Galli: -Sì a patrimoniale e legge elettorale, poi urne-
 











Grande è il disordine sotto il cielo ma la situazione non è eccellente. Lo scenario che infatti si è andato delineando subito dopo la votazione di martedì, che ha visto il governo perdere la maggioranza assoluta sul voto relativo al rendiconto e subito dopo Berlusconi promettere al Capo dello Stato le dimissioni un minuto dopo l’approvazione della legge di stabilità, sta destando più di una preoccupazione. Molti vedono in questa scelta del premier la ricerca di un escamotage qualsiasi per resistere, con tutto ciò che ne consegue. Di questo parere è anche Giorgio Galli, politologo, già docente di Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi di Milano e membro del comitato scientifico di Biennale Democrazia. «Secondo me ha voluto lasciarsi aperta una porta - dice lo storico - aspettando che venga approvata questa che per ironia si chiama appunto legge di stabilità in una situazione estremamente instabile. E poi approvata come? Conquali condizioni e in quali condizioni? Sui giornali di oggi sta scritto che questa cosiddetta legge non sarebbe arrivata neanche al Senato. E non si sa che cosa contiene. In occasione del Consiglio dei ministri della settimana scorsa circolavano ancora le voci di una possibile patrimoniale, di una imposta sui conti correnti. Tutto questo è sparito completamente sostituito da iniziative molto vaghe, alle quali si è risposto con un intensificarsi della speculazione sui titoli italiani. Quindi per guadagnare un po’ di tempo sarebbe stato opportuno fare in modo che Berlusconi si dimettesse ieri (martedì per chi legge ndr). Napolitano poteva dire, come fece allora sua maestà con Mussolini, anche inventandosele, "prendo atto delle dimissioni", senza accettare un rinvio delle stesse. Insomma in una situazione di grande incertezza come questa una persona tenace come Berlusconi vuole giocare altre carte».
Con un Pd pronto ad appoggiare un governo di transizione quando invece converrebbeapprofittare del momento ed andare alle elezioni anticipate. Che cosa ne pensa?
In questa situazione le elezioni anticipate creerebbero uno scenario di instabilità di alcuni mesi, durante i quali non sappiamo minimamente come potrebbero agire gli speculatori, in buona parte legati alle multinazionali che hanno appunto le risorse per speculare sui titoli italiani. E questo è molto grave. Bloccherebbe la situazione un governo di emergenza che in poche settimane riformi la legge elettorale e poi indica in primavera le elezioni. Con l’idea che un nuovo esecutivo sarà in grado di ricontrattare con l’Europa più efficacemente. Resta il fatto che ancora non è chiaro se Berlusconi è uscito di scena oppure no. In ogni caso tenterà di protrarre abbastanza a lungo la sua permanenza e se si arriva a Natale con lui sempre a Palazzo Chigi la situazione sarà ancora peggiore.
Questo governo che lei auspica non dovrebbe dunque intervenire per esempio su nodi pesanti come le pensioni...
Nondovrebbe affrontare questo punto ma introdurre una patrimoniale. Se Monti facesse un governo introducendo questa misura si potrebbe dire all’Europa che questo è il modo con il quale noi possiamo fare una riforma in un certo senso strutturale. E sarebbe una garanzia per i mercati perché stiamo facendo qualche cosa di importante. Insisto però sul fatto che c’è poca chiarezza. Napolitano insiste a dire che bisogna fare in fretta, ma che cosa?
E se un ipotetico Monti intervenisse, come è probabile, anche sulle pensioni?
Certo, c’è anche questo problema. Si tratta di vedere che cosa viene proposto. Si potrebbe anche pensare ad una patrimoniale subito e a una riforma organica delle pensioni poi. Un governo Monti con queste caratteristiche ed un ampio sostegno parlamentare potrebbe essere efficace ma, ripeto, almeno per ora la confusione è totale.
Professore, resta però più probabile, a mio parere, l’ipotesi di un governo Monti che intervenga a 360 gradi applicando la ricetta dellaBce, mettendo l’attuale opposizione in una situazione di disagio e imbarazzo. A questo punto, speculatori a parte, le elezioni non sarebbero il male minore?
Senza decidere nulla prima le vedo come un elemento negativo perché, come dicevo, ci sarebbe un’incertezza di alcuni mesi. Senza dimenticare che in quella lettera c’è un programma di governo di due anni e dunque bisognerà capire che cosa potranno fare in pochi mesi. Certo non vedo come il Pd possa appoggiare un governo che riformi le pensioni senza introdurre la patrimoniale. A questo punto, certo, il voto sarebbe il male minore, anche se continuo a ritenere l’appuntamento alle urne con queste modalità molto rischioso. Vittorio Bonanni

 

 









   
 



 
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