L’alternativa a Berlusconi non è certo Monti ma quella che noi dobbiamo costruire
 











Sospinto da larghissima fiducia in Parlamento, nell’informazione e, conseguentemente, nei sondaggi della pubblica opinione, è Mario Monti il nostro nuovo timoniere.
Di lui basti ricordare che ha ricoperto sino a ieri ruoli strategici in quell’Europa che anteponendo la finanza ed il mercato alla democrazia ed ai diritti ci sta portando al fallimento. Di quelle banche d’affari che dall’olimpo della borsa scatenano su di noi tempeste ed uragani egli è stato intermediario per affari. Del liberismo e delle virtù "salvifiche" del mercato globale, i cui disastri abbiamo sotto agli occhi, Monti è da sempre professore impareggiabile.
Egli rimpiazza Berlusconi ma le politiche che si accinge a praticare, come lui stesso afferma, saranno in piena continuità con quelle del suo predecessore che, non a caso, lo sostiene e dice: "siamo in buone mani". La linea da seguire – afferma in Parlamento il professore - è quella della "lettera di impegni" mandata già aBruxelles dal cavaliere uscente. Afferma che non farà "lacrime e sangue" facendo finta di ignorare cosa succede quando si toglie ancora a un corpo già spellato.
Esclusi bunga bunga, cricche varie e barzellette oscene resta però l’oscenità sociale di quelle spietate prospettive. Altro che l’equità di cui egli e i suoi supporter si riempiono la bocca: privatizzazioni di servizi e beni collettivi, attacco alle pensioni ed ai diritti del lavoro, spese per armamenti e guerre (con tanto di generali della Nato), ancora qualche costosa infrastuttura per giunta inutile e dannosa come la TAV in Val di Susa, anziché tanti interventi di manutenzione e messa in sicurezza, ...lasciando naturalmente indenni rendite e grandi patrimoni (l’Ici sulla prima casa,, invece della patrimoniale, sarà il deforme topolino che “i Monti” partoriranno dopo tanta attesa).
Ma ciò che è maggiormente osceno e devastante anche sul piano culturale è l’affermazione, adesso ancor più esplicita, dell’ex opposizione inParlamento secondo cui nei fatti oltre che nelle parole non potrà mai esistere alternativa alle spietate ricette liberiste.
Invece va affermato che l’alternativa c’è!
Che quella speculazione infame che ci affonda deve e può essere fermata con la pretesa di nuove regole europee. Che quel debito infernale gonfiato da fronde di strozzini liberi di rapinare può e deve essere rimesso in discussione. Che una nuova economia basata sulla conoscenza e sull’armonia con la natura può ripartire soltanto redistribuendo le ricchezze, riconoscendo diritti universali, tagliando precarietà diffusa, spese militari, corruzione e sprechi.
E’ questa alternativa che a noi compete rivendicare con le lotte e costruire con l’intelligenza collettiva e con le pratiche sociali.
Lo faremo certamente senza farci intimidire ne dal tambureggiare a senso unico dei media, ne dalla potenza delle gerarchie bancarie, vaticane, confindustriali e militari, oggi rappresentate senza veli e mediazioni nel governodel Paese.
Riusciremo a farlo perché dalla nostra parte oltre a limpide ragioni c’è un’umanità che ovunque è stanca di subire da pochi avidi ricchi e che oramai si sta muovendo in ogni angolo del globo!
Da parte nostra cominciamo intanto a dirgli dalla piazza del “popolo dell’acqua”, sabato prossimo a Roma, che sui beni comuni e sui servizi pubblici non si torna in dietro dal referendum vinto appena cinque mesi fa. E poi proseguiremo la settimana successiva dalle stesse piazze a sostenere in tanti con la CGIL che il lavoro è di dignità, non certo merce o costo da tagliare.
Forza allora! Facciamolo vedere a tutti che l’alternativa c’è!
Massimo Rossi









   
 



 
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