, spesso il timore è direttamente proporzionale alla propria coda di paglia. Così a grande paura corrispondono grandi contromisure. «Quest’anno raddoppieremo i nostri profitti», si compiace Paul M. Viollis, tra i fondatori della Rsk, che spiega come dal 2008, anno di inizio della recessione, gli affari sono aumentati in modo esponenziale. Tra i clienti illustri Lloyd C. Blankfein, presidente di Goldhman Sachs, o il potentissimo John A. Paulson gestore dell’omonimo fondo, uno che guadagna cinque miliardi l’anno, definito dal Wall Street Journal il «Re Mida americano». Recentemente anche Jamie Dimon della holding JP Morgan Chase e Stephen Schwarztman della banca d’investimentiBlackstone si sono rivolti alle amorevoli cure di Viollis. Alcune decine di persone avevano infatti inscenato un sit-in davanti le loro lussuose abitazioni, brandendo dei macabri cartelli in cui le teste mozzate dei due finanzieri venivano infilzate da un arpione. Poi le telefonate anonime, le lettere minatorie, quelle d’insulti, le minacce ai familiari. Roba che può far saltare i nervi a chi è abituato a vivere nell’iperuranio della propria smisurata ricchezza e ha ben poche occasioni per confrontarsi con la rabbia dell’uomo della strada. Così, per mantenere intatte le abitudini di una vita da semidei, banchieri e tycoon sono disposti a spendere milioni di dollari. Le tariffe sono all’altezza del cliente: 150mila dollari l’anno per un autista, mentre una body gard può raccogliere fino a 4mila dollari al giorno. In alcuni casi si rasenta la follia, con l’organizzazione di piani di fuga dal Paese in seguito ad un eventuale rovesciamento del governo federale. «Molti di loro spendono lamggior parte del patrimonio in sicurezza personale», spiega ancora Viollis. Che poi conclude: «Non si può proteggere qualcuno al 100%, ma noi ci avviciniamo molto». D’altro canto non scherzano mica alla Rsk, che nel 2004 coordinò assieme alle agenzie di intelligence la security del presidente George W. Bush nel tour della sua campagna elettorale. Gestita da decine di ex agenti dell Fbi, del Dipartimento di Stato e della Cia, fornisce servizi a cinque stelle: angeli custodi 24 ore su 24, labrador antibomba, analisi e valutazione dettagliata dei pericoli personali e familiari, criptaggio informatico, realizzazione di pannelli architettonici antiproiettile, serrature biometriche, intervento rapido in caso di rapimenti ed estorsioni, ma anche prevenzione dei rischi con accurati sopralluoghi per pianificare i viaggi all’estero. Sembrano davvero lontani i rampanti anni 80, quando, da Manhattan al business district di Los Angeles, formicolanti eserciti di yuppies esercitavano devozioneassoluta al dio denaro, del grande sogno reaganiano con i grandi manager celebrati e ammirati come eroi contemporanei, gente "che si è fatta sé". La recessione globale, che ha avuto negli Stati Uniti il suo epicentro, oltre a cambiare la vita a milioni di americani, ha fatto cadere il velo di Maya, modificando nell’americano medio la stessa percezione dei rapporti sociali. Che oggi tira le somme: i protagonisti della turbo-finanza non si sono fatti da sé, ma spesso e volentieri hanno costruito le proprie fortune sulle spalle della povera gente, speculando sulle loro pensioni, sulla loro casa, sui loro risparmi.  Daniele Zaccaria









   
 



 
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