-Un massacro ingiustificabile- In 5 anni il 90% di risorse in meno
 











-Questo governo spesso ha operato in maniera frammentaria e discontinua. Solo in un campo ne ha mantenuto una sistematica, il taglio continuo e sempre più netto ad ogni forma di spesa sociale, di welfare, di servizi alla persona». Sono parole di Annalisa Mandorino, vicesegretaria di Cittadinanza Attiva, e danno la misura del perché ieri, al Senato, sia stato presentato il Libro nero sul welfare italiano. A curare il rapporto in cui non solo si denunciano le malefatte di una politica distante e indecente ma fonte di proposte concrete di vera riforma, le associazioni riunite attorno a due percorsi di lavoro che spesso si sono incontrati: "Sbilanciamoci" e "I diritti alzano la voce". A presentare il rapporto, oltre ad Annalisa Mandorino, sono stati Pietro Barbieri, presidente della Fish e Giulio Marcon, che di Sbilanciamoci è portavoce. Barbieri ha ricostruito, dati alla mano, la storia dei tagli iniziati già prima della crisi. Ha ricordato come, nel2007 i fondi complessivi per le politiche sociali ammontavano a 1594 milioni di euro mentre per il 2013 ne sono previsti 144, neanche un decimo. Il fondo nazionale delle politiche sociali (al netto della quota Inps) ne esce ridotto a 45 milioni, quello per la famiglia si riduce a 31 milioni, azzerate le risorse per la non autosufficienza e per l’inclusione dei migranti, passa da 130 a 11 milioni quello per le politiche giovanili, a 17 quello per le pari opportunità, a 4 milioni per infanzia e adolescenza. Ma non basta, Barbieri ha ricordato come a questi tagli si sommino quelli previsti sempre con la manovra estiva, ai Comuni che si traducono in minori prestazioni o in costi maggiori per gli utenti. La spesa annua per le pensioni di reversibilità e invalidità civili viene ridotta di un terzo (-20 miliardi di euro), inoltre si interviene, anche dove non si potrebbe, sulla legge 328 che finisce con l’essere svuotata del suo significato. «I cittadini non debbono essere soggetti di dirittoma poveri a cui vengono concesse beneficienze - ha rimarcato Barbieri - Ora temo anche che i tagli vengano anticipati e posti in essere già con la Legge di stabilità votata in questi giorni in parlamento». Giulio Marcon ha calcato, in maniera ancora più netta sulle modalità con cui reperire le risorse per avere uno stato sociale degno di questo nome: «Chiudere i Cie permetterebbe di risparmiare per il solo 2012, 113 milioni di euro, un Caccia F35 dei tanti che l’Italia dovrebbe acquistare, costa 130 milioni - continua - Va ridotta la inutile spesa militare, attuata una politica sociale improntata a giustizia e redistribuzione delle ricchezze, si devono colpire i patrimoni e mettere in essere una politica fiscale giusta. Il welfare è indispensabile di fronte a una crisi come questa. Altro che taglio lineare, c’è stato un vero e proprio massacro non giustificabile. Cancellare le spese in 5 anni del 90% significa cancellare i diritti». Marcon ha anche denunciato la falsità di una litaniasecondo cui questi tagli sono imposti dall’Europa. L’Italia è già in ritardo rispetto agli standard minimi: «I grandi paesi europei lo hanno capito e rilanciano la propria economia - ha concluso - investendo su welfare scuola e università. Sanno, a differenza del nostro governo, che la spesa sociale non è un peso ma un investimento». Annalisa Mandarino, ha illustrato il libro nero parlando degli innumerevoli paradossi su cui si regge, anche linguisticamente l’operato del governo. Ha ricordato l’utilizzo del termine "universalità selettiva dei diritti", di per se esempio di una cultura di esclusione, ha ironizzato amaramente su come attraverso una parola significativa come "riforma" (diversa allocazione di risorse per un cambiamento) si sia mirato solo a tagliare e a dividere il dovere fiscale dai benefici assistenziali, ha ricordato l’utilizzo del termine "cittadino autenticamente bisognoso" come forma di derubricazione del tema dei diritti. «Secondo questa impostazione - ha concluso -esiste il cittadino autenticamente bisognoso (chi decide dell’autenticità?) il cittadino parassita e il cittadino associato che, magari nel terzo settore si sostituisce allo Stato che deroga dai propri doveri. Il terzo settore non può essere il bancomat dello stato». Il rapporto, reperibile on line, definisce una idea di linee direttrici per un nuovo welfare, nel testo si chiede al governo la definizione da tradurre in un atto di intesa Stato -Regioni, dei Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali (Liveas) e si indicano diritti da esigere e percorsi per poterli rendere fruibili in una rinnovata politica sociale. Ma troppo spesso la agenda politica ha preferito derubricare questi temi, non farli propri, di riflesso anche dal punto di vista mediatico è più facile, e c’è chi lo fa scientificamente, andare alla caccia del falso invalido, colpevole almeno quanto le autorità che gli certificano l’invalidità, piuttosto che raccontare la vita e le difficoltà di chi rivendica non elemosine ocarità ma diritti sanciti dal dettato costituzionale. Una proposta molto in sintonia con la vera sinistra che propone un nuovo modello sociale per uscire dalla crisi.  Stefano Galieni









   
 



 
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